L'arte del Bonsai

in #ita6 years ago (edited)

Le temperature si alzano, i fiori sbocciano, gli alberi germogliano e possiamo dire che tutt’un tratto nelle ultime settimane è veramente arrivata la primavera.

Presi come siamo dalla vita di tutti i giorni, dal lavoro, dallo studio, molte volte passano gli anni senza che ce ne accorgiamo perdendo il ciclo biologico della vita che ci avvolge tutti continuamente.
Da appassionato fotografo naturalista ho iniziato ad avvicinarmi e a comprendere meglio il mondo naturale, le sue bellezze e cicli annuali che per millenni hanno segnato la vita delle genti del nostro pianeta nel bene e nel male.

E’ così che quasi per gioco dopo l’acquisto di un piccolo bonsai da interno assieme alla mia compagna ho scoperto il mondo dei bonsai, un mondo di perfetti alberi in miniatura curati nei minimi dettagli, un mondo che scherzosamente definisco di “matti” che anno dopo anno dedicano il loro tempo a potature e legature a creare una piccola pianta perfetta. Anche da una semplice pianta da vivaio che vediamo in qualsiasi negozio di giardinaggio possiamo creare negli anni un vero bonsai, acquisendo proporzioni perfette, bellezza e perché no anche valore economico.

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Il Bonsaismo nasce in Cina divenendo oltre che un’arte un vero e proprio stile di vita. Le prime prove che sono state trovate in Cina riguardo quest’usanza di coltivare piccoli alberi all’interno di vasi in terracotta risale addirittura al III Secolo A.C., ma è nel VI sec. D.C. che sono stati ritrovati dipinti raffiguranti bonsai nella tomba di un imperatore Cinese della dinastia Tang, ad indicare una più alta considerazione di tale arte.
Sono stati però i monaci buddisti con la loro grande cultura e rispetto del mondo naturale a creare quell’alone di misticismo e fascino che aleggia tutt’ora attorno a queste piante, applicando il buddismo zen alla coltivazione di tali piante. Danno vita al pensiero P’en-Tsai, ossia alla pratica ed alla vera e propria arte di coltivare alberi raccolti in natura all’interno di contenitori in terra cotta. Nei secoli hanno sperimentato e migliorato queste tecniche che oggi sono divenute i classici più antichi del bonsaismo pre-giapponese, affrontando con successo le principali problematiche di realizzare vasi adatti a resistere alle grandi escursioni termiche invernali quanto estive a proteggere le preziose radici delle loro piante, ad aumentare o diminuire la traspirabilità del contenitore sostituendo i materiali, alle potature ed ai vari stili “estetici” che possiamo donare alla pianta.

È durante il periodo della dinastia Ming (corrispondente circa al periodo della scoperta dell’America da parte di Colombo) che quest’arte viene portata ai massimi livelli in Cina, periodo da cui oggi provengono ceramiche classiche di inestimabile valore e bellezza, ma a cui si deve soprattutto la diffusione massiva del misticismo che aleggia attorno a queste piante, fondando credenze popolari con significati quasi soprannaturali e spiritiche tipiche delle culture orientali antiche verso queste piante.

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Nonostante quest’arte sia nata in Cina, conosciamo i bonsai solo grazie al Giappone. E’ grazie all’intensificarsi dei rapporti commerciali e diplomatici tra Giappone e Cina che questo viene a conoscenza di quest’arte tradizionale cinese, con le importazioni dei primi vasi da viaggi diplomatici. Ma solo nel XIV secolo in seguito alle lotte Cinesi contro le incursioni Mongole, quando un governatore cinese fuggì da un assedio mongolo rifugiandosi in Giappone, che portando con sè alcuni manoscritti del pensiero P‘en-Tsai ne diffuse anche il pensiero e filosofia. La novità di questo tipo d’arte zen arrivata per caso dalla Cina, creò una moda di nicchia che si diffuse rapidamente all’interno dell’aristocrazia Giapponese, divenne un’arte nobile e riservata ai ricchi aristocratici che ne adattarono la filosofia al pensiero zen nipponico.

Come anticipato poco fa l’Europa conobbe i bonsai grazie al Giappone ed in particolare alla Fiera mondiale di Parigi del 1878 quando un espositore nipponico portò per la prima volta alcuni esemplari di bonsai nel vecchio continente. Queste straordinarie piante affascinarono subito i Francesi che si prodigarono in pochi decenni a diffondere questa disciplina in tutta Europa.

