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Teofilo ottoni, si adozione standard.
In Italia manca ancora dal mio punto di vista una cultura della cultura. Fare il musicista non è considerato un vero mestiere

Purtroppo è amaramente vero. E non soltanto in fatto di musica, ma di tutte le arti. Fondamentalmente, per l'italiano medio (specie nord-occidentale) vige il binomio artista=parassita sociale da mantenere a sbafo, un peso morto e fonte di grattacapi per i genitori. Nel sud e nelle isole va un po' meglio. Ho un collega scrittore siciliano che è riuscito ad affermarsi perchè i genitori non gli hanno mai rinfacciato che a 35 anni li trattasse come limoni da spremere perchè trascorreva il suo tempo sulla scrivania tra mille scartoffie, quaderni, penne oppure al mare (dove prendeva ispirazione).Anzichè fare la persona seria cercandosi un posto in fabbrica (ovvero il sogno del genitore piemontese medio). Tra l'altro, in Piemonte (e temo nel nord in generale, tolte le regioni autonome), non solo si arriccia (o si arricciava, qualora qualcosa fosse cambiato da quando non ci sono più) il naso davanti alle arti, ma pure davanti alla prosecuzione degli studi. Soprattutto ai miei tempi, licenza media in mano, il pargolo medio veniva indirizzato a candidarsi come operaio in una fabbrica oppure muratore. Per le figlie femmine, commesse in un negozio (ma siccome requisito sine qua non per fare la commessa, quantomeno nella mia città natale, era o a tutt'ora è, per quei risicati negozi italiani a tutt'ora in piedi, la bella presenza fisica in stile movie star, in troppe finivano ovviamente operaie). Non avrai dunque da stupirti, se un giorno farai un salto in Piemonte e vedrai che i medici specialisti, i giudici e i poliziotti stellati hanno per lo più cognomi siciliani, calabresi, napoletani. Perchè la mentalità del genitore meridionale medio (e delle isole) è: voglio che mio figlio abbia una vita migliore della mia, quando non è quantomeno di classe media o piccolo-borghese ed è capace di indebitarsi pur di far studiare il pargolo (se poi sta quantomeno discretamente bene economicamente, non si crea paturnie di sorta).
Il genitore medio settentrionale, specie se imprenditore (in Piemonte è molto più facile vedere il figlio di un operaio o un impiegato mantenuto all'università dai genitori che i figli di imprenditori o comunque di gente benestante): è in grado di camminare, non è disabile e quindi è ora che cominci a portare soldi a casa. Se vuole studiare, si trovi un lavoro, chieda borse di studio e copra le sue spese, che non sono ansioso di mantenere un fannullone. Poi non lamentiamoci che l'Italia, quanto a livello di istruzione di popolo, è non soltanto il fanalino di coda di tutta europa, come unico paese UE privo di obbligo del diploma di scuola secondaria, eccezion fatta per la riforma 2020 che comunque obbliga a frequentare almeno un biennio o triennio professionalizzante, ma più indietro perfino di paesi del quarto mondo come la Corea del nord e il Messico (l'istruzione secondaria è obbligatoria perfino lì dalla notte dei tempi, mentre vergogna delle vergogne, finanche l'obbligo della licenza media in Italia è alquanto recente: 1976, incredibile😮).

Si è vero è molto facile criticare l'Italia, e soprattutto gli artisti italiani che sempre più numerosi hanno venduto l'anima ai labels, ma è anche vero che se uno cerca riesce sempre a trovare artisti meravigliosi, con talento, che costruiscono con la loro arte un nuovo presente. Non dimentichiamoci mai che l'arte e la musica da sempre accompagnano i cambiamenti della nostra società.

Chissà in quanti avranno però fatto come te (i fortunati che hanno potuto): rivolgersi agli esteri più verdi pascoli. Non a caso i TG si prodigano in eterne geremiadi sulla famosa fuga di cervelli (e per forza). Mi duole tanto per coloro che non lo possono fare e nonostante il loro talento artistico si devono adattare a lavori d'ufficio o da magazzinieri, magari pure in un ambiente tossico dove il capo inveisce ad muzzum contro di loro un giorno si e l'altro pure e i colleghi sempre pronti a pugnalare alle spalle (inutile farsi allusione: l'ambiente di lavoro comune italiano medio è questo e nostri colleghi di OdB ne sanno qualcosa). Succede a chi ha genitori anzianotti che non godono di gran salute, la qual cosa gli impedisce ovviamente di emigrare come i colleghi artisti più fortunati di loro. Tanto di cappello per questi coraggiosi che meritano una medaglia.

Se leggi un po' il libro scopri che in realtà sono partito dall'Italia per varie ragioni, prima lo studio con il progetto Erasmus che mi ha fatto partire e poi l'amore che mi ha fatto rimanere per un po', infine l'avventura della vita stessa e la promessa che avrei vissuto solo con quello che la musica mi permetteva di guadagnare e i risparmi accumulati lavorando 16 ore al giorno come cuoco in Italia negli anni prima. Dormivo anche in macchina, nelle sale di prova, a casa di allieve di chitarra o di altri amici musicisti, i verdi pascoli sono verdi perchè decidiamo che siano verdi e la fortuna non arriva dall'esterno si costruisce o si distrugge dall'interno con pensieri e parole. Siamo sempre e comunque i registi del nostro universo olografico

Avevi fatto benissimo ad approfittare dell'Erasmus🐣! Quanto al lavoro di cuoco in sè e per sè, purtroppo prevede quegli orari lì, niente da fare. Si sgobba a doppi turni e lo stipendio, bisogna poi vedere.
Diciamo che alla fortuna come tale non credo affatto. Credo semmai nella convergenza di circostanze intrinseche ed estrinseche spesso concomitanti. Ma riguardo a quelle estrinseche, cioè le esterne che non dipendono minimamente da noi (è assodato e la storia del mondo lo comprova), spesso su quelle non abbiamo alcun potere. Un esempio terra terra: una mia collega di prima laurea era stata costretta a interrompere gli studi per un lungo periodo per assistere la mamma che si era ammalata gravemente. Quindi la mia amica non aveva avuto modo di decidere di non andare fuori corso e forse per un botto di anni, perchè se non nasci in una famiglia come minimo benestante e ti si ammala un familiare, sei te che oltre ad assisterlo ti devi pure occupare delle faccende di casa, delle bollette, delle tasse e di tutta la burocrazia annessa e connessa. Se sei di famiglia come minimo benestante, invece, paghi un commercialista fidato per la burocrazia più ostica, uno sbrigafaccende per la burocrazia più ingrata (code agli sportelli delle poste, all'anagrafe, ecc.), paghi una donna che ti faccia le pulizie in casa e cucini mentre tu sei libero di dedicarti al capezzale del tuo caro e nel tempo che ti resta a continuare a studiare. Se non nasci in una famiglia quantomeno benestante, spesso vuol dire che non ne eri predestinato (credo nella predestinazione anche per gli affari terreni, ma questo non significa affatto che si deve trattare di una scusante per non rimboccarsi le maniche, niente affatto).

Tuttavia la maccanica quantistica e un po' anche la relativistica concordano sul fatto che la nostra coscienza crea l'ambiente e che l'universo è non locale. Ovvero esterno e interno starebbero a specchio tra loro. L'esterno virtuale riflette l'interno reale.

La mia vita anche con tutti i momenti angosciosi, disperati è il frutto della mia coscienza, e della mia incapacità di vedere che sono io il creatore del mio universo e per questo lo crea perchè ne diventi consapevole attraverso l'esperienza.