IL MONDO DELLE API – PREDATORI DELLE API, AETHINA TUMIDA, IL COLEOTTERO DELL'ALVEARE

in #ita6 years ago (edited)

IL MONDO DELLE API – PREDATORI DELLE API, AETHINA TUMIDA, IL COLEOTTERO
DELL'ALVEARE

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Nel precedente articolo di approfondimento ci siamo occupati di un predatore delle api venuto dal mondo del Sud - est asiatico, la vespa velutina, ed abbiamo visto quanto è devastante la sua azione nel distruggere le nostre api bottinatrici impedendogli di uscire dall'arnia o aspettandone il ritorno per farle letteralmente a pezzi e cibarsi dei muscoli del torace alla ricerca di proteine. Il predatore, presente in gran parte dei paesi del Nord Europa, è penetrato nel territorio italiano dalla Francia nel 2013, per poi conquistare la Liguria, e progressivamente, le regioni del Nord Italia. La sua attività ha devastato alveari e messo in ginocchio il settore apistico.

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Oggi ci occupiamo di un altro insetto terribile che si nutre delle larve delle api e dei prodotti dell'alveare quali il polline ed il miele, l'Aethina tumida, un piccolo coleottero parassita, proveniente dall'Africa sub sahariana dove vive nelle colonie di api mellifere o Bombus spp.. Dal continente africano, nel 2014 è approdato in terra di Calabria, secondo quanto certificato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, dove è stato individuato in un piccolo apiario in prossimità del porto di Gioia Tauro e successivamente in un caso, in Sicilia in provincia di Siracusa. Nel resto del mondo, si hanno notizie della sua azione endemica, che può portare al collasso degli alveari, negli Stati Uniti in oltre 30 stati, in Australia, Canada, Messico, Cuba , Egitto.
Come si sia diffuso è sicuramente probabile attraverso scambi commerciali di prodotti dell'alveare: api, api regine, favi nonché, attraverso l'importazione di prodotti agricoli, visto che questo coleottero può riprodursi anche con la putrefazione di alcuni tipi di frutta quali arance, uva, mele, meloni, cocomeri ed altro. Va aggiunto che predilige un clima caldo ed umido e si annida in zone ombrose. Converrà vederlo più da vicino, questo piccolo ma infestante coleottero, al fine di conoscerlo, comprenderne la morfologia, i comportamenti e le azioni da intraprendere per monitorarlo, contenerlo e debellarlo.
L' Aethina tumida, di colore marrone tendente al nero, può raggiungere una lunghezza di circa 5,7 mm. ed una larghezza di 3,2mm.. Dimensioni che possono essere influenzate dal clima, dall'ambiente e dall'alimentazione. Questo coleottero è attratto dal feromone, sostanza chimica rilasciata dalle api per comunicare con altri membri della colonia, oltre che dagli odori della covata. Una volta entrato nell'alveare depone le sue uova bianche, dalla forma simile ad un bastoncino, all'interno dell'arnia e nei telai del melario. Qui, dopo circa 2 – 4 giorni, le uova si schiudono ed escono delle larve di circa 1 centimetro, aventi il corpo contrassegnato da protuberanze spiniformi e piccole zampe in prossimità del torace. Queste larve, dal colorito bianco crema, mangiano le larve delle api, polline e miele inoltre, trasmettono microorganismi che favoriscono la fermentazione del miele, che assume l'odore tipico di arance marce, rendendolo inservibile. Passate due settimane, le larve escono dall'arnia e cadono sul terreno per impuparsi ( passare cioè dallo stadio di larva a quello di crisalide che precede lo stadio di adulto). Nel terreno scavano delle gallerie alla profondità di circa 10 cm, dalle quali usciranno, dopo circa un mese, ormai adulti, come coleotteri.

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Una volta che gli adulti di Aethina tumida emergono dal suolo, si accoppiano per poi disperdersi andando a colonizzare altre arnie.
Quando la presenza di questo parassita arriva a circa 30 mila larve per alveare, alla colonia di api non resta altro che abbandonare l'arnia per non soccombere e morire.
Riassumendo, abbiamo visto che il ciclo biologico di questo parassita si compone delle seguenti fasi: 1. gli adulti di Aethina tumida entrano nell'alveare seguendo l'odore rilasciato dalle api e dalla covata; 2. dentro l'arnia depongono le uova nelle fessure o nei telai sempre in posti scuri; 3. le larve si alimentano di larve di api, polline e miele; 4. le larve mature abbandonano l'alveare cadendo nel suolo; 5. sul terreno, in gallerie avviene l'impupamento; 6. gli adulti emergono dal suolo e si accoppiano, poi volano alla ricerca di altre colonie di Apis mellifera ligustica Spinola.
Questo ciclo viene interrotto nell'inverno, in quanto la temperatura minima biologica per questi
parassiti è di 10° C.

