Il mostro di Firenze. Storia del serial killer italiano. Parte 4

in #ita6 years ago (edited)

Sono passati 7 anni in cui sulle colline di Firenze non avvengono omicidi. Quello del 1974, raccontato nel capitolo 3 di questa serie sconvolse tutti con la perdita di 2 ragazzi senza un motivo. Le indagini non diedero nessuna risposta, solo un omicida destrimane, armato di pistola, coltello di misure 12x3 circa e un sospetto generico sul mondo dei guardoni. Questo delitto a differenza del primo avvenuto nel 1968 non è stato dimenticato, in quanto la coppia uccisa erano 2 giovanissimi, conosciuti in paese dove tutti bene o male conoscono tutti. Ma 7 anni di silenzio non fa pensare ad un serial killer maniaco delle coppiette. I giovani continuano ad appartarsi in auto nella campagna fiorentina senza sapere che in giro c’è un pericoloso assassino.

Scandicci (FI), 1981. Un nuovo delitto ed un primo “mostro” in carcere.

Una sera di giugno 2 ragazzi di 31 anni lui e 21 lei decidono di trascorrere la serata fuori casa. E’ un fine settimana dei primi anni 80, in quei tempi in cui il weekend ancora era festa per tutti. I 2 ragazzi decidono di appartarsi nella campagna di Scandicci (FI) nei pressi della discoteca Anastasia (oggi ancora presente ma non più come locale da ballo). La zona è isolata ed il ragazzo parcheggia la sua Fiat Ritmo nei pressi di una stradina sterrata, tra la vegetazione.


(Foto di mia proprietà raffigurante una scena simile al luogo del delitto)

Fiat ritmo.jpg


Appena appartati, probabilmente solo da pochi minuti in quanto verranno ritrovati vestiti, vengono attinti da colpi di pistola in rapida sequenza. La discoteca Anastasia è a poche centinaia di metri ma nessuno sente nulla. Verranno ritrovati il mattino seguente da un poliziotto fuori servizio durante una passeggiata. L’agente in borghese nota la Fiat Ritmo parcheggiata ed a terra oggetti sparsi. Intuisce subito che c’è qualcosa di strano, si avvicina all’auto e nota il corpo del ragazzo immobile sul sedile. Capisce che è privo di vita e presenta ferite di arma da fuoco. Il vetro del finestrino è in frantumi. Vede a terra una borsetta da donna ma non riesce a vederne il corpo. Perlustrando alcuni metri scorge il corpo della ragazza su un ripiano ribassato rispetto alla strada. Se la scena nel 1974 era agghiacciante, qui lo è ancor di più. Post mortem l’assassino ha infierito sul corpo della ragazza. L’agente allerta la sua centrale e in pochi minuti le Forze dell’Ordine si precipitano sulla scena del crimine.

Le indagini

L’omicidio del 1974 come detto precedentemente non era stato dimenticato. E infatti non lo fu. Più di uno, tra giornalisti ed inquirenti ricordarono l’omicidio simile del 1974 in cui furono assassinati 2 ragazzi appartati in auto. Vengono raccolti quindi i bossoli e confrontati col precedente delitto. Bingo. I proiettili sono gli stessi, la pistola la stessa, una Beretta calibro 22, proiettili Winchester serie H, sparati dalla stessa pistola. Le autopsie confermeranno inoltre le similitudini nel taglio del coltello. Conclusioni: i delitti del 1974 e 1981 sono compiuti dalla stessa pistola e probabilmente, visto il modus operandi, anche dalla stessa mano.


psycho-2952528_1280.png
Fonte pixabay


Le indagini, come nell'omicidio precedente, iniziano scavando nella vita dei 2 malcapitati. Si scoprirà che la ragazza subiva stalking da parte dell’ex fidanzato che fu subito fermato ed interrogato ma risultò estraneo ai fatti. Fu fermato anche un guardiacaccia anch’essi interrogato ma estraneo alla vicenda. Le indagini erano appena iniziate, gli inquirenti iniziavano a battere qualche pista quando avvenne un fatto molto particolare.

La mattina dopo l’omicidio un signore della zona come di sua consuetudine va al bar del paese e sembra riferire di aver visto 2 ragazzi uccisi la sera prima nella campagna. Ovviamente la voce si sparge ma quel che metterà nei guai questo signore è che l’omicidio ancora non è stato scoperto ne tantomeno è uscita la notizia sui giornali.

Passa qualche giorno che la Polizia lo preleva da casa sua. Lo portano in Questura e lui si chiude in un silenzio che gli costerà l’arresto per reticenza. Si scava sulla vita di questa persona che apparentemente è tutto casa e lavoro ma si scopre essere anche un guardone, o “indiano” come venivano definiti questi personaggi dai giovani della zona. Ancora una volta si riapre il mondo dei guardoni dopo il delitto del 1974, ma stavolta c’è un soggetto che sa, che ha raccontato al bar del paese una notizia ancora non uscita sui giornali. Viene messo sotto torchio e sospettato di essere anche l’autore del delitto. Ma lui se ne sta chiuso nel suo silenzio. Probabilmente ha paura, per se e la sua famiglia. Ricordiamoci che siamo in piccoli paesi dove tutti bene o male si conoscono.

Ad aggravare la sua posizione la segnalazione della sua auto a poche centinaia di metri dalla scena del crimine. Il sospettato è nei guai fino al collo. A infierire ancora su di lui una telefonata anonima a sua moglie che recita: “cosa gli è venuto in mente di dire che ha visto 2 morti ammazzati prima che la notizia uscisse sui giornali!!?? Gli sta bene un po’ di carcere a quello scemo, ma ditegli che stia tranquillo, tra un po’ sarà scagionato”. Chi può aver telefonato? Cosa voleva dire? Potrebbe essere stato l’assassino. D’altronde a quei tempi gli arrestati venivano scritti sui giornali con nome, cognome e soprannome. E con gli elenchi telefonici dell’epoca era facile rintracciarli.

Le indagini si concentrano su questo personaggio che sta in carcere pur di non dire nulla. Si intuisce che può avere paura e ritrovarsi tra l’incudine (la Polizia) e il martello (il mostro).

Passerà 4 mesi in carcere con l’accusa di essere l’assassino del delitto del 1974 e 1981 quando con lui ancora dietro le sbarre avverrà un nuovo duplice omicidio, il 22 ottobre sempre dello stesso anno, stessa pistola, stesse modalità. Chi aveva telefonato anonimamente si riferiva a questo? “…ditegli che sarà scagionato...” recitava la telefonata anonima. Infatti con il successivo delitto cadono le accuse di essere l’assassino e sarà scarcerato. Gli inquirenti si rendono conto di aver fatto un buco nell’acqua e le indagini ripartono anche se il sospettato sarà tenuto sotto stretto controllo. A questo punto la psicosi del “mostro” si fa sempre più concreta e si sta definendo un profilo psicologico dell’assassino che è stato appurato aver colpito più volte. Questa volta però non aspetterà anni per compiere un nuovo delitto, ma solo pochi mesi.

Fine quarta parte

Qui la parte 1
Qui la parte 2
Qui la parte 3

Sort:  

Hai scritto un bellissimo articolo,complimenti e continua cosi.....i blog in italiano sono pochi

Grazie mille. Purtroppo è cronaca passata alla storia.