Da qualche anno a questa parte si sta affermando una nuova tecnica terapeutica: la Cinema-terapia.
Questo nuovo metodo terapeutico è stato messo appunto dall’istituto Solaris in due decenni di lavoro, che ha caratterizzato la selezione e lo studio di diversi film; è inoltre stato esperito con malati di Alzheimer e con malati oncologici, ed i risultati si sono dimostrati così positivi e promettenti che si ipotizza possa essere uno strumento valido anche con la riabilitazione da disturbo dello spettro autistico.
Dalla Gestalt, passando per la dinamica pura, fino alla Cognitivo Comportamentale, ogni scuola di pensiero sta abbracciando e trovando giovamenti con questo tipo di terapia, non solo con pazienti ospedalizzati, ma anche con pazienti che affrontano una psicoterapia “in studio”.
La Cinema-terapia ha un potente effetto evocativo, simbolico ed allegorico (un po' come i miti Jungiani, del nostro secolo); stimola l’individuo allo sviluppo di nuove competenze.
Lo specchio dell’onnipresenza
La Cinema-terapia trova la sua ragione terapeutica nel far leva sull’empatia, l’emozionalità, i sentimenti che vengono trasmessi allo spettatore, così che quest’ultimo possa individuare attivamente gli stati d’animo del personaggio, proiettare i propri, ed introiettare il valore sotteso all’espediente figurativo.
La Cinema-terapia, forse ancor più che la pittura e talvolta la scrittura, assicura di essere immediata e semplice poiché, di fatto, alla portata dei più, nonché più celere da percepire: ammirare un quadro e carpirne ogni messaggio d’emozione, può richiedere molta perizia, ed un buon libro ha tempi più distesi rispetto ad un lungometraggio cinematografico; inoltre in realtà sembra proprio la terapia artistica migliore da utilizzare poiché veicola e racchiude in un solo film, le più importanti forme artistiche in termini di emozioni: musica, drammaturgia ed immagini.
E’ proprio da una combinazione quasi meccanica di questi tre elementi fondamentali che prende corpo il Film e permette di arrivare al cuore dello spettatore.
Dal cuore al cervello
Eppure, nonostante siano gli occhi a tradire la commozione quando la nostra storia ha una svolta, è il cervello il vero imputato di questa “illusione emotiva”.
Nello specifico i neuroni deputati a trascinarci nel vivo della storia sono i neuroni specchio, classe di neuroni che ha il compito di attivarsi quando un individuo compie un’azione o quando lo stesso osserva un secondo soggetto compiere l’azione.
In poche parole: “ piango, perché piangi tu e sento il tuo dolore”.
Scoperti dal Prof. Rizzolatti e la sua equipe di lavoro, i neuroni specchio sono ancora in parte un’incognita, ma ciò che è certo è che sono un tassello fondamentale della nostra evoluzione linguistica, affettiva e dell’apprendimento; fanno in modo che ogni essere umano possa “connettersi” con un altro, quasi il cardine dell’ uomo nel più intimo del proprio Essere.
E’ con questo meccanismo primordiale che, involontariamente, la cinema-terapia può intrufolarsi nei segreti e nei meccanismi di difesa degli individui e permette loro di vivere determinate emozioni o affrontare un problema che si ha difficoltà a portare in superficie (sopratutto per pazienti con diagnosi di depressione e disturbi di personalità); la cinema-terapia fa in modo che l’osservatore materializzi la problematica davanti a se, piuttosto che esternarla da se, la possa fronteggiare ed allo stesso tempo si senta protetto “<<poichè non sono io, è il protagonista del film e quindi posso parlare liberamente della SUA problematica>>”.
Importante compito del terapeuta che si avvale della Cinema-terapia, sarà poi quello di trasformare lo schermo con il film, in uno specchio dove il soggetto possa riconoscersi.
All’evento del premio Atena 2017, che ha avuto per titolo “Cervello e cinema”, anche gli stessi artisti ed addetti ai lavori cinematografici, concordano con questo potenziale indiscusso dei film, tanto che il regista Mainetti ha così commentato la sua visione della Cinema-terapia :”L'organizzazione narrativa e drammaturgica e' un'architettura complessa che racconta il “casino “che c'è dentro il cervello: il cinema parla dell'essere umano e della sua complessità.”
Interessante. Ha lo stesso effetto la recita al teatro o qualche altro evento da palcoscenico? È possibile ipotizzare una terapia tra pazienti ed "attori curanti" o per lo meno di "supporto"?
Ciao :) si certo, tant'è che in molti DSM si adopera l'espressione teatrale come coadiuvante alle terapie, inoltre molti strumenti diagnostici sono basati su questo concetto.
Se può interessarti puoi approfondire la terapia di costellazione famigliare che si basa sul rievocare alcune esperienze "mettendo in scena" le relazioni con altre persone :)
Esistono diverse forme di arte-terapia (musica, danza teatro ecc..) tutte con obiettivi educativi, terapeutico-riabilitativi e sociali.
L arte in generale è sicuramente uno dei canali più direttamente connessi alle emozioni umane... in particolare relativamente al teatro c'è davvero tanto... ma non c'è una vera e propria distinzione di pazienti e attori curanti...
È più il gruppo in toto che prende parte "alla scena" che in sé sara terapeutico o supportivo... un po come se ogni elemento sarà allo stesso tempo curante e curato... ovviamente il gruppo deve comunque essere guidato da un professionista esperto.
Ps Grazie mille a Milenia per aver stimolato interessanti discussioni
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Ciao Milenia, interessante e coinvolgente, bel post Complimenti!! 😊😊
grazie :)