CAINO E ABELE

in Olio di Balena3 years ago

Questo racconto è stato scritto per la partecipazione a The Neverending Contest n°130 S5-P6-I3 di @storychain sulla base delle indicazioni di @sbarandelli

Tema: Invidia
Ambientazione: Cascata fluviale



Mio fratello ed io avevamo un rapporto quasi simbiontico durante la nostra tenera età, non esisteva dovere che non svolgessimo entrambi o piacere del quale ambedue non godessimo.

Era una sana e robusta relazione fraterna, tra noi due nulla si frapponeva per cercare di dividerci, e sia lui che io eravamo sereni perché sapevamo che il nostro reciproco amore non sarebbe mai stato violato da nessun sentimento di disaccordo, da nessun attrito né da nessuna interferenza esterna che potesse pregiudicare il legame che eravamo riusciti a costruire.

Vivevamo in un piccolo villaggio alla periferia della città, oltre i campi di granturco che tracciavano durante l’estate tracciavano una linea di confine tra la nostra pacifica vita rurale e la vita più frenetica e indaffarata dei cittadini. Accanto al nostro villaggio scorreva un ramo del fiume che donava la sua acqua e i suoi elementi nutrienti alla terra che usavamo per coltivare; uno splendido specchio d’acqua limpida attraversato da correnti impetuose nel suo centro, prodotte dalla sua cascata sorgiva, le cui increspature rifrangevano i raggi del sole generando un’immagine luminosa che sembrava danzare sull’acqua.

Rimanevo estasiato ogni giorno da quell’effetto ottico che brillava nei miei occhi, tanto che più volte mi è capitato di mettere in pericolo la mia vita per unirmi alla danza delle luci; ma mio fratello avvertiva ogni volta la sensazione dei pericoli in cui mi impelagavo e d’impeto mi riportava sempre in salvo. Questa era la vera forza del nostro legame, ci conoscevamo così profondamente che eravamo in grado di percepire questo sentimento di paura nei confronti della sopravvivenza dell’altro; una catena che legava i nostri cuori e li faceva risuonare all’unisono, la stessa descrizione che viene spesso viene fornita dai fratelli gemelli, anche se noi non apparteniamo alla categoria.

Mio fratello è nato cinque anni prima di me e, come ogni fratello maggiore, si sente in obbligo di difendermi da ogni avversità che la vita mi riserva. La nostra gioventù è stata difficoltosa: nostra madre doveva provvedere a noi con le sue sole forze visto che è stata abbandonata dall’amore due volte, la prima dal padre di mio fratello e la seconda dal mio; trovarsi col cuore spezzato in due diversi punti dev’essere una terribile agonia che avrei desiderato non vedere dipinta sul volto di mia madre, per questo noi bambini ci siamo sempre comportati con una tale bravura da non sobbarcarla di ulteriori ansie e abbiamo sempre fatto in modo da regalarle il sorriso che lei meritava di portare sul viso.

Il mio desiderio più ardente è sempre stato superare i confini di ciò che conosco, l’impulso alla curiosità mi ha sempre spinto in perigli da cui mio fratello mi ha dovuto cavar fuori, come le innumerevoli volte che ha dovuto ripescarmi dal fiume, esausto, mentre cercavo di raggiungere il centro a nuoto per farmi trascinare da esso al largo, in luoghi che non ho mai conosciuto ma di cui percepivo l’esistenza. Ci fu un giorno di terrore, quando la mia testardaggine raggiunse il suo apice e rischiai quasi di perdere la vita per un’idea malsana: mi pareva che le luci che si levavano dal fiume stessero assemblando un’arca, il mezzo per la mia libertà che mi avrebbe fatto conoscere il resto del mondo; misi ogni brandello di forza che avevo nel corpo per cercare di raggiungere quel bagliore che si stagliava dal centro del fiume, arrivai stremato alla sorgente luminosa solo per scoprire che tutto ciò che vidi dalla sponda era solo frutto della mia immaginazione; iniziai ad annaspare, non ero in grado di contrastare la corrente impetuosa che mi spingeva verso il basso e il mio corpo finii sommerso, e persi i sensi. Al mio risveglio sentivo una pressione intermittente sul petto, era mio fratello che lottava per trarmi in salvo; uno scoppio di tosse fece uscire tutta l’acqua che avevo inghiottito mentre stavo annegando, ero di nuovo vivo.

