Lasciati fotografare

Stufo di ripetere all’infinito la stessa vita, Luigi decise di dare un taglio alla noia e di esplorare nuovi percorsi.

“Ormai all’alba dei 40 anni sono adulto” - si disse - “è tempo di dare sfogo alle mie incredibili capacità senza più trattenermi.”.

Bene, non restava che decidere cosa fare.

Dopo essersi guardato intorno stando seduto sul divano, notò con un certo stupore che nonostante le ore trascorse davanti alla TV il collo si muoveva ancora. “E’ un buon inizio, indubbiamente”.

L'appartamento però non rappresentava un’attrattiva immediata per una persona con le sue aspettative.

Cauto, uscì di casa per mescolarsi al mondo. Caso volle che proprio quel giorno fosse sabato. La città era invasa dai compratori del weekend che dilapidavano in pochi minuti quello che avevano faticosamente guadagnato durante la settimana. Luigi guardava stupito la frenesia dipinta su volti che volevano, dovevano assolutamente essere appagati e spensierati. A quello faceva da contraltare lo sfinimento dei commessi che cercavano di soddisfare voglie malamente represse.

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Street photography! Ecco la via da percorrere!

Immortalare l’eterno turbinio, i luoghi della città, la vita quotidiana, l’eccezionale, l’imprevisto e condividerlo con tutti via internet.

Chiaramente in poco tempo sarebbe diventato ricchissimo. E famosissimo. E richiestissimo. E felicissimo? Beh quello era da vedere, ammise con una scrollata di spalle.

Prese gli ultimi gioielli di sua madre e si avviò con passo sicuro verso un compraoro. Non ci era mai stato, ma da fuori prometteva bene.

Arrivato all’entrata, con la mano già sul pomello della porta, si trattenne: la memoria della sua povera genitrice non poteva essere dilapidata in quel modo. Decise quindi di chiamare l’eterna cugina per chiederle in prestito la macchina fotografica. Ne ottenne in cambio un cellulare con lo schermo rotto che era stato comprato due anni prima quando era già vecchio per il mercato.

La sensazione di ordinario avrebbe accresciuto lo spessore artistico delle sue immagini e veicolato il messaggio in maniera più raffinata di quanto avrebbe potuto fare con un modello entry level della reflex, si disse.

Dopo aver investito un po’ di spiccioli in una memory card, si appostò a un incrocio delle vie dello shopping con in mano il suo potente mezzo. Tutti i soggetti erano toppo veloci per il suo otturatore e troppo vicini per il suo obbiettivo.

Dopo una quarantina di scatti si ritrovò con una serie di gomiti, schiene e teste troppo sfocate per essere esposte in una galleria. Gli sembrava che il suo lavoro richiamasse vagamente un autore famoso per aver immortalato la movida madrilena con la polaroid… ma era un po’ vago e confuso come riferimento per farne il suo marchio di fabbrica.

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I soggetti in movimento in fondo erano un po’ scontati. Chi al giorno d’oggi non esalta la velocità in una sorta di ritorno alle parole d’ordine della prima modernità? Dai provider di fibra ottica ai siti per organizzare i viaggi passando per i padroncini delle consegne a domicilio. Tutti abusavano ormai di quel concetto svuotato della sua portata storica e ridotto a uno slogan trito ma a quanto pare necessario.

"Contemplazione" sarebbe stato il suo diktat.

Sorridente e ringalluzzito, tornò a casa, appoggiò il cellulare al portafrutta che troneggiava in mezzo al tavolo, tirò le tende, accese l’abat-jour e fotografò il divano.

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Le immagini sono tutte di mia proprietà