Ologrammi

in Olio di Balena4 years ago


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Come ologrammi materializzanti, emergiamo dalla connessione prodotta dalla trasmutazione energetica dei desideri, saliamo nello spazio immateriale del mondo e ci sincronizziamo in mezzo agli stati d'animo che brulicano tra gli spazi più interni dei nostri pensieri.

Cariche di ioni simili ma con polarità diverse.

La visione dell'astratto ha allegorie che parlano e tacciono, che rapiscono e attraggono, che sognano la sensazione di toccare la pelle che batte, di cingere i contorni di un'anatomia che evapora tra i disegni di un tempo che passa veloce.

Sopra la solitudine, le labbra scivolano via e si tessono parole che mimano ambrosie, si scoprono suoni che evocano mantra e si diluisce il calore, mantenendo il ritmo di un'esistenza dove i cieli si confondono con i mari e la carne con l'aria.

Oltre lo spazio che lo sguardo può coprire, oltre le frasi che gli occhi possono esclamare, ci sono forme misteriose che giocano sulla necessità dell'incontro, sulla convinzione di bruciare le ali in mezzo al falò che crepita nel tocco sublime delle dita, nel sudore corporeo di istanti inventati.

Come fantasmi eterei che sopravvivono in una dimensione parallela, manteniamo il segreto che realizza lo svolgimento che ci tiene in contatto, attenti ai complessi cambiamenti della natura.

I giorni passano uccidendo i minuti, sgozzando le esperienze, violando le prospettive di crescere, scendere, sognare o svegliarsi, senza rovinare il miracolo dell'attesa.

Come ologrammi capaci di riprodursi, siamo le ultime vestigia della civiltà perduta della speranza, l'ultima barca verso l'isola solitaria del dubbio.

Strani passeggeri che scivolano via sopravvivendo alla ferocia delle più basse voglie umane, che si abbracciano tra letti volatili dove la promessa non esiste, dove la passione ha i suoi infiniti domini.

Dove la carezza cavalca l'unicorno rosso della conquista, bevendo il vino invecchiato dell'esperienza.

Attraversando i sentieri inesistenti della distanza, siamo la stella scintillante che mantiene la sua luce anche se è scomparsa, il gemito orgasmico degli amanti che sfidano la notte prendendo il giorno come sensale, la calma del torrente che si rompe in cascate al contatto con il vuoto.

Più vicine delle galassie remote dell'universo, le nostre braccia sono come gli ormeggi della nave al porto, ancore dove l'abisso cessa di essere scuro e il fondo fangoso.

Come ologrammi lontani della dissoluzione degli atomi, marciamo al ritmo dell'orologio, senza la paura che l'assenza sia il giudice che punisce i fatti non consumati e con l'illusione di essere forme corporee effimere che possono essere ristrette, musica tra canti di sirene.