Storie di Ordinaria Thailandia

in #ita6 years ago

Quanto amore

La famiglia prima di tutto



grand-palace-1822487_1280.gif CC0 Creative Commons - Pixabay

Mhhh…Ahhh…Uhhh… Tra sbuffi e versi gutturali quel moto altalenante rallentava, era come una locomotiva a vapore alla quale manca il comburente. Ancora qualche colpo quel pistone spompato arrestò la sua corsa e si adagiò sul suo ventre tra i fumi ed i vapori che fino ad un’attimo prima lo avevano alimentato.

Che schifo, che puzza, spero che con una doccia riuscirò a levarmi di dosso l’odore di questo ciccione e spero che Pim questa volta abbia contrattato la giusta ricompensa. Quello stronzo mi sente se non mi da almeno 1000 bath per questa merda.

Lin come ogni altra sera era arrivata in quella specie di Hotel con centinaia di piccole finestre sulla facciata che si accendevano ad intermittenza come luminarie natalizie.

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Arrivava in Taxi, con lo sguardo perso, distante, era una vera maga nell’annullare la propria mente. In realtà lo erano un po’ tutte, varcavano l’ingresso come semplici ragazze dalla vita normale e dalla faccia acqua e sapone e dopo qualche minuto nei camerini per cambiare i vestiti e rifarsi il trucco apparivano come star sotto i riflettori, dietro quella grande vetrata che metteva in luce ogni loro forma e splendore.
Ad ognuno Dio dona delle doti e a Lin dio aveva donato la bellezza. Grazie a quel dono Lin non doveva fare altro che sedersi, sorridere ed aspettare che qualcuno chiamasse il suo numero, alzarsi e sfilare come una vera star.

Era cresciuta in un piccolo villaggio dell’Isaan, in mezzo al nulla, tra le risaie i bufali e nessun passatempo.

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Ricorda che da bambina sognava di poter avere una bella casa, con il pavimento, la cucina, un vero bagno con la tazza sulla quale potersi sedere ed anche una vera doccia con l’acqua calda. Aveva sentito dire che la gente nella capitale viveva così, e non appena maggiorenne anche lei ci sarebbe andata. Aveva uno zio che lavorava lì e si sarebbe potuta appoggiare a lui fino a quando non avesse trovato una sistemazione.
Lin era sicura che un giorno ce l’avrebbe fatta, avrebbe avuto tutto ciò che sognava, persino un letto grande, morbido e lo avrebbe riempito di peluche che aveva sempre adorato.

Ora Lin aveva tutto questo ed anche di più.
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Si svegliava puntualmente a mezzogiorno passato tra i suoi pupazzi con i quali adorava giocare ed addormentarsi come tanto desiderava poter fare quando era bambina. Si sfilava l’apparecchio accendeva la musica e dava uno sguardo al telefonino per controllare a che ora era l’appuntamento con le sue amiche. Avevano un gruppo su Line dove si scambiavano pettegolezzi e faccine divertenti.

Si incontravano regolarmente da Pu il parrucchiere che curava le loro acconciature e dove lavoravano anche Jim, Daw e Lek esperte di manicure e smalto, ma soprattutto confidenti, con le quali si divertivano scambiarsi i pettegolezzi e le abitudini più assurde di quegli idioti che si innamoravano o delle prestazioni più imbarazzanti.

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Solitamente mangiavano tutte insieme nel retro del negozio. Si sedevano in cerchio sul pavimento in tipico stile Isaan. Le ragazze ordinavano ogni ben di dio che adoravano condividere. Non erano più in Isaan ed ora potevano permettersi tutto quello sfarzo. Ordinavano molto più di quanto il loro stomaco potesse contenere e solitamente sceglievano tra i piatti più cari incuranti dello spreco se non fossero riuscite a ripulirli tutti.

Ogni giorno era una grande festa, tra risate cibo e birra, si raccontavano le loro vite applicando ai racconti sempre un po’ di immaginazione che facesse sembrare le storie un po’ più affascinanti.

Toccava a Pu, il titolare del negozio richiamare le sue dipendenti all’ordine. Se non le avesse interrotte non avrebbero potuto farcela per le 6.00 pm. e lui doveva passare a prendere le bambine prima di rientrare a casa.

Lin adorava lo shopping e soprattutto adorava i cosmetici di ogni tipo ed i profumi costosi, soprattutto quelli francesi.
Ogni giorno al rientro dal salone di bellezza entrava a fare un giro nei negozi di quel grosso centro commerciale sulla strada per casa. I corridoi erano larghi e maestosi, le vetrine avevano un’aria elegante ed i prezzi erano a dir poco vertiginosi, ma ogni giorno non poteva fare a meno di aggiungere un pezzo alla sua collezione che esponeva orgogliosa nella consolle proprio accanto al suo letto.

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Ogni pezzo le dava forza e affermazione. Era la conferma che ce l’aveva fatta.

Quando entrava nel palazzo acconciata come una dea e con i sacchetti in mano, non guardava in faccia nessuno, era superiore a tutti ed era per quello che aveva scelto una delle stanze più lussuose, al trentesimo ed ultimo piano di quel Condominio.

Dove viveva c’era ogni sorta di servizio la palestra, la sauna, la piscina che le avrebbe fatto piacere sfruttare.
Le piaceva vedere come si divertivano gli altri a giocare nell’acqua, li osservava ogni giorno dal suo balcone.

La sua terra di origine è lontana dal mare e le piscine non ci sono, per cui Lin non ha mai imparato a nuotare.

E’ tardi, tra solo un’ora Ali, il tassista del club mi verrà a prendere, non posso farlo aspettare anche oggi.
A Lin andare a lavorare non spiaceva, incontrava le sue amiche e poi anche quello stronzo di Pim in fondo in fondo le voleva bene.

Lavorare lì era una grande fortuna, non doveva preoccuparsi di nulla, ed anche la sua famiglia era felice.
Tutte le settimane poteva inviare a sua mamma il denaro che le serviva per sopravvivere.

Presto sarebbe anche riuscita a mettere i soldi da parte per comprarle qualche mucca in più e magari anche un bufalo. Sua mamma sarebbe potuta andare a testa alta nel villaggio, avrebbe avuto la mandria più numerosa e maestosa di tutti.

E pensa poi quando un giorno la figlia si sarebbe presentata con la sua macchina nuova, un Pickup di quelli che si vedono nei poster ai bordi delle strade. Lo avrebbe ordinano completo di ogni optional, e suo padre sarebbe potuto sfilare ogni giorno tra le stradine sterrate del villaggio tra gli sguardi invidiosi di tutti.

Ovviamente i genitori non dovevano sapere che lavoro facesse, Lin aveva detto alla mamma che faceva la parrucchiera, se lo avesse scoperto le si sarebbe spezzato il cuore.

Ai genitori quella storia andava bene, l’avevano accettata senza porsi troppe domande. Non si erano mai chiesti ad esempio come facesse una parrucchiera ad inviargli così tanto denaro ogni settimana, come facesse a vivere in un appartamento così lussuoso, ad indossare abiti firmati ed avere addosso quei profumi così raffinati…

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A loro andava bene così e facevano festa ogni sera con litri di alcol, musica e cibo.

Ah, se solo Lin fosse stata qui, chissà come si sarebbe divertita. Vorrei chiamarla ma a quest’ora sarà ancora al lavoro…

Ah… quanto amo la mia bambina.

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