A pensare male...

in Olio di Balena3 years ago

Nel mezzo del covid-caos, una notizia è passata stile cometa natalizia, con una fugace apparizione sui giornali online per sparire neanche qualche ora dopo.

La BCE ha bacchettato il governo italiano sul Cashback, reo di non aver avvertito l’Euro Tower per tempo ed atteso un suo verdetto. Di più la missiva indica la manovra come lesiva dei diritti dei cittadini che hanno tutto il diritto di utilizzare il contante come “forma di libertà” e/o inclusione sociale.

La lettera, firmata a quanto pare da un dirigente che da li a qualche giorno vedeva terminare il suo incarico, situazione quanto meno irrituale… Se qualcuno che è dimissionario e quindi in ogni caso non potrebbe seguire lo sviluppo di una vicenda, pare piuttosto bizzarro emettere delle missive verso un governo e il presidente della banca nazionale, ancorché ai media visto che tutto ciò è di natura pubblica.

In sostanza alla BCE il Cashback non gli piace perché appunto minerebbe la circolazione del contante benché si ammetta che gli effetti contro l’evasione fiscale possano essere rilevanti. Quindi per consecuzione logica viene da pensare che la BCE sia contraria anche alla lotta contro l’evasione fiscale. Quando si dice unire i puntini… chi ha scritto quella lettera è Yves Mersch, ovvero un banchiere e giurista Lussemburghese… WHOOPS!

Per i più distratti il Lussemburgo è di fatto un paradiso fiscale. E chiaramente se uno stato addotta politica di forte contrasto all’evasione fiscale, in quel paradiso ci entreranno molti meno soldini.

Il titolare del dicastero nostrano non le ha mandate a dire, ed anzi ha rimandato tutto al mittente. Su questo diamo “onore” a Gualtieri di non essersi piegato come quelli che l’hanno preceduto. Per altro il cashback non esclude in nessun modo il pagamento in contante, e sicuramente i commercianti non sono penalizzati in questo tipo di transazione, anzi semmai il contrario dato che non pagano fees di nessuno tipo.

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Foto di Hans Braxmeier da Pixabay

Ed è curioso che ci sia un’alzata di scudi proprio sui pagamenti digitali che hanno la maggioranza degli scambi con entità più o meno basse, mentre non si sia detto nulla sul tetto al pagamento in contanti, quello si che potrebbe essere lesivo, per chi i soldi ce li ha ovviamente.

Questa cosa suona come se non si volesse far progredire il pagamento elettronico nel nostro paese. In fondo se ci pensiamo bene gli scambi elettronici non sono scambi fisici in denaro, quindi il denaro, quello fisico, va da se che non serve. Tecnicamente tra riserve frazionarie e scambi interni non si usano gli euro, e quindi la BCE si trova con una specie di schermatura dove fatica o non può intervenire in modo diretto.

Oltretutto con lo scambio elettronico, la moneta sottostante diventa irrilevante sul piano della convenzione generale, cioè l’euro potrebbe essere la lira o il bitcoin in modo del tutto indistinguibile. E una adozione di un “qualcosa” di parallelo può avvenire in modo veloce, semplice e indolore rispetto al fatto di dover cambiare i soldi, come abbiamo fatto nel 2002 con l’euro.

Dico questo perché a suo tempo Borghi aveva proposto i mini-bond, ma in linea di massima potremo creare una moneta interna, utilizzabile solo da italiani sul suolo italiano che la cosa è perfettamente legale sul piano europeo. Infatti il regolamento monetario dell'Unione ha curiosamente lasciato questo vuoto normativo, e presumo non a caso. Cosa che ovviamente a Francoforte non sarebbe per nulla gradita.

Come dice il detto, a pensare male si fa peccato, ma di solito ci si azzecca.

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