George Rowelett - Autoritratto a 81 anni, Luce del mattino e del pomeriggio, 2022 olio su tela - tratto da ruthborchard
È un’artista singolare, nel modo con cui si pone difronte alla tela con la sua tensione creativa. È un poeta di emozioni ed è lodevole l’abnegazione per il suo lavoro. Ama la natura, in tutte le sue forme, e ne cerca di riportare, nei suoi quadri, l’essenza e la suggestione. L’ho visto lavorare in qualche filmato e vi assicuro che è uno spettacolo vederlo all’opera.
La sua pittura è un viaggio molto fisico e altrettanto mentale. È una pittura istintiva e veloce, che cerca di catturare ogni istante della scena che si trova davanti, che è mutevole, condizionata dal tempo e dalla luce. Esce di casa la mattina presto e carica la sua bicicletta come un mulo. Dietro al sellino, a destra e a sinistra della ruota, dispone le sue tele, la tavolozza e barattoli di vernice gialla, blu, rossa e bianca, almeno 12 chili, che avvolge meticolosamente con il cellophane e lega con corde ed elastici. Trasporta il suo carico pedalando in ogni dove, a dispetto della sua età non più verde, approdando in paesaggi urbani, luoghi remoti, territori dell'anima, attraversati dal silenzio o dal rumore del vento; dallo sciabordio delle onde del mare che sbattono su gli scogli.
Dipinge, stoicamente, sotto l’effetto di una pioggia copiosa o lieto tra il cinguettio degli uccelli nei parchi urbani e lungo le sponde del Tamigi. Immortala l’anima dei luoghi e la luce che cambia repentina durante il giorno.
Trovato il posto prescelto, libera la sua bicicletta dalle tele, dai barattoli di vernice, dal fedele cavalletto incrostato di mille colori. E qui, messa la tela sul cavalletto e predisposti intorno a sé colori e spatole – si, perché il nostro amico non lavora più con i pennelli, da quando, anni fa, dichiarò: “circa dieci anni fa ho abbandonato l’uso dei pennelli perché stavo diventando troppo abile. Volevo renderlo – il lavoro - fisicamente più difficile“- inizia la lotta con quella natura che sarà catturata nella sua tela.
George Rowelett – Guardando i girasoli, olio su tavola 2016, tratto da https://108fineart.com/artists/george-rowlett/
Da quel momento nulla può distrarre la sua concentrazione, che si tramuta, osservandolo, in un ballo o un’arte marziale. Davanti alla tela bianca, inizia la concentrazione, restando immobile, aggrottando gli occhi nel mirare il soggetto. Poi, ritraendosi di qualche passo, continua a fissare il paesaggio, con le mani che avvicina al volto guardando tra esse, come se stesse mettendo a fuoco una scena cinematografica.
George Rowelett - spiaggia di Walmer illuminata dal sole verso Deal Pier, bagnanti e barca per granchi, tratto da https://artuk.org/discover/artists/rowlett-george-b-1941
Subito dopo, su una tavolozza pesantemente piena di colore ormai secco, con la spatola riversa il colore prelevato dai barattoli che miscela in modo febbrile, assicurandosi che il colore, sia quello giusto del cielo o del mare, della sabbia o degli scogli, dei fiori o di alberi e cespugli. Finalmente, inizia a spalmare sulla tela, in abbondanza, colore su colore, consistente, materico, vivo, con gesti e scatti veloci. Spesso si ferma, arretra, pronuncia frasi incomprensibili, quasi si danna, come se stesse ingaggiando una lotta con quel paesaggio, cercando di catturarne l’essenza, la suggestione, i colori, la luce. Ha un bel da fare, ma questo è solo il primo round del suo combattimento.
George Rowelett – Porto di Dover dalla Western Heights, olio su tela, tratto da invaluable.com
Il secondo si svolgerà nel suo studio. Ma prima dovrà mettere tutto sulla sua bicicletta e qui c’è un aspetto curioso. Le tele appena dipinte – perché in quel posto ne dipinge più di una e ognuna, pur dipingendo lo stesso soggetto e diversa, mutevole come il tempo che cambia nell’arco di una giornata – le carica sulla bicicletta in verticale su un lato e, essendo fresche di coloro, per non imbrattarle una volta messe frontalmente una sull’altra, le distanzia con dei chiodi da almeno 5 centimetri che applica con il martello lungo il perimetro della tela. Poi le unisce frontalmente, le avvolge nel cellophane, le lega e le alloggia su di un lato della bicicletta, mentre sull’altro posiziona i barattoli di colore con la tavolozza e le spatole da stuccatore edile.
tratto dahttps://gardenmuseum.org.uk/exhibitions/george-rowlett-paintings-of-sarah-prices-garden/
Una volta serrato il tutto, a pedalate pazienti, affronta il viaggio, solitario tra strade sterrate o in mezzo al traffico cittadino per far rotta allo studio. Qui preciserà meglio quanto dipinto, studiando il quadro togliendo o aggiungendo colore, con passione e sentimento.