Mio fratello ed io siamo rimasti sempre insieme durante la nostra giovinezza, ma crescendo le nostre priorità sono cambiate, le nostre mentalità sono cambiate. Il nostro legame si era mantenuto forte nel tempo, lo era ancora fino a quel fatidico giorno, il giorno in cui mio fratello mi strappò il sogno di tutta una vita dalle mani.
Aveva appena compiuto 25 anni, l’età che dava lui il diritto di prendere le proprie scelte e la possibilità di formare una propria famiglia, di tracciare il proprio destino. Quel giorno nostra madre, ormai allo stremo delle sue forze vitali perché colpita da un malessere incurabile, fece dono a lui di una piccola imbarcazione in grado di solcare le acque del nostro fiume.

Mia madre aveva fatto dono a lui delle mie ali per la libertà. Invidia, gelosia che si trasformò in ira e che incrino imprescindibilmente il nostro rapporto; la catena che legava i nostri cuori si indebolì, fino a spezzarsi quando mio fratello mi proibì di essere il suo compagno di avventura, quando spezzò le mie ali e mi chiese di rimanere nel nido a prendermi cura della malattia di nostra madre.

Il giorno seguente mio fratello salpò, levò le ancore dalla nostra terra natia per dirigersi verso il suo futuro. Io non mi degnai nemmeno di salutarlo, provavo una piccola parte del dolore che mia madre ha sopportato per tutta la sua vita e che è l’origine della sua malattia. L’agonia di un cuore spezzato, l’invidia verso mio fratello, il prescelto, aveva aperto una voragine nel mio cuore che nemmeno il tempo è riuscito a risanare.

Ho creato il mio destino, anche che se l’ho plasmato in maniera diversa da come lo progettavo quand’ero più piccolo. Non ho più avuto il coraggio di prendere il largo, di scoprire il mondo, di vivere la mia avventura; il mio orgoglio me l’ha impedito, dando ogni colpa di questo a mio fratello, è stato lui a rubare il mio desiderio, spegnendo il suo bagliore tra le mani. Tutto frutto del dolore che provai quel giorno, ma non erano sentimenti fugaci come l’odio o la gelosia che hanno soffocato il mio spirito di curiosità, ma il dolore del tradimento, che mi fece rimanere nel mio nido a curare le mie ferite.
Non rividi mai più mio fratello da allora, il nostro rapporto così genuino e puro non poté mai più essere recuperato. Averlo perso sarà uno dei rimpianti più grandi della mia esistenza, sapere della sua morte ha devastato completamente il piccolo angolo di serenità che credevo di aver costruito, il mio posto sicuro dove non avrei più sofferto.
Ho deciso che non resterò impassibile al mio destino che mi richiama, l’invidia che mi separò da mio fratello è divenuta il combustibile che ha riacceso la fiamma della mia passione, il desiderio che è guidato dalla mia curiosità. Ho lavorato giorno e notte per costruire questa imbarcazione sana e robusta come il legame che ancora mi vincola a mio fratello, nonostante lui oramai riposi in pace. Le ho fatto dono del nome di mio fratello e a bordo di lei sono ora pronto a scoprire il mondo.

Ci ricongiungeremo al confine dove il mare si fonde col cielo fratello mio, allora potrò domandare il tuo perdono e riuniremo la catena che lega i nostri cuori per poter nuovamente risonare in armonia.

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