CRONACHE DI CIVITOPIA: scene di vita cittadina cap. XXXIV

in Olio di Balena2 years ago

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Temporale
Se l'asta giudiziaria in cui era finito all'incanto l'appartamento di Sigismondo Rizieri non fosse stata particolarmente generosa, il poveretto si sarebbe trovato di gran lunga più a mal partito di quanto non si fosse ridotto a seguito dello spiacevolissimo incidente dell'incriminata confezione di borlotti. Avendo perso in un colpo solo tutti i suoi risparmi e l'esigua eredità ricevuta fino all'ultimo centesimo per pagare la colossale multa, una volta finito a vivere in cabina telefonica sarebbe rimasto totalmente alla mercè della bontà di quegli amici rispetto ai quali non gli interessava altro che nascondere la sua nuova pietosissima condizione. L'unica alternativa al ricorrere ai Malinverni (che dicasi per amor di cronaca, lo avrebbero aiutato pur senza minimamante attendere che il loro amico Sigismondo aprisse bocca) per assicurarsi finanche i basilari e minimi mezzi di sussistenza, avrebbe consistito nel procacciarsi cibo e acqua alla stregua degli abitanti delle cabine telefoniche senza neppure un misero civis in tasca. Costoro si erano ritrovati a vivere in tali condizioni già in partenza oppure avevano terminato i loro risparmi. Comunque sia, tolti gli scialacquatori incalliti, tra i quali coloro che s'erano squagliati tutto quanto e subito per finanziare i loro vizi, tra gli abitanti delle cabine telefoniche si annoveravano le vittime del famigerato longevity risk. Sempre a rischio di essere scacciati malamente, per l'acqua facevano il giro di tutti i bar e caffetterie della città, finchè non trovavano baristi che s'impietosivano della loro condizione e riempivano le loro bottiglie di plastica vuote con l'acqua del rubinetto, che quantomeno era notoriamente potabile, a differenza di quella delle fontane. Qualcuno più generoso di tutti, seppure la cosa accadesse raramente, regalava loro una bottiglietta di acqua minerale e un panino. Ma purtroppo neppure i baristi e i proprietari delle caffetterie più generosi potevano fare più di tanto: i piccoli imprenditori erano perseguitati dall'iniquo fisco civitese, che mal permetteva loro di mantenersi sul mercato. E gli abitanti delle cabine telefoniche si moltiplicavano a vista d'occhio. Impossible per un piccolo commercio sobbarcarseli tutti. Per trovare cibo, molti compagni di sventura di Sigismondo si recavano ai mercati ortofrutticoli rionali, subito dopo lo smontare delle bancarelle. Pregavano i commercianti di frutta e verdura di donargli gli alimenti danneggiati e invenduti, anzichè buttarli nell'immondizia. Secondo le leggi civitesi, infatti, frutta e verdura destinate al commercio, ma invendute e deteriorate, non potevano tornare indietro ai depositi. Ma spesso i venditori scacciavano gli abitanti delle cabine telefoniche, ritenendo indesiderabile la loro presenza. Altri ne avevano semplicemente timore, ritenendoli devianti e magari anche pericolosi, avendo in passato qualche amico o parente o gli stessi commercianti avuto purtroppo a che fare con soggetti marginali. Gli sventurati attendevano allora il totale sgombero delle piazze dei mercati per raccogliere quanto rimasto per terra, dimenticato. I più coraggiosi tra loro (o temerari, a seconda delle circostanze) frugavano nei cestini e bidoni comunali dell'immondizia per trovare cibo, a dispetto del fatto che tale condotta costituisse reato di furto di beni pubblici sin dal secondo millennio. Ciononostante, molti abitanti delle cabine telefoniche sopravvivevano procacciandosi cibo in tal maniera, ma chi veniva pizzicato a compiere tale misfatto riceveva una multa. I recidivi rischiavano pure fino a due anni di reclusione. Ora, un nullatenente nel senso più radicale della parola se ne infischiava di brutto: comunque andasse, non avrebbe mai pagato un solo civis. Se non altro, i quattro stracci e i pochi utensili che avevano portato con sè nella loro cabina erano per legge impignorabili. Reclusione? Un gran favore, per quegli abitanti delle cabine telefoniche, dato che per loro la galera significava vitto e alloggio gratis. Anzi, alcuni di loro agivano con il precipuo scopo di farsi pizzicare, cacciando le mani nei bidoni pubblici non appena vedevano qualche guardia municipale nei paraggi e rumoreggiando per attirare l'attenzione delle forze dell'ordine come meglio gli riusciva. Tanto che a un certo punto, avendo la casa comunale civitese capito l'antifona, la guardia municipale non li arrestava più e come se non fosse sufficiente, sbattevano fuori di prigione anzitempo gli abitanti delle cabine telefoniche già reclusi, con tanto di dispiacere di questi ultimi.

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Ps.: immagini Pixabay 100% free (https://pixabay.com/it/photos/fulmine-vigilia-notte-nuvole-5039182/ e https://pixabay.com/it/photos/bidoni-della-spazzatura-594412/)

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