Per chi volesse vederlo all’opera, propongo questo video: George Rowlett at 80: A Story in Four Paintings
Un saluto e al prossimo post.
Nato a Troon, in Scozia, nel 1941, ha frequentato la Grimsby School of Art, Camberwell e la Royal Academy Schools. Ha studiato, con una certa predilezione, Van Gogh e Chaïm Soutine, per via dei colori così vivi ed espressivi, e che lo hanno stimolato nella sua ricerca e nel disegnare e dipingere all’aria aperta. Sue opere sono esposte in gallerie internazionali e il suo lavoro ha ricevuto e riceve riconoscimenti di critica e di pubblico.
George Rowelett - Autoritratto a 81 anni, Luce del mattino e del pomeriggio, 2022 olio su tela - tratto da ruthborchard
È un’artista singolare, nel modo con cui si pone difronte alla tela con la sua tensione creativa. È un poeta di emozioni ed è lodevole l’abnegazione per il suo lavoro. Ama la natura, in tutte le sue forme, e ne cerca di riportare, nei suoi quadri, l’essenza e la suggestione. L’ho visto lavorare in qualche filmato e vi assicuro che è uno spettacolo vederlo all’opera.
La sua pittura è un viaggio molto fisico e altrettanto mentale. È una pittura istintiva e veloce, che cerca di catturare ogni istante della scena che si trova davanti, che è mutevole, condizionata dal tempo e dalla luce. Esce di casa la mattina presto e carica la sua bicicletta come un mulo. Dietro al sellino, a destra e a sinistra della ruota, dispone le sue tele, la tavolozza e barattoli di vernice gialla, blu, rossa e bianca, almeno 12 chili, che avvolge meticolosamente con il cellophane e lega con corde ed elastici. Trasporta il suo carico pedalando in ogni dove, a dispetto della sua età non più verde, approdando in paesaggi urbani, luoghi remoti, territori dell'anima, attraversati dal silenzio o dal rumore del vento; dallo sciabordio delle onde del mare che sbattono sugli scogli.
Dipinge, stoicamente, sotto l’effetto di una pioggia copiosa o lieto tra il cinguettio degli uccelli nei parchi urbani e lungo le sponde del Tamigi. Immortala l’anima dei luoghi e la luce che cambia repentina durante il giorno.
Trovato il posto prescelto, libera la sua bicicletta dalle tele, dai barattoli di vernice, dal fedele cavalletto incrostato di mille colori. E qui, messa la tela sul cavalletto e predisposti intorno a sé colori e spatole – sì, perché il nostro amico non lavora più con i pennelli, da quando, anni fa dichiarò: “circa dieci anni fa ho abbandonato l’uso dei pennelli perché stavo diventando troppo abile. Volevo renderlo – il lavoro - fisicamente più difficile“ – inizia la lotta con quella natura che sarà catturata nella sua tela.
George Rowelett – Guardando i girasoli, olio su tavola 2016, tratto da 108fineart
Da quel momento nulla può distrarre la sua concentrazione, che si tramuta, osservandolo, in un ballo o un’arte marziale. Davanti alla tela bianca, inizia la concentrazione, restando immobile, aggrottando gli occhi nel mirare il soggetto. Poi, ritraendosi di qualche passo, continua a fissare il paesaggio, con le mani che avvicina al volto guardando tra esse, come se stesse mettendo a fuoco una scena cinematografica.
George Rowelett - Spiaggia di Walmer illuminata dal sole verso Deal Pier, bagnanti e barca per granchi, tratto da Art UK
Subito dopo, su una tavolozza pesantemente piena di colore ormai secco, con la spatola riversa il colore prelevato dai barattoli che miscela in modo febbrile, assicurandosi che il colore sia quello giusto del cielo o del mare, della sabbia o degli scogli, dei fiori o di alberi e cespugli. Finalmente, inizia a spalmare sulla tela, in abbondanza, colore su colore, consistente, materico, vivo, con gesti e scatti veloci. Spesso si ferma, arretra, pronuncia frasi incomprensibili, quasi si danna, come se stesse ingaggiando una lotta con quel paesaggio, cercando di catturarne l’essenza, la suggestione, i colori, la luce. Ha un bel da fare, ma questo è solo il primo round del suo combattimento.
