Che succede alla piccola borghesia italiana?

in #economia3 years ago

La piccola borghesia composta dai ristoratori, da un anno subisce apri e chiudi che danneggiano comprensibilmente i loro redditi e non solo.
Nonostante le proteste, che hanno avuto luogo varie volte, e in quasi tutti i capoluoghi, come ad esempio a Milano ad ottobre 2021, o a marzo 2021, i due governi non sembrano averli ascoltati, sia a livello regionale che a livello nazionale. Il discorso cambia poco per altri settori della piccola borghesia, più o meno proletarizzati oramai, come proprietari di alberghi, palestre, musicisti, attori, e così via.



Immagine di dominio pubblico

Visto che la strategia dei due esecutivi sta ammazzando il settore, verrebbe da domandarsi se la reazione dei ristoratori risulta bilanciata rispetto al danno arrecato. O il danno arrecato risulta molto minore di quanto le associazioni di categoria dicono, oppure esiste qualche sorta di freno alla loro azione.

Come mai le associazioni di categoria non occupano ad oltranza il palazzo di regione Lombardia? O direttamente le strade di Roma? Forse perché queste risultano collegate all'elezione dell'attuale amministrazione, e governo, responsabile di risultati discutibili? O forse perché si tengono in vita col credito ad interesse basso, che alimenta il fenomeno aziende zombie, che il governo Draghi vorrebbe fronteggiare?

Come mai dei ristoratori non si sono organizzati indipendentemente per manifestare, oppure occupare ad oltranza i centri di potere regionale e non, visto che questi hanno comunque una certa autonomia nella strategia contro il covid?

Qualcuno a gennaio 2021 ha provato una protesta che potremmo definire indipendente, successivamente col supporto delle frange più reazionarie della politica, con risultati piuttosto eterogenei, perché così come anche insegna l’economia classica, l’andamento dell’economia dipende dalle aspettative. In questo caso le aspettative, e quindi la partecipazione dei consumatori a questi tipi di disobbedienza, dipende dalla propria percezione del rischio di contagio e dalla paura dell’autorità.

Perché la piccola borghesia ne sta prendendo così tante? Un’ipotesi

Il potere Statale, in mano alla borghesia, ma non di certo alla piccola, nei periodi di crisi ha la responsabilità di decidere su chi scaricare i costi di questa. Con Monti e i successivi governi colorati (perché fra destra e sinistra cambia solo il colore del cameriere che serve il Capitale, cit.), questi li hanno scaricati sul proletariato (Decreto salva Italia, Jobs Act per precarizzare ulteriormente il lavoro, Buona scuola, Decreto Minniti-Orlando per punire più severamente le occupazioni, etc.). Con il benestare dei sindacati collusi.
L'attaccante utilizza sempre sui punti deboli di un obiettivo. In quel caso, il proletariato senza sindacati combattivi. La forza dell’attaccante risiede nei punti vulnerabili della difesa. Per questo non esiste più una corsa agli armamenti nucleari, a livello internazionale, ma una corsa alle più recenti tecnologie (informatica quantistica, apprendimento automatico, vettori riutilizzabili per lanciare più satelliti di varia natura, e così via.)
Ai tempi di Monti fu colpita anche la piccola borghesia, degli artigiani ad esempio. Ma in quantità marginalmente inferiore.

Col covid la strategia cambia. Qualche cospiratore attribuisce la strategia della distruzione della piccola borghesia al Grande Reset. Peccato che si concentrano solo su pochi casi del 2019-2020, tra l’altro mal interpretati. Per capire come mai lo Stato decide di far pagare l’emergenza alla piccola borghesia, bisogna fare qualche passo indietro per capire i rapporti di forza.
A Marzo 2020 hanno avuto luogo vari scioperi spontanei del proletariato, come a Pomigliano. Questo ha spaventato fortemente il ministrero dell’interno, perché significa che il potere borghese non riesce più a imbrigliare il proletariato nei sindacati collusi e tutti gli organi di stati volti a spegnere la lotta di classe, come ad esempio il Garante degli scioperi.

Che cosa facevano settimane prima le associazioni di categoria piccolo borghesi? Diffondevano slogan invecchiati malissimo. Si capisce subito quali delle due classi costituisce una minaccia maggiore all’ordine costituito.

Quindi, mentre la azioni di marzo di piccole parti di proletariato hanno anche portato a misure come il blocco dei licenziamenti, una misura comunque finta, che infatti viene prorogata ogni volta facendo finta che il padrone non abbia infiniti modi per licenziare, la piccola borghesia ha ricevuto ristori da fame, in vari casi in ritardo, e linee di credito speciali con un sacco di regole per accedervi.

Ho voluto spiegare una parte del perché i due governi stanno massacrando una classe piuttosto che un’altra, anche se credo che il conto da pagare non l’hanno ancora presentato nella sua interezza. Resta da capire come mai la piccola borghesia non riesce a lottare, mentre invece il proletariato si, o comunque di più.
La risposta risiede nella cultura che diffonde la classe dominante, o meglio, nell’egemonia. L'ascesa di Berlusconi ha fortemente influenzato l’offerta di contenuti televisivi e culturali, anche nella RAI, per motivi di competizione (rimando ad Hotelling nel caso nell’assenza di prezzo per un prodotto).
La ricerca del piacere come fine ultimo della vita, diffuso da decenni dai canali d’informazione della galassia Fininvest, risulta l’esatto opposto di quel, ad esempio, cinema critico degli anni 60-70. Si tratta di una tendenza internazionale, non una particolarità italiana nata con Berlusconi. La cultura Hollywoodiana completa quest’opera egemonica. “Andrà tutto bene” si sente spesso nei film americani. Lo slogan della prima ondata risulta, oramai tristemente, quello. “Tutto andrà bene”.

Mentre il proletariato ha ancora settori combattivi, come ad esempio il SiCobas che lo Stato sta prontamente provando a neutralizzare, la piccola borghesia no. La cosa più combattiva sembra non pagare le imposte, se paragonata alla negazione della pandemia da parte di certi neo-fascisti o la follia a zig-zag di certi leghisti di riaprire e fare come la Svezia.
Il proletariato risulta comunque frenato da questo tipo di spirito del tempo, basta vedere i numerosi casi raccolti nel libro La sinistra di destra, ma visto che risulta quantitativamente maggiore della piccola borghesia, riesce ad avere code estreme, in termini di passività e combattività, numericamente più rilevanti. In particolare la coda combattiva funge da traino per piccole conquiste che, a macchia d'olio, serve a ricordare che la lotta paga. Sempre.

Conclusioni

La piccola borghesia, non solo italiana, sta soffrendo di più in questa crisi perché risulta vittima della cultura diffusa dall’alta borghesia, dall’assenza di organizzazioni proletarie di massa che facciano da traino alla lotta (come ad esempio negli anni 60-70), perché sta accettando da mesi passivamente restrizioni che la danneggia fortemente, senza organizzare manifestazioni incisive, per motivi collegati alla prima frase.

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