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Per la capacità di questo parassita di replicarsi ed infestare è molto temuto, tanto che, l'Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) obbliga le Nazioni che rilevano sul loro territorio la presenza di questo coleottero a denuncialo.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha raccomandando all’Italia di monitorare il fenomeno e ed applicare le prescrizioni che impediscono lo spostamento delle colonie nella pratica della transumanza per evitare il rischio di contagio da zone infette a zone sane. Inoltre l’appello agli apicoltori a curare igiene dell’alveare. Dal punto di vista degli scampi commerciali, ha imposto restrizione all’interno dell’Unione europea vietando tassativamente che api regine e colonie siano importate dalla Calabria e Sicilia.

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Su disposizione del Ministero della salute è stata disposta su tutto il territorio italiano un'indagine epidemiologica mentre, nelle regioni di Sicilia e Calabria, fin dalla prima individuazione di arnie infette, si è deciso di distruggere gli apiari infestati, bruciandoli; di arare il terreno sottostante per una profondità di almeno 20 cm. ed effettuare un trattamento con sostanze antilarvali; istituire zone di protezione di 20 km dal raggio attorno al focolaio e zone di sorveglianza estese a tutto il territorio delle due regioni.
Va detto che queste misure, senz’altro necessarie, non assicurano che questo coleottero infestante non possa arrivare in Europa, magari da altre regioni non soggette a restrizioni o provenire da paesi come ad esempio Il Cile o l’Argentina, che esportano colonie ed api regine, dove il coleottero convive con le api. Inoltre, nessuno può assicurare la completa osservanza delle norme prescrittive da parte di tutti gli operatori del settore apistico (pochi in verità), perché si ha notizia di casi di apicoltori che nonostante i divieti, portano le colonie là dove avviene la fioritura degli agrumi o in mezzo ai boschi di castagno. Su quest'ultimo aspetto non si capisce cosa si aspetta ad attivare ed attrezzare il Corpo forestale dello Stato in una azione continua di prevenzione ed repressione di fenomeni illegali.Per queste considerazioni, dal mondo apistico si leva una voce di protesta per l’inadeguatezza, rispetto all'emergenza, delle misure messe in campo per contenere e debellare l'Aethina tumida.
Viene apertamente contestata pratica della eradicazione attraverso il falò di migliaia di arnie e milioni di api (con quello che ne consegue dal punto di vista economico e l'impoverimento dell'eco sistema), quando in altri paesi, vedi nelle Americhe ed in Australia si contrasta efficacemente il fenomeno con trappole di vario genere, preferibilmente biologiche, che contengono l’espansione dell’insetto, entro limiti accettabili, non danneggiando le api e la produzione del miele. E poi, bisogna puntare a prevedere la possibilità di una selezione genetica di famiglie d’api per arrivare a conferigli caratteri di resistenza nei confronti dell’Aethina tumida. In questo senso è interessante lo studio sul comportamento di api russe ed api italiane poste al cospetto del coleottero. Mentre le api russe hanno mostrato un forte grado di aggressività tanto da rimuovere coleotteri adulti dall'alveare, ciò non è accaduto per le api italiane. Con incidenza di mortalità, in un arco temporale di cinque mesi, rispettivamente del 10% e del 41%. E' evidente che in un mondo che si va sempre più globalizzando, specie aliene di insetti mai visti, riescono a raggiungere i nostri territori aggredendo e tentando di far soccombere le nostre care bestiole.
Sarà compito dell'uomo, al quale non manca l'ingegno, trovare una soluzione eticamente accettabile che conservi l'ecosistema e salvaguardi in primis l' Apis mellifera ligustica Spinola.

Alla prossima, magari ci intratteniamo con qualche spigolatura.

Fonti:

Tutte le foto sono di dominio pubblico

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E vai, una dal Nord, questo dal Sud, direi che non manca nulla, in qualsiasi parte ci si trovi, c'è sempre qualcuno che rompe le pelotas!!!
Eccellente articolo, carissimo @phage, molto serio e professionale, ottimamente redatto, bravo!!

Hai proprio ragione @mad-runner!!!
Non si riesce a stare tranquilli da nessuna parte, c'è sempre qualcuno/cosa che ci mette lo zampino!
Grazie per i complimenti!!

Articolo interessante e soprattutto foto meravigliose!

Ti ringrazio molto!

Complimenti! Proprio un bel post!!
Queste povere apette sono delle super eroine visto a quanti nemici devono resistere!!!!!

Grazie grazie!!
E il bello è che ancora devo portare la varroa, che è la peggiore di tutte ed estesa praticamente in tutto il globo, fatta eccezione per l'Australia e Groenlandia.