LE STORIE DI GERARDO: Io mi chiamo G. Anch’io mi chiamo G…

in #ita6 years ago

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Dialogo immaginario tra due ex-ragazzi di due epoche diverse…

Sto raccogliendo i racconti, le poesie, il vocabolario dei termini dialettali, i disegni, le foto,… di Gerardo, che ci ha lasciati nel luglio scorso, per farne una pubblicazione.

I suoi ricordi, sono la nostra storia. La nostra memoria.

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Giuseppe
Noi i nati nel 1965… Noi che abbiamo avuto per nonni i veri paesani di Petrella, che ci raccontavano le loro storie di vita dura… e noi ad ascoltarli fino all’ultima parola, mentre i rintocchi dell’orologio suonavano le ore.

Gerardo
Noi che siamo nati ancora prima, che siamo stati i veri paesani di Petrella, che vivevamo quei momenti che oggi chiamano storie di vita dura… E l’orologio della torre, installato da poco, scandiva le ore. Quasi sempre uguali…

Giuseppe
Noi che l’orologio non l’avevamo. E per sapere l’ora di cena e correre a casa, si sentiva il campanile.

Gerardo
Neppure noi avevamo l’orologio e ci regolavamo con la campana che suonava a mezzogiorno. Ché l’orologio della torre ancora non c’era. e nemmeno i suoi rintocchi…

Giuseppe
Rivedendo il vecchio orologio, con le sue lancette ferme, con un groppo alla gola ripenso all’ultima persona che andava a registrare l’ora esatta.

Gerardo
Rivedendo il vecchio (ma mica tanto vecchio, poi… E’ stato installato nel ’48!), rivedo il cassone di legno che conteneva tutti i meccanismi ed il quadrante depositato all’interno della chiesa, vicino al battistero, in attesa che venisse deciso dove installarlo.

Giuseppe
Sarebbe bello poter rivivere le emozioni di un tempo, quelle dei nostri nonni, e riportare il meccanismo del vecchio orologio allo splendore di un tempo.

Gerardo
Già… Chissà perché nessuno di decide a rirpistinarlo… Forse, a qualcuno, quei rintocchi ogni quarto d’ora disturbano il sonno in quelle poche notti trascorse a Petrella nel mese di Agosto! Invece farebbe tanta compagnia ai nostri amici di un tempo…

Giuseppe
Noi che la penitenza era… “dire, fare, baciare, lettera o testamento?”

Gerardo
Noi che la penitenza era portare a “cavacecio” qualcuno.

Giuseppe
Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo ”Parco Della Vittoria e Viale Dei Giardini”

Gerardo
Noi che ci sentivamo ricchi perché …intorno a noi tutto era “Parco”.

Giuseppe
Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.

Gerardo
Noi che vedevamo quelli che li avevano e li invidiavamo. …Ma sapevamo cavalcare a pelo, senza briglia o cavezza, aggrappandoci alla criniera.

Giuseppe
Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio.

Gerardo
Noi che la bici ce l’avevano in pochi ed era gestita dai grandi.

Giuseppe
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.

Gerardo
Noi che, se vedevamo una bici appoggiata ad un albero davanti Scrocchino, ci facevamo un giretto di nascosto, sperando che il padrone, dentro l’osteria, non se ne accorgesse.

Giuseppe
Noi che il Ciao si accendeva pedalando.

Gerardo
Noi che fissavamo con la molletta dei panni un pezzetto di cartone alla forcella della bicicletta, perché i raggi della ruota gli facessero fare il rumore di un motorino.

Giuseppe
Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.

Gerardo
Noi che bussavamo alle porte con il battente e scappavamo. Oppure legavamo un lungo filo al battente e lo azionavamo a distanza…

Giuseppe
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita e poi la bella. E poi la bella della bella.

Gerardo
Beh, si,… anche noi. E poi alla fine si discuteva…

Giuseppe
Noi che giocavamo a ”nomi, cose, animali, città…” E la città con la D era sempre Domodossola.

Gerardo
Anche noi. Ma alla D ci fermavamo. Domodossola?!…

Giuseppe
Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini.

Gerardo
Noi che l’album Panini non lo conoscevamo …e nemmeno i giocatori. E giocavamo con delle vecchie palle da tennis sbucciate, di colore nero… O a ”zibidì, zibidè, ’n buca c’è” con le piccole pigne dei cipressi sotto la chiesuola.

Giuseppe
Noi che avevamo il nascondiglio segreto con il passaggio segreto.

Gerardo
Noi che chi conosceva i nidi di alcuni uccelli non lo svelava a nessuno.

Giuseppe
Noi che ci divertivamo anche facendo ”Strega comanda colori”.

Gerardo
Noi che ci divertivamo anche a “buzzico rampichino” e a “ciccio bastone”. O a “palla avvelenata”, o a “salta la quaglia”. O a ”salta la mula”.

Giuseppe
Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri. E ci toccava riavvolgere il nastro con la bic.

