Carceri: alcune riflessioni

in Olio di Balena4 years ago

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Le carceri non sono luoghi sicuri, non sono ambienti tutelati. A farne le spese, soprattutto in questo momento di emergenza, sono i detenuti.

Le restrizioni per il Covid-19 hanno costretto alla rivolta le principali carceri italiane, in decine di penitenziari i detenuti sono insorti. Le cause principali, si legge, sono le sospensione dei colloqui con i familiari, le limitazioni di permessi d’uscita e di libertà vigilata oltre alla paura un sospetto infetto nel carcere di Modena.
Per capire meglio l’accaduto bisogna analizzare la situazione delle strutture detentive italiane.
Le carceri pur essendo luoghi chiusi non significa siano blindati: ogni giorno nuovi detenuti entrano nelle strutture al pari dei secondini che per settimane non hanno preso misure preventive ( mascherina, guanti, ecc..).
Le celle sono sovraffollate, troppe persone sono concentrate in uno spazio piccolo e angusto non rispettando assolutamente le stesse distanze di sicurezza imposte nelle ultime ore. Le condizioni sanitarie sono ben oltre ogni limite sostenibile, le malattie infettive circolano spesso causate anche dall'ambiente malsano che ne facilita la proliferazione, le strutture non sono in grado di sostenere un’emergenza sanitaria.
Le restrizioni applicate corrispondono solo ad una piccola goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno da tempo. Non avere contatto con i propri cari ha portato anche migliaia persone in libertà a spostarsi per raggiungere luoghi sicuri e le loro famiglie, immaginiamoci quindi come è stata vissuta la situazione da chi vive nelle carceri.
Tutti i ponti con l’esterno sono stati tagliati, anche quelli con educatori e psicologi che non hanno più potuto svolgere la loro attività lasciando soli chi più ne ha bisogno.
Quello che i detenuti chiedono a gran voce sono delle tutele contro il contagio del virus e la riduzione del sovraffollamento attraverso degli interventi mirati.
Sono passate 48 ore ormai dall'inizio delle rivolte, molti parenti non sanno ancora dove sono stati trasferiti i propri cari e i detenuti non hanno avuto modo di confrontarsi con i propri avvocati.
Il bilancio drammatico di queste ore di rivolta ammonta a 11 morti, la maggioranza provenienti dal carcere di Modena, 3 di loro sono stati trovati senza vita all'interno della struttura mentre gli altri sono morti durante il trasferimento in altre carceri. Le informazioni che trapelano sono poco chiare, l’unica sicurezza è che il numero di decessi continua a crescere.
Spesso chi viene costretto nelle strutture detentive viene considerato come l’ultima ruota del carro di questa società, reietti e colpevoli di crimini dimenticando che sono, prima di tutto, esseri umani.
La crisi di questi ambienti non è scoppiata con l’emergenza sanitaria e purtroppo non se ne andrà insieme al virus, c’è bisogno di una presa di coscienza collettiva che porti alla luce i grandissimi problemi di questo sistema che al contrario a come si professa non promuove crescita e integrazione ma penalizza sempre più chi ne fa e ne ha fatto parte, mettendolo ai margini della società senza nessuna possibilità di riscatto.


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