16 marzo 1978-16 marzo 2018. Una ballata della memoria.

in #ita6 years ago (edited)

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Ci sono storie che non si sono mai chiuse. E che hanno lasciato una scia tossica mai bonificata del tutto.

Io vorrei ricordare una di queste storie e vorrei farlo con la leggerezza e il dolore di una ballata. Una ballata della memoria.

E' una storia di guerra, una guerra che i giovani di oggi studiano sui banchi di scuola.

E' stata una guerra lunga, che ha lasciato per terra oltre 600 persone e migliaia di feriti. Feriti anche nell'anima.

E' stata una guerra moderna, fatta con le armi e fatta con le immagini, con eserciti stanchi e con eserciti segreti.

Con macchine antiche, piccole, quadrate. Macchine che oggi ci sembrano giocattoli.

E' stata una guerra di giovani e vecchi, di donne e di uomini. Di simboli, di stelle a cinque punte e di immagini in bianco e nero, una guerra di comunicati e di ragione di stato.

Una delle prime guerre televisive, una guerra raccontata giorno per giorno con i nomi dei morti, con i vestiti grigi dei politici della TV di stato e con le facce dei giornalisti trepidanti in studi bianchi.

Una guerra che abbiamo imparato a conoscere per il suo epilogo: il corpo piegato di Aldo Moro dentro una Renault rossa, con la barba incolta e il doppio petto che indossava il giorno del rapimento.

Qualcuno su questa guerra ha costruito racconti di mondi segreti, qualcun altro ha trovato la sua soddisfazione definitiva nelle verità giudiziarie e nelle immagini di processi rumorosi a rivoluzionari baffuti, occhialuti e vestiti con lo stile squallido degli anni 70.

E ancora oggi, anche noi che all'epoca eravamo poco più che bambini, non riusciamo a dimenticare. Perchè c'è qualcosa in quella guerra che ha trafitto le nostre convinzioni e che è rimasta là sul terreno, come il corpo di un soldato senza nome.

Mi piacerebbe essere un cantastorie per poter raccontare con grazia quei giorni che oggi tornano a noi con il ritmo sonnolento delle commemorazioni. Vorrei costruire una narrazione pop di quegli eventi, una ballata con la musica del Sand Creek di De Andrè.

Se avessi il dono della poesia o il tocco felice di un pittore, mi piacerebbe restituire a chi non li ha visti, i colori di quel mondo.

Un mondo che per me si esprime nel magico numero di 55 giorni di prigionia, in una condanna a morte decretata da una voce incerta in una telefonata fatta da una cabina telefonica. Una voce che parla delle ultime volontà del Presidente e non del prigioniero, con un rispetto da sindrome di Stoccolma al contrario: i carnefici che solidarizzano con la vittima.

Mi piacerebbe parlare di una cella grande come un ascensore, dove un uomo scriveva pagine e pagine, a mano, con una scrittura inclinata e frenetica, la scrittura di una persona che conosce il valore del tempo che ha a disposizione.

Una scrittura dalla quale emergono la delusione di un credente costretto a riconoscere che sì "il Papa ha fatto pochino, forse ne avrà scrupolo" e di un uomo di fede che si domanda come sarà il dopo e sogna che "se ci fosse luce sarebbe bellissimo".

Mi piacerebbe mettere il mio sentimento al servizio di una cultura popolare che ha bisogno di capire che cosa è successo di così profondo per alterare per sempre il rapporto di fiducia delle persone nello Stato.

Mi piacerebbe un rito collettivo, dove noi, che quella storia la abbiamo vissuta, riuscissimo a trasferire nelle mani delle nuove generazione una risorsa di memora non coreografica, ma vitale, accesa, attenta. Una memoria feconda che si avvicini appena appena alla verità del passato per capire meglio l'opacità del presente.

