L'altro giorno sentivo uno speech dove una giovane "influencer" di tick tock emetteva un lucidissimo giudizio sulla questione social, anzi nel dettaglio Facebook.
La domanda è un po' la solita, sei su facebook? risposta è no. Ma poi il tagliente giudizio "dai diciamoci la verità, Facebook è morto o è roba per boomer" (boomer = gente nata negli anni 60 durante il boom economico).
Una frase con mille sfaccettature. Innanzitutto è diventato il social dei vecchi, perché in effetti i giovani hanno traslocato altrove o addirittura quelli anagraficamente "nuovissimi" non ci sono mai arrivati. Una considerazione mica da ridere e che in questo blog avevo già fatto in particolare per i giornalisti.
In sostanza i boomer nella rincorsa al progresso (e direttamente o indirettamente ai giovani) si sono convinti di aver colmato il gap di conoscenza con la comprensione di Facebook, che non è stata semplice da digerire. E quando questo succede si scopre non solo che il gap non si è chiuso ma è pure aumentato. Perché nel frattempo le cose vanno tremendamente veloci e il tempo che comprendi qualcosa è "old" mentre il "new" sta già facendo capolino chissà dove.
Lo si è capito anche dall'andazzo mediatico di giornali e tv. Prima Facebook veniva proclamato ad ogni piè sospinto, tanto da arrivare all'assurdo per cui i giornali si calassero letteralmente le braghe pubblicando gli articoli li per intero, salvo poi frignare che i soldi li fa qualcun'altro. Oggi si parla molto di meno, e sempre più spesso si disegna l'assioma di Facebook = truffa. Anche perché appunto c'è stata una auto selezione e truffatori così come offerte pubblicitarie stanno mirando piuttosto selettivamente.
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E questo porta all'altro punto, Facbook è morto, cioè sembra più un cimitero con ospizio allegato. Tra persone che sono realmente venute meno, quelle che hanno abbandonato e appunto gente oltre la cinquantina il destino pare segnato.
Non è un caso che Whatsapp ora computi gli utenti come Facebook, e se non vi piace andatevene altrove. Il motivo è strettamente di natura economica, occorre far vedere a Wall Street che i numeri ci sono ancora, che sono tangibili. Anche a costo di taroccarli con virtuosismi tecnologici di questo tipo.
Ma la questione non è solo legata a Facebook come prodotto in se. E' più ampia, riprende i social nel suo intero, compreso Hive. Sono i social ad essere ridimensionati, non uso la parola "morti" perché non è tecnicamente vero, se persino Napster ha vissuto per vie traverse, questo succederà per molti servizi. Solo quei pistola di Google uccidono i loro stessi prodotti a buffo. I social sono destinati a diventare da fenomeno di massa a fenomeno di nicchia, anzi per topic molto selettivo. Hive in questo senso sarà un precursore, prendiamo ad esempio Leofinance, una sorta di social con un topic molto preciso. E non è nemmeno l'unico. Il problema però è Hive che sta "sopra" e già ora è diventato un cimitero, probabilmente con evidenza maggiore del suo cugino californiano.
@tipu curate
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