Il Bonsaismo moderno ha oggi come sede principale il Giappone, e dopo il periodo di diffusione di questa moda in Europa nel secolo scorso è un po’ stato dimenticato o comunque non seguito più come un tempo. In Giappone è invece un pensiero molto vivo, le migliori attrezzature per il bonsaista, i migliori terricci e concimi utilizzati in tutto il mondo hanno tutti origine nipponica. Di seguito osserviamo un esempio di arte Bonsai applicata ad un giardino.

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Persino la parola "Bonsai" che tutti conosciamo oggi è derivata dalla lettura giapponese dei due kanji 盆栽: il primo (bon) significa "contenitore", mentre il secondo (sai) significa "piantare”.
Come abbiamo visto quest’arte millenaria necessita di una buona dose di studio e prove prima di poter riuscire nell’impresa di realizzare la propria pianta, è per questo che in questo post come nei prossimi cercherò di riassumere quanto sto leggendo e studiando di quest’arte a favore di chiunque voglia provare ad approcciarsi a questo tipo coltivazione molto tecnica con regole e canoni ben precisi e complessi.

A seconda delle piante scelte per la coltivazione può essere richiesto un impegno più o meno costante e complesso, sono poche le cose che si lasciano al caso o al cosiddetto “pollice verde”, per cui la frase “io faccio morire sempre tutte le piante, ho il pollice nero non verde per cui lasciamo perdere i bonsai” non la vedo come azzeccata come approccio in questa disciplina.

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Le piante da bonsai sono quasi tutte “catalogate” e possiamo facilmente trovare tutte le caratteristiche della pianta e comprenderne subito i caratteri biologici distintivi principali e come dobbiamo adattarci ad esse nelle cure pratiche della pianta: quanto e quando bagnarla, quando trapiantarla e con quale tipo di terriccio, quando e come potare, quando e come concimare, dove posizionarla per avere la giusta quantità di luce e calore. In tutti i casi si partirà dalle “caratteristiche tecniche” dell’albero per poi adattarsi seguendo i segnali della pianta in fase dormiente quanto in fase vegetativa a favorirne al massimo lo sviluppo corretto.
Quello su cui non si può transigere è la disciplina, la pazienza, la costanza, la determinazione, un po’ le stesse caratteristiche richieste all’investitore comune quanto è soprattutto in ambito criptovalute, ma anche per eccellere in steemit.

Bisogna annaffiare costantemente le piante: noi non ci dimentichiamo di cenare quindi non dobbiamo dimenticarci di annaffiare la nostra pianta soprattutto nei periodi estivi e concimare abbastanza regolarmente; quando è ora di potare abbiamo una finestra temporale di alcune settimane prima di perdere il periodo giusto e probabilmente tardare anche di un anno la corretta impostazione della pianta; la mancanza di sostanze nutritive nel terreno, l’accrescimento dell’apparto radicale indicano la necessità di un rinvaso che deve possibilmente essere effettuato seguendo il ciclo biologico della pianta (almeno per le piante da esterno), il giusto tempismo anche qui è d’obbligo per non far soffrire il nostro piccolo ma prezioso vegetale che per vivere in un piccolo vaso necessita di attenzione e cure abbastanza semplici, ma comunque costanti.

Fonti:
Libro bonsai, stili, legature e potature, Wikipedia per la parte di storia
molti canali YouTube tra cui cito bonsaiclub.it, DansBonsai
Esperienze personali corsi e club bonsai locali

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Ho sempre sognato di possederne uno, peccato che i gatti lo raderebbero al suolo

ECCOMI!!!
Uno dei matti....

Perfetto! Spero avrò la tua opinione sui futuri post allora :)

non è detto; io ho una gatta e sono riuscito a creare una convivenza pacifica con ulivo e carmona che tengo all'interno per il momento... quelli all'esterno li tengo rialzati su degli scaffali fatti di una specie di grata rigida in modo da renderli scomodi nel caso voglia camminarci sopra e che dreni l'acqua quando bagno, così non ci si avventurano...dopo un po' si abituano e poi non ci fanno più caso... :)