George Rowelett – Porto di Dover dalla Western Heights, olio su tela, tratto da Invaluable
Il secondo si svolgerà nel suo studio. Ma prima dovrà mettere tutto sulla sua bicicletta e qui c’è un aspetto curioso. Le tele appena dipinte – perché in quel posto ne dipinge più di una e ognuna, pur dipingendo lo stesso soggetto, è diversa, mutevole come il tempo che cambia nell’arco di una giornata – le carica sulla bicicletta in verticale su un lato e, essendo fresche di colore, per non imbrattarle una volta messe frontalmente una sull’altra, le distanzia con dei chiodi da almeno 5 centimetri che applica con il martello lungo il perimetro della tela.
Tratto da Garden Museum
Per chi volesse vederlo all’opera, propongo questo video:
George Rowlett at 80: A Story in Four Paintings
Un saluto e al prossimo post.
George Rowlett - Self-Portrait at 81, Morning and Afternoon Light, 2022, oil on canvas - taken from ruthborchard
He is a singular artist in the way he approaches the canvas with his creative tension. He is a poet of emotions, and his dedication to his work is admirable. He loves nature in all its forms and seeks to convey its essence and charm in his paintings. I have seen him work in some videos, and I assure you, watching him paint is a spectacle.
His painting is both a physical and a mental journey. It is instinctive and fast, aiming to capture every fleeting moment of the scene before him—always changing, shaped by time and light. He leaves home early in the morning and loads his bicycle like a mule. Behind the seat, on the right and left of the wheel, he places his canvases, palette, and jars of yellow, blue, red, and white paint—at least 12 kilos in total—meticulously wrapped in cellophane and tied with ropes and elastic bands. He transports his load by pedaling everywhere, despite his not-so-young age, reaching urban landscapes, remote places, and soul territories, marked by silence or the noise of the wind; by the lapping of waves crashing against the rocks.
He paints stoically under heavy rain or happily among birds chirping in urban parks and along the banks of the Thames, capturing the soul of places and the ever-changing light throughout the day.
Once he finds the perfect spot, he frees his bicycle from the canvases, paint jars, and his trusty easel encrusted with a thousand colors. And here, after placing the canvas on the easel and arranging the colors and spatulas around him—yes, because our friend no longer works with brushes, having declared years ago: “About ten years ago, I abandoned the use of brushes because I was becoming too skilled. I wanted to make it—my work—physically more difficult”—he begins his battle with nature, which will be captured on his canvas.
George Rowlett – Looking at Sunflowers, oil on board, 2016, taken from https://108fineart.com/artists/george-rowlett/
From that moment on, nothing can distract his concentration, which, when observed, turns into a dance or a martial art. In front of the blank canvas, he stands still, furrowing his brow as he stares at the subject. Then, stepping back a few paces, he continues to gaze at the landscape, bringing his hands close to his face as if framing a cinematic scene.
George Rowlett - Walmer Beach Sunlit Towards Deal Pier, Bathers and Crab Boat, taken from https://artuk.org/discover/artists/rowlett-george-b-1941
Soon after, on a heavily encrusted palette, he scoops paint from the jars with a spatula, mixing feverishly to ensure the color is just right for the sky, sea, sand, rocks, flowers, trees, and bushes. Finally, he starts spreading the paint onto the canvas in thick, vibrant layers with rapid movements. He often stops, steps back, mutters incomprehensible phrases, almost cursing, as if struggling with the landscape to capture its essence, atmosphere, colors, and light. He has a tough job, but this is only the first round of his battle.
George Rowlett – Dover Harbour from the Western Heights, oil on canvas, taken from invaluable.com
The second round will take place in his studio. But first, he must load everything onto his bicycle, and here’s an interesting aspect. The freshly painted canvases—because he paints more than one at the same location, each different, changing like the weather throughout the day—are loaded onto the bicycle vertically on one side. Since the paint is still wet, to avoid smudging them when stacked front to front, he spaces them out with five-centimeter nails hammered along the edges of the canvas. Then he secures them together, wraps them in cellophane, ties them up, and places them on one side of the bicycle, while on the other side, he arranges the paint jars, palette, and spatulas.
taken from https://gardenmuseum.org.uk/exhibitions/george-rowlett-paintings-of-sarah-prices-garden/
Once everything is secured, he patiently pedals back, navigating dirt roads or city traffic on his way to the studio. There, he will refine what he has painted, studying the painting, adding or removing color, with passion and emotion.
For those who want to see him in action, I recommend this video:
George Rowlett at 80: A Story in Four Paintings
Best regards, and see you in the next post.
Impressionante! Grazie per la condivisione
!discovery 30
Grazie a te per aver letto il post.
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L' autoritratto é bellissimo 😍
Si ne convengo. Rowlett ha una grande sensibilità ha percepire l'essenza di ciò che rappresenta.