ESPERIMENTO: numero 19 la fuga

in Olio di Balena3 years ago (edited)

Sigismondo non voleva proprio andarci. Giusto quel giorno, non alla casa comunale, proprio no. Non era avvezzo a cimentarsi nella risoluzione di grivie e paturnie, ogni qualvolta si presentassero. Ma nuovamente,Tancredi non gli aveva lasciato scelta. Se Rizieri non lo avesse accompagnato, era capace di recarvisi da solo, rendendo il suo destino ancora più incerto perchè non aveva mai visto in faccia alcuno dei presenti. Sigismondo doveva indicargli innanzi tutto chi erano i Malinverni, la professoressa Barberina loro grande amica e il marito di quest'ultima, per poi potersene tornarsene tranquillamente alla sua cabina. Ma le circostanze, invece, vollero proprio trattenere Sigismondo alla casa comunale. Innanzi tutto perchè una donna bruna, piccolina e robusta, staccatasi immediatamente dal suo gruppetto di accompagnatori non appena li vide arrivare al piazzale antistante la casa comunale, non diede a Rizieri neppure il tempo di respirare.
-Oh, Sigismondo, sapessi quanto sto in pena!
La signorina Annetta Malinverni,senza ombra di dubbio, riflettè Tancredi. Quindi, quell’anziano distinto dall’aspetto signorile, longilineo, dai capelli e i baffi ordinati di un bel castano chiaro, altri non poteva essere se non il signor Mattia. E l’altra signora bruna dal taglio di capelli corto e sbarazzino, dal viso piccolo, snella e di statura medio-piccola, doveva essere la vedova Marilia, il grande amore di Sigismondo. Poi, una bella ragazza abbastanza alta e ben fatta, dai lineamenti regolari, che portava i capelli neri e lisci in un elegante caschetto di lunghezza media, era sicuramente la nipote dei Malinverni. C’era poi una coppia abbastanza giovane accanto a loro, che si teneva per mano. Lei aveva figura e viso sulla stessa linea della signora Marilia, ma portava i capelli castani e ricciuti in uno chignon sulla nuca, lasciando scoperta un’attaccatura che presentava una fronte ampia e alta ai lati, ma che al centro si riduceva per la presenza diun ciuffo di capelli insolitamente folto al centro, che scendeva sulla fronte formando un piccolo triangolo scuro. Il suo partner era molto alto, robusto, dai capelli cortissimi e portava baffi simili a quelli di Mattia Malinverni. Doveva trattarsi di una coppia di amici di famiglia, molto probabilmente Pasqua Barberina, l’insegnante di disegno e storia del’arte tanto cara alla famigliola e il di lei marito. Non vi fu nemmeno un minuto per i convenevoli del caso, perchè d’improvviso si aprì il portone della casa comunale, ben prima del previsto e i più iniziarono a entrare. Annetta aveva preso il braccio di Sigismondo, dimentico di presentarla a Tancredi per la molestia che ne risentì, tutto preso dalla vista di Marilia e colto d’ammirazione per Pasqua Barberina, l’amica di famiglia che tanto gli ricordava la donna amata. Svanì così per Rizieri ogni intenzione di tornare a rifugiarsi nella quiete della sua cabina telefonica e s’incamminò meccanicamente verso l’edificio. Privo di qualsivoglia accenno alla diplomazia, fece le sue rimostranze ad Annetta: -Scusami, ma questa brutta abitudine che hai di prendermi sotto braccio, non te la potresti togliere una buona volta?
Annetta, mortificata, lo lasciò andare senza trovare il coraggio di rispondere nulla, arrossendo fino alle orecchie. Tancredi non gradì la mala grazia dell’amico e gli lanciò un’occhiataccia di cui Sigismondo nemmeno si avvide, peraltro. Da parte loro, Mattia e Marilia Malinverni non erano troppo distanti da non ascoltare e avrebbero voluto trascinar via la loro sorella, usa cacciarsi in situazioni umilianti del genere quando c’era di mezzo Sigismondo Rizieri. Ma la gravità del momento non lo permetteva. Ora la priorità non era la reputazione di Annetta e neppure la mancanza di diplomazia di Sigismondo, incurante del fatto che egli stesso si sarebbe comportato ben volentieri allo stesso modo con la vedova Marilia, se solo avesse potuto. Ma qualunque peculiarità del momento dovette presto essere dimenticata, dato che ogni cosa avvenne così rapidamente e in tal rocambolesca forma che tutto il gruppo degli interessati si ritrovò a seguire Tancredi per vie inusuali, sconosciute a chiunque all'infuori di lui per essere stato progettista e capocantiere durante l’ultima ristrutturazione dell’edificio, in cui s’era poi pensato anche a nuovi spazi. Erano allora i bei tempi della fiorente ditta di costruzioni Della Valle, quando la città era discretamente amministrata dagli allora politici, oramai defunti da un pezzo, del partito opposto, che al momento esisteva quale mera e debole opposizione. I nuovi spazi, che avrebbero dovuto ospitare i sia pur pochi restanti eventi ricreativi di grande spessore culturale quali concerti di musica classica, circoli e tornei scacchistici, presentazioni letterarie e mostre fotografiche, una volta avvenuto il passaggio di potere, erano stati lasciati al completo abbandono.
Tra i presenti quel giorno, solo Tancredi riteneva stampata in mente la planimetria del luogo per intero. Solo Tancredi sapeva come percorrerlo seminando chiunque si fosse dato al loro inseguimento, per giungere infine a una delle uscite secondarie che decenni addietro serviva per il passaggio dei materiali da costruzione. Per poi quindi sparire alla vista di chiunque non avesse gradito l'interruzione del corrente obbrobrio.
Mirta, nel frattempo, inaspettatamente e provvidenzialmente intervenuta, portava via discretamente verso l’uscita principale l’unica persona non in grado di correre tra mille corridoi semibui e scale rompigambe, sostenuta da un improbabile alleato: il nuovo comandante delle guardie municipali Gino Quintalino, un tempo semplice guardia, caro vecchio amico di Mattia Malinverni.

dungeon-gab5a144a5_640.jpg

Ps:: immagine Pixabay 100% free che spero renda l'idea di corridoi semibui e scale rompigambe (https://pixabay.com/es/photos/calabozo-puerta-castillo-medieval-2073104/)

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