SILOPORAC

in #ita5 years ago

Io sono Elena.

È da una settimana che attendo questa sera! I miei venerdì danzanti.

Mi piace tanto ballare!

È un modo per potermi esprimere. Il mio corpo sempre così sgraziato e impacciato, prende vita muovendosi al ritmo della salsa cubana, il merengue, la bachata.

Quanto lo amo questo ballo!

Per me non è solo moda, come per tante persone, è amore, vita. Diciamoci la verità, sono grezza, non sono molto elegante, ma il ritmo e la musica la sento tutta, mi prende il corpo e l'anima, e ballo.
Questa serata deve essere speciale, anche perché c'è Fabio.

Quanto mi piace Fabio!

Vengono anche Cristina e Renato, un po' più maturi di me di una quindicina d'anni, ma quando si balla non c'è età.
Andremo al Siloporac, è l'unico locale dove si balla nel nostro paese, è piccolo, tranquillo, anche se sempre pieno di gente, e non succede mai nulla...

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Immagine CC0 creative commons
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Le serate iniziavano intorno le ventidue e trenta e vanno avanti per un paio di ore. Ultimamente, dopo il latino, hanno iniziato ad mettere musica Revival 70/80. Non sono i miei anni, ma è bella, coinvolgente, non ha tempo; non è il rumore assordante e ripetitivo, addirittura ipnotico e alienante, che si sente in discoteca...

Ci troviamo davanti al locale, ma vedo Renato molto serio, non ho il coraggio di dirgli nulla, il suo sguardo è strano, lontano, scuro.
Durante la serata Cristina, che ha più confidenza con lui, mi dice che Renato ha subito un lutto, il fratello è venuto a mancare per una malattia genetica, Fibrosi Cistica, e l'altro fratello ancora in vita ha la stessa malattia... Sento dentro un senso di vuoto, lo guardo in lontananza mentre beve un drink, tra le luci della sala che cambiano colore in continuazione, verdi, gialle, rosse... Colgo uno sguardo serio, lontano, ricolmo di rabbia.

La serata procede, Fabio sembra che non abbia molta voglia di ballare con me, mi invita solo due volte, è concentrato a far ballare tutta la sala! Per fortuna sono una buona ballerina e Samuele mi invita spesso, è molto bravo. Una sera abbiamo ballato per due ore di fila! Peccato sia così pesante quando si mette a parlare..!

Arriva mezzanotte, ormai la sala è quasi vuota, ma il dj continua a mettere musica per le poche persone rimaste. Con un respiro, per farmi coraggio, invito Fabio, accetta ed estasiata cominciamo a ballare. A metà canzone si interrompe tutto. Quando si allontana, alzo gli occhi al cielo.

Mannaggia mai una fortuna!

Al suo posto comincia il ritmo incalzante del Revival, le persone che ballano solo salsa spariscono all'istante, come per magia. Fabio, Cristina, Renato e io come degli adolescenti ci buttiamo in pista, cominciamo a ballare. La sala ricomincia a riempirsi di nuova gente.

Da quel momento inizia tutto...

Con la coda dell'occhio vedo entrare tre uomini, due sulla cinquantina e un ragazzino che non può essere ancora maggiorenne.

Li osservo.

Sento una strana sensazione, è repulsione, ma non c'è motivo. Subito dopo spariscono tra la gente e dal mio cervello, per ricomparire dieci minuti dopo. Si avvicinano al nostro gruppetto, sono un po' alticci. Provano ad attaccare bottone con Cristina, ma lei non ci bada e fa finta di nulla. È troppo donna per star dietro a queste cose. Renato però no, lui è infastidito. Si intromette e dice qualcosa che non sento.
Quelli lo guardano con occhi da diavoli, l'energia si fa di fiamma. I tre spariscono dalla mia vista, tra la gente.

Sta per succedere qualcosa.

Sono giovane e queste cose non le capisco ancora, il pensiero sfugge, penso a divertirmi.

Non succederà nulla.

Renato è sparito, anche lui...

È andato a fumare fuori, mi dice Cristina. Anche Fabio però non lo vedo più, comincio ad essere preoccupata. Lo vedo vicino al banco a prendere un drink e a parlare con la barista...

Continuo a ballare...

Non so quanto tempo passa, ma improvvisamente tutto si offusca, perchè mi ritrovo con Cristina e Fabio alla porta d'uscita al grido:

Lo stanno picchiando!!!

E di volata esco e mi sento dire disperata:
Lo sapevo, la sapevo, lo sapevo!

Come se avessi potuto fare qualcosa...

Fuori c'è una grande confusione, trovo Renato che si massaggia la mascella, il naso sanguina. Ha uno sguardo di pietra.
I due uomini cinquantenni sono un po' più lontani. Sembra che si siano calmati. Alla luce lieve dei lampioni non riesco a scorgere bene i loro occhi.

