Un long weekend a Sofia, piacevole scoperta bulgara

in Discovery-it2 years ago (edited)

Nel febbraio di un paio d'anno fa, le ottime tariffe aeree hanno permesso una partenza veloce da Bergamo Orio al Serio con la low cost Wizzair alla volta di Sofia.

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Circa due ore da volo e si atterra alle 13 circa in una capitale bulgara che ad un primo sguardo si mostra piuttosto fredda e ghiacciata (fino a pochi giorni prima la neve rendeva difficili le partenze e gli atterraggi).

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Un taxi preso fuori l'aereoporto (ridicola per i nostri standardt la cifra di 11 euro) ci porta piuttosto rapidamente al nostro alloggio, lo Scotty’ S Hotel, in pieno centro storico, piuttosto piccolino ed essenziale: la nostra camera ha la visuale sulla Sinagoga. Unica pecca da segnalare, i tre piani con le valigie e la mancanza di ascensore…ma ciò ripaga il prezzo ottimo vista la bassa stagione (80 € per due notti in camera doppia, inclusa una buona prima colazione).

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Si parte con il giro della città nelle due ore di luce prima che faccia buio: appena usciti dalla reception in tre minuti siamo alle fontanelle termali della piazzetta davanti le terme comunali (al momento chiuse); è un continuo viavai di gente per approviggionamento idrico.

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Muovendoci poi verso il centro, puntiamo alla Cattedrale di Aleksandar Nevski, dove scattiamo qualche foto; le cupole dorate riportano alla mente quelle delle numerose chiesette all’ interno del Cremlino di Mosca, città visitata l' anno prima, e che vi racconterò in un' altra occasione.

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Ci si muove poi verso la strada principale, il Boulevard Marja Luiza e in poco tempo procediamo nella centralissima Piazza dell’Indipendenza, dove in alto troneggia dal 2000 l’angelo di Sofia, raffigurante la patrona della città e che rende omaggio all’ antica dea della Sapienza.

Rincamminandoci sul boulevard, in prossimità dello Sheraton Hotel, prendiamo un sottopassaggio che consente di raggiungere la particolare seminterrata chiesetta di Sveta Pekta Samardzyska, che misura appena 17 x 5 metri, importante per la popolazione bulgara in quanto qui è sepolto il loro eroe nazionale Vasil Levski.

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Mangiamo una cosa volante in un locale tipico che ci entusiasma per il costo davvero irrisorio: per due ottime portate a testa , composte da una zuppa tipica , e stufato di carne speziato con verdure dopo, 14 € in totale.

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Passeggiata rapida digestiva a rischio congelamento per rincasare al nostro alloggio, soffermandoci a contemplare l' illuminato Teatro Nazionale Ivan Vazov, uno dei simboli della capitale; edificato in stile neoclassico tedesco nel 1907, fu interamente ricostruito appena sedici anni a seguito di un grande incendio.

La mattina seguente sveglia presto e, con grande sorpresa, la colazione ci viene servita in camera alle nove in punto, poi siamo operativi verso la prima visita della giornata, raggiunta con mezzi pubblici: la chiesetta di Bojana, patrimonio Unesco.

Il bus pubblico lascia a gran velocità a Piazza dell’ Indipendenza, puntando in alto verso Sud-Ovest verso il monte Vitosa, non lontano dal confine con la Serbia (circa una decina di km di viaggio).

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Si accede al santuario attraversando un parco completamente innevato; irresistibile la tentazione di lanciarci le palle di neve.

Siamo gli unici visitatori ad eccezione di uno strambo personaggio americano. Bussando ripetutamente alla porticina, ci apre un signore anziano che ci delizia con una rapida visita agli affreschi bizantini; gli studiosi hanno riconosciuto quasi 240 raffigurazioni, le più antiche risalgono all’anno 1259 e mostrano alcune immagini legate alle crociate e all’ingresso di Cristo a Gerusalemme.

Uscendo si nota che gli alberi secolari circostanti l’abside, per lo più conifere ultracentenarie, minacciano la stabilità.

Pranziamo con un rapido panino preso in una bancarella nel paese di Bojana prima di prendere un taxi in direzione della meta della nostra gita del pomeriggio: il Monastero di Dragalevci (durata spostamento circa 40 minuti)

La sua costruzione si fa risalire al 1345 per volere dello zar Ivan Alessandro; si visita l’antica foresteria, dove nella bella stagione si può pernottare e intorno vediamo qualcuno intento in una passeggiata con le ciaspole o praticare lo sci di fondo.
Quando ormai sta per calare il buio prendiamo il bus N 63 che in mezz’ora abbondante ci riporta verso la periferia di Sofia.

Decidiamo di non cercare un bus per il centro, ma di farcela a piedi fino alla trattoria dove ceneremo stasera: Chvermeto Bulgarian Bistrot, che ci è stata consigliata dal nostro hotel. Menù molto simile a quello della sera precedente, con in più un dolce pieno di panna di cui non comprendiamo il nome (conto sui 16 euro a testa).

Prima di andare a mangiare ci fermiamo in un piccolo negozio di souvenir ma, apparte la tipica acqua di rose, saponi, e altri oggetti fabbricati a tema di questo fiore (le coltivazioni di rose bulgare sono tra le più pregiate e profumate al mondo), c’è ben poco, apparte oggettini di legno intagliati.

La mattina seguente, sveglia molto presto per stare alle ore 8 in aeroporto e un’ ora dopo Wizzair decolla tra gli jet parcheggiati sulle piste super innevate; un ultimo sguardo rivolto al monte Vitosa che si allontana dal finestrino man mano che ci allontana in rotta per l’ Italia.

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