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RE: Per chi (e perché) scriviamo?

in #ita6 years ago (edited)

Bellissimo post, ci pensavo proprio ultimamente, anche in seguito ai recenti avvenimenti e commenti.

Mi hai riportato alla mente i tempi della scuola e il fatidico tema; quando davanti al foglio bianco con su solo il titolo, penna in pugno e testa china, mi arrovellavo il cervello per ricercare le idee, dopo aver rubato con gli occhi qualche altra piccola distrazione dall'ambiente circostante. Il tema, l'argomento dai noi non scelto, o scelto tra due o tre sempre da noi non scelti, e di cui eravamo costretti a scrivere. E dovevamo farlo anche bene, centrando la sostanza e curando la forma, rispettando le regole della sintassi, dell'ortografia, ecc.. pena il voto negativo che faceva media. Una lurida e rapida scaletta era sempre consigliata prima di stendere la brutta. Quando non si conosceva bene l'argomento, o rientrava tra gli argomenti più lontani dai nostri gusti, era il solito dramma.
E come hai giustamente osservato, bisognava anche considerare il soggettivo giudizio del prof, non si trattava pertanto di pensieri in libertà, ma più che altro oserei dire di pensieri in libertà vigilata.

Adesso assistiamo all'evoluzione digitale di questa scena: tra le dita tormentiamo una tastiera, e al posto del foglio e le sue righe vuote abbiamo la schermata bianca con il cursore lampeggiante, che ci dice "ehi, sono qui, sto aspettando che scrivi..".

Dopo le reminiscenze rievocate, posso solo dirti che sono pienamente d'accordo con te: scriviamo per noi stessi, ma affinché gli altri possano leggere. E' così da sempre.
Del resto che senso avrebbe se nessuno leggesse mai ciò che scriviamo?

Chi scrive spesso è consapevole (o almeno dovrebbe esserlo) che non sempre sarà capito o apprezzato, che lo sarà solo per una cerchia molto ristretta, o che lo sarà molto più in là, spesso dopo esser passato all'altro mondo. Ma non per questo verrà meno al suo desiderio, che in fondo è quello di ognuno di noi, di lasciare il proprio segno.