Ho paura.

È il ragazzo più giovane che attira la mia attenzione, è seduto sul bordo del marciapiede dall'altra parte della strada con la testa tra le mani, percepisco... dolore? La mia fantasia lo paragona hai vulcani, scoppiano, eruttano, hanno la potenza di distruggere e distruggersi.

Dove sta sua madre?
Uno dei due uomini è suo padre?
Che succede?

Mi avvicino a Renato.
Come stai?
Sorpresa vedo che è calmo, improvvisamente scopro che lui voleva tutto ciò! Non gli importa!

Ancora non capisco...
Riguardo il ragazzo, ci guarda.

No, lo guarda!

Come se avesse ripreso forza si alza dal marciapiede e come un toro infuriato, corre verso di noi, io Elena, sono in mezzo al suo versaglio, mi urta violentemente.
Cado tra i cescugli che sono alle mie spalle.
Quella collusione mi fa capire, mi taglia dal mondo e dalla confusione dei non vedenti e osservo con orrore un tipo di sentimento che non conoscevo!
Mi è chiaro, tutto!

La rabbia attiva di quel ragazzo, la sofferenza per qualcosa che non conosco, ma che lo fa agire in modo così violento.
La rabbia passiva di Renato, pieno di dolore per la morte di un fratello più giovane, per giunta!
Loro si sono incastrati perfettamente, come un puzzle.

Così scopro che la rabbia è un sentimento secondario. All'inizio c'è il dolore, un dolore talmente profondo che distrugge l'anima in mille pezzettini.
Come si fa ha ricostruire l'anima?
Ed ecco che sopraggiunge la rabbia. La rabbia raccoglie i cocci, li rimette insieme. È un modo per reagire. C'è chi la usa a suo favore trasformandola in grinta, ma le anime fragili, a volte, reagiscono volendo distruggere a loro volta, ed ecco che nasce la Rabbia Assassina.
Il tocco violento di quel ragazzo, mi ha aperto un mondo, RABBIA ASSASSINA, una rabbia che ti distrugge dentro, che svuota. Un dolore talmente grande che decidi di scagliarti contro il tuo prossimo fino a cercare di fargli del male, pronto addirittua ad uccidere!
Loro volevano picchiasi a sangue! Il dolore è troppo grande per loro! E non trovavano altra via che quella di distruggere.

Sento che qualcuno mi tocca la spalla. Riapro gli occhi, davanti a me c'è un ragazzo, forse ha quindici o sedici anni, ha un bel viso e due occhi celesti e luminosi, un sorriso disarmante, che conosce, nonostante sia più piccolo di me. Si china, mi guarda, il sorriso si fa più intenso, scuote la testa, come per dire che non posso fare nulla per loro, che non dipende da me, non è compito mio calmare due diavoli arrabbiati.
Percepisco che faccio parte anche io di quel puzzle, il mio ruolo è quello di cercare sempre di mettere pace, ma questa volta non è compito mio.

Io ho sbagliato.
Io non dovevo mettermi tra loro, io non potevo calmarli. Se ti metti in mezzo rischi la morte. La loro energia è talmente forte e distruttiva, che rimani anche tu coinvolto.

Sento una mano, mi sento tirare su. È Fabio, ora che sono di nuovo in quella strada piango, tra le sue braccia...

Renato e Cristina dove sono?
E i due balordi?
Il piccolo toro?
E il ragazzo con gli occhi azzurri?

Ho un vuoto. Non so come mi sono allontanata, so solo che ho bevuto con Fabio un rhum, mi ha detto che calma i nervi, ma il giorno dopo mi è salita la febbre a trentanove.
Shock!

Sono Elena.
Non ho mai parlato di tutto ciò negli anni che sono seguiti, non ho più rivisto il piccolo diavolo e neppure quel ragazzo con gli occhi azzurri comparso dal nulla. Ma non è stata l'ultima volta che ho visto la Rabbia Assassina in persone assolutamente normali.

Sono Elena.
Sono passati quindici anni da questo episodio, ora sono mamma, ho perso di vista Cristina, so poco di lei, vedo ogni tanto qualche notizia sui social; Fabio, anche lui è lontano, ogni tanto lo incrocio per strada e ci salutiamo semplicemente e... Renato...di lui non so più nulla.

Hanno chiuso il locale Siloporac.

Siloporac, una parola nuova, la moneta con una doppia faccia...da una parte la Rabbia Assassina e dall'altra il mio dolce ricordo del ballo e di uno sguardo azzurro.
Mi chiedo chi si ricorda di questo episodio, forse solo io...

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Bel racconto, grazie per aver partecipato.

Può darsi...😉
Grazie a te @piumadoro, mi fa piacere che ti sia piaciuto!

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