The boss of drones

in #writing4 years ago (edited)

ROBOT E DRONE.jpg

Nelle prigioni c’erano ormai solo dei viaggiatori del web, dei tecnici informatici, ingegneri elettronici, esperti di robotica.
Internauti truffatori e pirati informatici abbondavano nelle celle, celle a prova di interferenze elettroniche e di assalti

Con la coda tra le gambe, dai ladri di biciclette sino agli spacciatori di cocaina, tutti i normali rassicuranti delinquenti avevano cambiato mestiere: chi si era dedicato alla pesca del luccio, chi a ingozzarsi di serie tv, chi a servire nelle mense dei poveri per cercare di redimersi, chi a giocare a curling sul ghiaccio, chi aveva rispolverato il sano risiko in onore alle loro glorie passate di dominatori del malaffare.

Nei cieli delle città, in quell’anno 3042, volteggiavano migliaia di simpatici e variopinti droni, insieme a deltaplani superattrezzati, taxi aerei, leonardesche biciclette con le ali, piccoli razzi a uno o due posti, skate-air-board, monopattini volanti e così via.

I droni ormai erano i più numerosi: portavano la spesa e le medicine alle vecchiette pigre o malate, andavano a cantare serenate per le fidanzate, filmavano accoppiamenti porno per guardoni incalliti, andavano ad ammanettare devianti informatici, volavano a scegliere le bomboniere per prossimi matrimoni manovrati da sposi distanti e languidi, volteggiavano accanto ai bambini che andavano a scuola portando tablet e ebook e anche il cestello con la merenda, piombavano dall’alto per afferrare un malcapitato topino e portarlo al gatto di casa, stavano alla sera sul letto vuoi con un piccolo ventilatore per rinfrescare o con un piccolo televisore incorporato per divertire l’assonato padroncino, nelle aule dei tribunali si spostavano dal procuratore al difensore per registrare le arringhe.

Era una gigantesca flotta di volatili meccanici che occupava tutto lo spazio possibile: nell’aria fra nuvole, tetti, alberi, prati, strade.
In basso, volando rasoterra, a volte trasformandosi in macchinine a quattro o cinque ruote.
Sotto terra, nelle fogne, nei tubi, nei cimiteri, per controllare raccordi, guasti, per attivare sistemi di riscaldamento o irrigazione, per agire da medici legali per fare autopsie a posteriori.
E nell’acqua per pulire fondali da plastica e resti di computer e televisori o per accompagnare i sub nelle loro escursioni marine e altre mille funzioni.

In una piccolo cella di un piccolo carcere di una piccola cittadina di una piccola isola al largo della piccola regione Piccolistar,a picco sugli scogli, stava un omino con lenti a contatto potenti, spettinato in quei quattro capelli che aveva, le sue mani agili tasteggiavano un mac costruito di nascosto con materiale arrivato via drone marino attraverso conduttore di scarico del piccolo carcere della piccola cittadina della piccola isola al largo della piccola Regione Piccolistar, a picco sugli scogli, lambiti da piccole onde sferzate da una piccola brezza.

I suoi occhi brillavano di eccitazione.

Il mac era collegato via trudistartwitterinstagrammifacebikyoutubismegatronegigabitter alle antenne di molteplici centrali.
Erano le ore 13,45 di un normale giorno di carcerazione in quella piccola prigione, in quella piccola cella.
Ma il giorno non era in verità un giorno come gli altri.

Iniziava l’era di Omino, la sua epoca, il tempo del Guardiano del Mondo, il momento del Bossdrone.
Lui era il Bossdrone, il primo Bossdrone, il primo dominatore dei droni.

Omino aveva aspettato per dieci anni quel momento, aveva studiato, matematicato, informaticato, inventato e inventariato.
Trepidava, ma se i calcoli erano giusti, presto sarebbe stato libero e padrone di gran parte dell’universo concreto e virtuale.
E avrebbe compiuto la sua vendetta e anche si sarebbe concesso un buon hamburger.
Perché lui era in quella piccola cella a causa di una truffa informatica ordita dai suoi rivali in amore, Butter e Cutter.
Ma Omino era una Mente, gran visir dei Mentali e Primo Cervello Intonso.
Non sarebbero scampati alle sue ire.

Alzò, tutto sudato, il dito indice.

E schiacciò Invio.

Il sistema di collegamento via trudistartwitterinstagrammifacebikyoutubismegatronegigabitter scattò come un ghepardo e lanciò il segnale fatidico.

Droni del cielo, di terra, di acqua e di sottoterra unitevi!
Tutti i droni furono scossi da un brivido, quasi esseri umani turbati da accadimenti inaspettati e inquietanti.

Tutti fermarono le loro attività.
Si unirono in cielo in un grande stormo.

Centocinquantaduemila droni presero la direzione voluta.
Piombarono sul piccolo carcere su quell’isoletta, perfettamente guidati da Omino, si divisero i compiti: alcuni tramortirono le guardie, cinque sputarono in un occhio ai carcerati di merda che avevano tartassato Omino, altri volarono in cucina a rovesciare i pentoloni di sbobba per creare confusione, un drone portò diecimila bitcoindollarilire all’infermiera che aveva sempre avuto riguardo per Omino.
Gli altri si avventarono come cani selvatici rabbiosi sulle porte e inferriate delle piccole celle e liberarono tutti i prigionieri.

Poi tutti insieme sollevarono Omino insieme ai suoi oggetti preziosi informatici e decollarono portandolo nella libertà.
Volarono a lungo, guidati dai tasti di Omino che ora era diventato il Bossdrone, il padrone dei droni.
Volarono a lungo e alla fine atterrarono su un’altra piccola isola, dove Omino avrebbe installato il suo quartier generale e da dove avrebbe organizzato la sua vendetta.

Era l’sola di Montecristo.

DRONE.jpg

I disegni sono dell'autore
Con questo racconto partecipo al Contest Theneverendingcontest n. 74 S4 - P5-I2

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