Alla scoperta di Tenerife parte due: splendide Canarie

in Discovery-it2 years ago

Ci dirigiamo poi nell’entroterra verso la valle di Orotava, vedendo in lontananza il Pico de Teide (con i suoi 3.718 metri è la vetta più alta della Spagna, nonché il vulcano spento più alto d’Europa; l’Etna in Sicilia è il più alto con i suoi 3.350 metri).

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Dal belvedere in un’altura della periferia de La Orotava, col busto del famoso navigatore tedesco Humboldt, raggiungiamo a piedi il centro coloniale, dove visitiamo la casa del los balcones, sicuramente turistica, ma interessante perché riproduce fedelmente le antiche abitazioni con patio tipiche delle Canarie. Più avanti vediamo un mulino con macina ancora in funzione per la produzione del Gofio, farina tipica.

Qualche acquisto e qualche foto (anche trash) prima di puntare a Los Releajos, piccolo sobborgo dove pernotteremo per due notti (41 euro a persona con colazione).
Quasi tutta la giornata successiva la dedichiamo al superbo Loro Parque (33 euro), un must dell’isola, a metà strada tra un parco giochi con tanto di delfinario e spettacolo di orche e foche, a un orto botanico con immense voliere di pappagalli (da qui il nome del parco).

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Verso il tramonto scendiamo a Puerto centro città, dove passeggiamo lungo delle piscine naturali e vediamo dei surfisti cavalcare onde decisamente alte; di sera assaggiamo una buonissima cena tipica: le papas arrugadas , cotte in acqua di mare salatissima e condite con la tipica salsa di aglio e spezie nelle varianti verde e rossa, il mojo. Dopo il rancho canario, una mega zuppa dove dentro c’è di tutto e il quesito come dolce, una specie di flan con miele…il tutto per circa 14 euro a persona. Poi, rotolando, torniamo in hotel.
L’indomani giunge il momento tanto atteso della scalata al Teide: attraverso una lunghissima serie di tornanti si arriva prima a Tacoronte, accesso settentrionale al parco del vulcano, e poi si prosegue per suggestivi paesaggi lunari , “las canadas”, con sporadici pini canari sullo sfondo, fino al centro visitatori, dove una simpatica mostra interattiva raccolta l’emersione del vulcano e la nascita quindi dell’isola stessa.

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Alle 12 in punto prendo la funivia dal parcheggio (Ivana mi aspetta giù) che in otto minuti sale rapidamente fin quasi la sommità a circa 3.300 metri, dove l’ aria rarefatta mi fa un po’ arrancare fino al belvedere, da dove posso osservare un mare super blu e in lontananza La Gomera e Gran Canaria.

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Ridiscendiamo dal lato meridionale dopo le foto di rito nel mirador del los roques, con i massi tipici rimodellati dalle eruzioni e dagli agenti atmosferici, arrivando ormai al tramonto a Guia de Isora, paesino piuttosto anonimo, ma ottimo punto di partenza per il sud dell’ isola. Pernottiamo alla pension Buenavista (28 euro a persona con colazione), dopo una cena con zuppa di maiale, mais e patate.

La mattina successiva, dopo 45 minuti di tornanti, arriviamo a Icod de Los vinos, paese arroccato tra mare e montagna, famoso per l’albero del drago (Dracaena draco), il più vecchio e grande del mondo, quasi tremila anni secondo molti, ma anche molto più vecchio secondo altri.

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Attorno a questa attrazione un esempio di giardino con fruttiferi esotici, e un mariposario, una imponente serra dove alloggiano migliaia di farfalle. Qui osserviamo le biologhe che raccontano il ciclo riproduttivo mentre le sfamano.

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Molto graziosa la chiesa con annesso reliquiario.
Garachico, delizioso paesino con le piscine naturali più belle viste finora , ci accoglie per il pranzo, un ottimo coniglio in salmorejo, salsa tipica, del posto, e un purè di ceci, per finire con buffet di dolci a solo 12 euro in due.

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Deviazione di un’ora con abbondanza di super curve per andare a Punta Teno, passando per Buenavista del Norte, la punta sud ovest dell’ isola, molto brulla e con un vento pazzesco a tal punto da non riuscire a camminare; pittoresco il faro che si staglia sulla scogliera.

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E’ quasi il tramonto quando visitiamo il canyon (barranco, come lo chiamano qui) di Masca, un paese veramente suggestivo a strapiombo in una lunga gola che degrada verso il mare, circondata da un bosco di endemiche palme canarie. Un gentile vecchietto del luogo ci offre mini-banane e fichi d’india (già puliti ) della valle.
Puntiamo verso San Miguel de Abona, di nuovo verso la costa ovest, dove passeremo le ultime due notti nel Golf Club di Abona, non distante dall’ aeroporto (22 euro a notte per persona, senza pasti).
Il giorno seguente ritmi sicuramente meno frenetici: dedichiamo giusto un’ora alla visita di Los Cristianos e Playa de Las Americas, una più orrenda dell’altra, tutta la costa è orribilmente deturpata da villaggi, palazzoni e mostri a 5 stelle all inclusive di cemento, e sul lungomare una mostruosa quantità di turisti tedeschi e inglesi.
Fuggiamo quindi rapidamente verso l’interno e a Guaza visitiamo il Monkey park, molto turistico, dove interagiamo, anche accarezzandoli, con lemuri, iguane e tartarughe.

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Nel pomeriggio completo relax sulla spiaggia di Los Abrigos dopo aver fatto il tipico panino col chorizo ; tanta è la voglia di fare almeno un tuffo (temperatura 25 gradi), ma il forte vento e il mare mosso ci fanno rapidamente cambiare idea.
Nel tardo pomeriggio saliamo verso il paese di Vilaflor (il comune a quota altitudinale più elevato dell’intera Spagna), con splendida visuale sul Teide, e dove proviamo, per una quindicina di euro a persona, un intero menu di qualsiasi pietanza canaria al ristorante montano “El Portillo”; cena divina, soprattutto per le frittelle di gofio e papaya.
Ultimo giorno sull’isola: acquisti in un negozio di souvenir vicino al nostro alloggio e poi visita alla “Bananera-Jardim dell’ Atlantico”, dove, grazie a un interessante tour di un paio d’ ore, scopriamo i segreti della coltivazione delle famose mini banane e dell’aloe vera, con tanto di osservazione del processo di lavorazione.

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Compriamo pure una bottiglia del famoso liquore di banana.
Alle 18 ci imbarchiamo direzione Bergamo. Ultima visuale del Teide al tramonto in lontananza, mentre l’aereo punta verso Gibilterra.

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