In quel posto antico che è il mondo, 'arrotolato come pergamena e di cui puoi sentire l'eco', chi resta cerca solo di capire perché è stato lasciato qui e qual è il suo compito, il suo senso. Ogni piccola cosa conta come ogni vita, anche le vite come quelle di Robert che con gli alberi della foresta che abbatte da taglialegna esperto condivide le radici recise. Quando l'amore, prima e il dolore della lutto, dopo gli faranno perdere il senso dell'alto e del basso, allora troverà il suo di senso, quello a cui aggrapparsi per sentirsi parte del tutto. Un senso che avrà a che fare tanto con l'amore quanto con il dolore. Perché la morte apre una voragine nel mondo esterno e nel mondo interiore e in quell'abisso c'è tutto, tutto quello che serve per abitarlo e tutto quello che serve per risalire.
E verranno giorni in cui il dolore ci divorerà e giorni che non sembrerà neppure che sia mai accaduto. Sono gli alti e i bassi del respiro nel petto del mondo che si solleva e si abbassa e forse ogni umana esistenza trova spazio in quei brevi istanti di apnea, dopo che l'aria entra e dopo che esce. Ma come per l'equilibrio della foresta, vale tanto il piccolo insetto quanto il grande fiume. Ogni vita vale.
Train Dreams, dal racconto di Danis Johnson, è una intensa riflessione sul fluire della vita tra uomo e natura, in uno scambio che tra i due influisce e interferisce vicendevolmente e che solo nel rispetto delle parti e dell'equilibrio lascia emergere il senso e la pienezza, perché l'uno non è avulso dall'altra.
Riecheggiano le vite solitarie e isolate in stile Mccarthiano e quelle sospese che hanno del mitologico, alla Danny Boodman T.D. Lemon Novecento di Baricco, come a conferma che nelle terre selvagge, sui confini e per mare siamo tutti soli, in viaggio non verso una meta ma alla ricerca costante e mai paga del chi: chi siamo quando siamo soli, quando restiamo?
Film prezioso.
Ha davvero delle ottime recensioni infatti mi sa che me lo guardo stasera ho visto alcuni frame la fotografía é bellissima.