Maastricht cuore dell'Europa e della cultura

in #ita7 years ago

Maastricht è un comune olandese di 122mila abitanti situato nella regione meridionale del Limburg di cui ne è il capoluogo. La sua posizione strategica, al confine tra Belgio e Germania, ha fatto sì che nella città venne firmato il noto trattato del 7 febbraio 1992 anche conosciuto come Trattato dell’Unione europea (TUE). Con ciò, dodici paesi membri della Comunità europea (CE) fissarono le regole politiche e i parametri economici e sociali necessari per l'ingresso dei vari Stati aderenti nella suddetta Unione.
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(piazza centrale cittadina universitaria)

La Maastricht University

Degno di nota nella città è la Maastricht University che si posiziona al quarto posto assoluto delle migliori università con meno di 50 anni di operatività. L’ateneo è composto da circa 16mila studenti e 4mila dipendenti e non da ultimo è l’università più internazionalizzata d’Olanda. Infatti, la metà degli studenti viene dall’estero. Infatti si contano più di 100 nazionalità diverse comprendendo anche gli studenti in exchange. Questo è dovuto da un insegnamento erogato unicamente in lingua inglese, una posizione strategica della città al centro dell’Europa continentale e dalla vicinanza nel senso di rapporti lavorativi con le migliori istituzioni europee.

Il metodo PBL

La caratteristica, però, che differenzia questa università è l’innovativo metodo di insegnamento, il PBL, problem based learning. L'apprendimento basato sui problemi è un approccio pedagogico centrato sullo studente che utilizza l'analisi di un dato problema quale scenario di partenza per l'acquisizione di nuove conoscenze. In particolare, gli studenti vengono incoraggiati attivamente al ragionamento e alla risoluzione del problema studiando in modo autonomo.
L'apprendimento basato sui problemi è stato originariamente introdotto durante gli anni 1960 presso la facoltà di medicina dell'Università McMaster di Hamilton, Canada. Tipicamente gli studenti vengono suddivisi in gruppi, incentivando un processo di problem solving collaborativo. Il ruolo dell'insegnante è quello del "facilitatore", ovvero rappresenta colui che guida e controlla i progressi del gruppo durante le varie fasi dell'apprendimento. Una volta giunti alla risoluzione del problema segue solitamente una discussione comune che coinvolge tutti i singoli gruppi di studio, riassumendo i progressi e i nuovi concetti acquisiti complessivamente durante la risoluzione dei problemi.
Teoricamente il PBL è stato spiegato nel 1982 da Barrows e in seguito nel 1984 da Woods. I due argomentarono che questo metodo fosse suddiviso in 4 fasi. Nella prima fase viene introdotto un problema “autentico” il quale gli studenti non sono in grado di risolvere. In seguito lo studente individualmente deve definire il problema, identificare le nuove conoscenze da apprendere oltre quelle già possedute e stabilire un metodo per risolvere il problema. La terza fase prevede la risoluzione del problema con l’ausilio delle nuove conoscenze apprese ed infine, nell’ultima fase, avviene il dibattito di gruppo sulle risorse informative raccolte.

Come viene applicato il PBL

Nella Maastricht Univeristy ogni materia viene trattata in 14 tutorial da due ore l’uno suddivisi su 7 settimane e viene affrontata tramite dibattiti e discussioni tra gli studenti in classe (rigorosamente da massimo 15 alunni). Rispetto al metodo tradizionale, le lezioni frontali con classi gremite di studenti sono ridotte al minimo indispensabile, ovvero, vengono utilizzate per fornire agli alunni le informazioni necessarie su come affrontare la materia in questione e vengono spiegate, dal course coordinator (il professore) o da esperti in materia, solo gli argomenti più difficili o importanti del corso. Il resto del lavoro viene affidato ai ragazzi per responsabilizzarli e migliorare le loro skills di problem solving, fondamentali per il futuro mondo del lavoro. A loro viene chiesto di studiare autonomamente un argomento specifico del corso e di fare esercizi che svariano da temi e presentazioni a esercizi e calcoli, successivamente durante i tutorial vengono applicati i concetti appresi per affrontare e risolvere un problema o semplicemente rispondere ai learning goals (domande del tutor). Infine le conoscenze acquisite durante il corso gli studenti vengono valutate tramite un esame, con una o più presentazioni, con assignment o con un mix ponderato di questi.
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(entrata biblioteca universitaria facoltà di economia)

Conclusione

Chiedendo pareri su questo metodo ai ragazzi che hanno avuto esperienza con ciò viene fuori che alcuni di loro, in particolare quelli più estroversi, sono soddisfatti da questo sistema in quanto aiuta nella crescita personale, migliora le qualità nel lavoro di gruppo e nell’interagire con le persone; altri invece hanno pareri discordanti, quasi opposti, in quanto criticano il fatto che questo metodo sia simile a quello utilizzato al liceo e non conceda il tempo libero che invece può fornire il metodo tradizionale utilizzato in Italia.

P.s. Questo articolo è basato su esperienze personali passate dell'autore, la descrizione di ogni caratteristica di questo metodo è stata testata direttamente da esso. Le immagini sono di produzione propria.

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Wow. Mi viene in mente una lettura che feci sulla vita di Carl Rogers (noto psicologo americano). Pure lui negli anni sessanta utilizzava un metodo di insegnamento simile.

Pensa, io l’ho testato personalmente in Olanda questo metodo è molto importante!

Interessante. Che tu sappia, esistono delle statistiche di efficacia dell'apprendimento secondo i metodi differenti?

Non lo saprei, magari Harvard o altre universitá prestigiose li hanno fatti nel tempo.