Analizziamo più nello specifico quest'acaro così temuto.
Iniziamo dalla femmina dell'acaro varroa che presenta una forma ovale che propende in larghezza, le sue dimensioni medie sono 1,6mm di larghezza e 1mm di lunghezza, la femmina presenta una colorazione rossastra/maroncina con riflessi che toccano le tonalità del dorato. Il suo apparato boccale si presenta totalmente diverso da quello che abbiamo visto nelle nostre amiche api, ovvero un apparato pungente e succhiante, la cuticola presenta un leggero rivestimento di setole sottili. Per quanto riguarda il maschio della Varroa destructor la sua forma è emisferica le sue dimensioni sono ridotte quasi delle metà rispetto alla femmina: 0,7mm per quanto riguarda la larghezza e 0,8mm di lunghezza, il suo colore appare di tonalità bianco giallastro, anche il suo esoscheletro differisce di molto da quello del genere femminile, in quanto non presenta peluria nella parte superiore, risulta molle e poco cheratinizzato.
Un aspetto molto interessante si osserva nel fatto che il maschio della varroa non è in grado ne di nutrirsi autonomamente ne quindi di parassitare le api, in quanto i cheliceri sono sostituiti dall'organo riproduttore. Analogamente a quello che è il mondo delle api a qui vediamo come il maschio una volta aver fecondato la femmina vine lasciato morire in quanto dipendente dall'alimentazione della stessa che cessa una volta inseminata.
I cheliceri sono parti dell'apparato boccale di diversi organismi tra cui ragni, scorpioni, acari,limuli, euripteridi e i picnogonidi.
Il ciclo biologico di questo acaro inizia con la parassitosi o foresia dell'ape adulta per mezzo di contatto tra ape ed ape, si è notato come lo stadio di svernamento avvenga con la presenza di sole femmine feconde in stato di parassitosi sulle api adulte, con l'arrivo della primavera e il forte aumento di covata presente all'interno dell'alveare, le femmine di varroa approfittano per introdursi all'interno delle cellette di covata nascondendosi al di sotto della larva, in questo modo aspettano che la cella venga opercolata per poi iniziare la parassitosi sulla larva fino al compimento dell'intero ciclo dell'ape. Si è appunto notato come la varroa aspetti prima di iniziare il suo lavoro forense e ovodepositore, in quanto le api nutrici che prendono parte all'ispezione delle giovani larve in procinto di opercolo, possono estrarre la larva e portarla al di fuori dell'alveare in caso di imperfezioni o come per questo caso attacchi di acari o malattie.
Un altro aspetto importante che determina come questo acaro possa infestare le colonie d'api viene messo alla luce dalla resistenza ai geni recessivi in quanto l'accoppiamento tra “consanguinei” non va ad incidere come nel caso dell'uomo(e per quasi la totalità del regno animale), dove il rischio che un carattere recessivo possa presentarsi aumenta dallo 0 al 50% in quanto entrambi i genitori avrebbero una copia allelica recessiva.
Giunti a conclusione dell'inseminazione il maschio della varroa viene come detto prima vengono abbandonati ed essendo incapaci di nutrirsi in maniera autonoma il loro destino e presto segnato.
Cosa ben diversa accade per la femmina il cui ciclo continuerà per tutta la stagione fino all'inverno successivo (si possono trovare più varroe sulla una singola ape).
Ma non finisce qui, oltre che da parassita il danno apportato alle api è anche a carattere patogeno, l'acaro della varroa si sviluppa nella cella, all'interno della stessa possiamo trovare anche fino a 6/7 varroe sulla stessa ape, questo comporta, sempre che l'ape riesca a vivere post sfarfallamento ad emergere con varie anomalie del corpo, dovute appunto all'azione di parassitosi dell'acaro, portando la colonia all'indebolimento, dove all'insorgere del virus delle ali deformate e il virus della parlasi acuta, sono sintomo di uno stato della varroatosi ormai avanzato. Questi ultimi vengono trasmessi per mezzo dell'apparato boccale durante la fase di sviluppo dell'ape direttamente nell'emolinfa.
Molto importante da come avrete capito è il monitoraggio e la diagnosi dell'infestazione
negli ultimi anni sono stati inventati da parti degli apicoltori vari stratagemmi per monitorare la situazione varroa, all'interno dell'alveare. Uno tra questi è il metodo dello zucchero a velo( ma si può utilizzare anche della farina), cospargendo le api le si stimolano al reciproco grooming azione che usano le api per pulirsi reciprocamente come accade nel mondo dei primati, per mezzo di questa azione le varroe verranno staccate dal corpo dell'ape e cadranno nel vassoio antivarroa sottostante(posizionato nella parte inferiore dell'arnia). In questo modo sarà facile per l'apicoltore controllare lo stadio d'infestazione delle varroa.
Come monitoro e combatto la varroa?
Lo scopriremo nel prossimo appuntamento dedicato al mondo delle api!
Fonti:
Istituto zooprofilattico sperimentale
Biologia e patogenicità
Glossario
[Apicoltura, Il Castello]
Foto:
Immagine di mia proprietà, realizzata da @pab.ink un ringraziamento speciale al team di @DaVinci.art
Immagine CC0 Creative Commons, si ringrazia @mrazura per il logo ITASTEM.
CLICK HERE AND VOTE FOR DAVINCI.WITNESS
Sono molto curioso di leggere nel prossimo post come tu stesso monitori la cordiali: spruzzata di zucchero a velo o farina?
Alla prossima!
Dopo aver letto questo, passerò la notte a grattarmi...grazie eh...!
Eehehheeh :)
This post has been voted on by the steemstem curation team and voting trail.
There is more to SteemSTEM than just writing posts, check here for some more tips on being a community member. You can also join our discord here to get to know the rest of the community!
Hi @phage93!
Your post was upvoted by utopian.io in cooperation with steemstem - supporting knowledge, innovation and technological advancement on the Steem Blockchain.
Contribute to Open Source with utopian.io
Learn how to contribute on our website and join the new open source economy.
Want to chat? Join the Utopian Community on Discord https://discord.gg/h52nFrV