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le immagini sono di mia proprietà

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Io non esistevo ancora, eppure ricordo. Ricordo racconti di adulti a tavola che ne parlavano e provavano a spiegare cosa fosse successo anni prima, quando tutto era cambiato. Ricordo insegnanti in varie epoche della mia carriera scolastica parlare di quell'evento contemporaneo eppure già storico, provando a sbrogliare una matassa complessa in un qualcosa che potesse essere appreso da adolescenti distratti. Ricordo di aver letto tanto, guardato speciali, a volte distrattamente, altre volte con più attenzione. Ricordo di aver acquisito dei ricordi per osmosi. Perché certe storie, per quanto complicate e difficili e intricate, si riducono poi in fin dei conti alla semplicità sconcertante di una tragedia, che nella sua semplicità spiazza e segna, anche chi, come me, è venuto dopo e non l'ha vissuto in tempo reale. Quindi grazie per questa ballata che arriva direttamente da quel tempo e quei luoghi, da quelle persone e da quei pensieri. <3

grazie a te per aver letto. Ci sono molte storie di cui ci facciamo carico senza averle vissute e che ci aiutano a districarci nel confine sottile tra i ricordi e la memoria.

A volte la Storia ci fa la grazia terribile di toccare la nostra vita, più o meno da vicino. E la nostra vita da quel momento non sarà mai uguale agli altri milioni di vite che la Storia l’hanno solo vista in tv o letta sui libri. È una condanna, perché ci portiamo addosso un nostro dolore personale cui fa da soma quello collettivo.
Ma è anche un privilegio, perché nessun altro potrà avere sulle vicende uno sguardo altrettanto lucido e pieno.

E' stata veramente una delle pagine più brutte della nostra vita politica e sociale, probabilmente sto vivendo un periodo molto "emozionale" ma il tuo rapporto mi ha procurato dei brividi lungo la schiena, non avrai scritto una poesia, ma hai saputo dare e fornire un eccellente quadro di quanto realmente accaduto.
Io all'epoca frequentavo la scuola media, ed in classe con me avevo un compagno che era parente (non ricordo come) dell'onorevole Aldo Moro, e ricordo il giorno in cui si diffuse la notizia della sua uccisione, che comunque anche io, nella tenera età di 12 anni, avevo ormai percepito da giorni, si sapeva che sarebbe stato ucciso, si sapeva che era un personaggio scomodo per la politica di allora, si sapeva che dava fastidio a qualcuno, si sapeva che aveva visioni di una politica diversa dagli schemi che non stava bene a qualcuno, si sapeva che dietro a questa uccisione ci poteva essere lo zampino di qualche figura influente della politica nazionale (sappiamo benissimo a chi mi riferisco), per tutti questi "si sapeva" il valente uomo politico Aldo Moro doveva morire, era già stato scritto da tempo.
Queste pagine non andrebbero mai dimenticate, fanno parte del nostro tristissimo bagaglio di nefandezze che il caro stato italiano, attraverso mani oscure, ha compiuto in tanti anni di vita sociale

grazie per aver letto e ricordato :)

Mi hai fatto venire i brividi. E salire un nodo alla gola.
Punto.
Si può dare un contributo che sia arte anche senza che abbia la forma di una poesia o di una canzone.
Per me, complici i soliti professori che sprecano un anno a fare le guerre puniche e che credono che il Novecento finisca con la seconda guerra mondiale, quel periodo è nebuloso e cronologicamente poco chiaro, quindi leggo con avidità chi ne scrive, dando una prospettiva differente da un qualunque libro di testo. Tu hai contribuito dandomi l'emozione di vivere in quel periodo ed il peso delle sue conseguenze.

Grazie mille 😊

Moro è rapito ed assassinato dalle BR. Ma, cosa è cambiato? Cosa è mutato dopo sua morte?

e' finita la prima repubblica, che è finita per il caso Moro molto prima che per tangentopoli. Sono finiti i partiti. E' finito lo stato nazione come lo conoscevamo nel 20° secolo. Si è trasformata la comunicazione, il mondo del lavoro. E' cambiato quasi tutto. Certo alcune abitudini della politica sono dure a morire, tra queste la difficoltà di guardare lontano, di avere visioni di lungo periodo, di accettare i cambiamenti e di non accontentarsi della decisione più semplice a danno di quella più efficace. Grazie per avermi letto.

Vedo che gli italiani sono molto creativi nel periodo di tempo che è molto radicato nella sua mente, mi piace