Gerardo
Noi che le cassette che conoscevamo erano di legno e servivano per riporre le cose.

Giuseppe
Noi che al cine usciva un cartone animato ogni dieci anni e vedevi sempre gli stessi tre o quatto. Di Walt Disney.

Gerardo
Noi che il cinema lo vedevamo ogni qualche anno. Ma conoscevamo il libro della natura con le sue piante ed i suoi animali. Veri.

Giuseppe
Noi che sentivamo i 45 giri nel mangiadischi e adesso se ne vedi uno in un negozio di modernariato tuo figlio ti chiede cos’è.

Gerardo
Noi che la musica la ascoltavamo con il giradischi a manovella e bisognava cambiare ogni tanto la puntina.

Giuseppe
Noi che le barzellette erano Pierino, il fantasma formaggino o un francese, un tedesco e un italiano…

Gerardo
Noi che le barzellette sporche parlavano di cacca.

Giuseppe
Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.

Gerardo
Noi che ci emozionavamo se trovavamo una pannocchia rossa durante le scartocciate, perché ci dava il diritto a baciare sulla guancia una ragazza.

Giuseppe
Noi che si andava in cabina a telefonare.

Gerardo
Noi che si andava a telefonare all’ufficio postale. E solo per cose veramente importanti.

Giuseppe
Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.

Gerardo
Noi che c’era il fotografo ambulante che veniva durante le feste di ferragosto o di settembre. E che sviluppava le istantanee in pochi minuti.

Giuseppe
Noi che andavamo a letto dopo Carosello.

Gerardo
Noi che andavamo a letto dopo cena. Con il mattone caldo per scaldarci.

Giuseppe
Noi che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercurio cromo e più era rosso più eri figo.

Gerardo
Noi che se ci sbucciavamo durante le scorribande e ci disinfettavamo la ferita orinandoci sopra.

Giuseppe
Noi che la Barbie aveva le gambe rigide

Gerardo
Noi che i cavallucci di creta che ci scolpivamo avevano le zampe dritte e grosse.

Giuseppe
Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti.

Gerardo
Noi che nelle foto di gruppo stavamo fermi. Perché non capitava spesso di essere fotografati.

Giuseppe
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.

Gerardo
Noi che la ginnastica la facevamo con le scarpe di tutti i giorni. Anche con quelle chiodate.

Giuseppe
Noi che a scuola ci andavamo da soli e tornavamo da soli.

Gerardo
Noi che ci accompagnavano a scuola solo se l’avevamo fatta veramente grossa.

Giuseppe
Noi che, se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2.

Gerardo
Noi che se il maestro ti dava quattro ceffoni e due calci nel sedere, i nostri genitori tifavano per lui.

Giuseppe
Noi che, se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.

Gerardo
Noi che il maestro non ti metteva una nota sul registro, ma incontrando nostro padre gli raccontava il fatto. E allora erano cavoli amari.

Giuseppe
Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google!

Gerardo
Noi che le ricerche le facevamo con l’aiuto dei genitori o dei fratelli maggiori.

Giuseppe
Noi che il Disastro di Chernobyl voleva dire che non potevamo più bere il latte alla mattina.

Gerardo
Noi che la cabina elettrica presso il fiume Liri, fatta saltare in aria dai tedeschi in ritirata, significava niente acqua e niente luce.

Giuseppe
Noi che se andavi in strada non era così pericoloso.

Gerardo
Noi che le madri, per non averci tra i piedi ci mandavano fuori a giocare.

Giuseppe
Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perché c'era Happy Days.

Gerardo
Noi che sapevamo che la cena era pronta perché si stava facendo buio.

Giuseppe
Noi che il primo novembre era Tutti i Santi, mica Halloween!

Gerardo
Noi che il due di novembre era la commemorazione dei defunti. E l’11 era San Martino e la sera facevamo la_scampanacciata_.

Giuseppe
Noi che, se la notte ti svegliavi e accendevi la tv, vedevi il segnale di interruzione delle trasmissioni. Con quel rumore fastidioso…

Gerardo
Noi che, se ti svegliavi la notte, vedevi appena un tenue spiraglio di luce che veniva dalla strada. Se c’era la luna…

Giuseppe
Noi che abbiamo avuto le tute lucide che facevano troppo figo.

Gerardo
Noi che i pantaloni lunghi di pelle di diavolo ti facevano sentire grande.

Giuseppe
Noi che l'unica merendina era il Buondì Motta. E mangiavamo solo i chicchi di zucchero sopra la glassa.

Gerardo
Noi che la merenda era pane e formaggio o pane e olio. O pane e prosciutto. Del maiale nostro.

Giuseppe
Noi che all'oratorio le caramelle costavano 5 lire.

Gerardo
Noi che un gelato costava dieci lire. Quando veniva in paese il gelataio. Per le feste.

Giuseppe
Noi che si suonava la pianola Bontempi.

Gerardo
Noi che si faceva la tromba con il pettine e la carta velina. E suonavamo i tamburi con i barattoli da cinque chili.

Giuseppe
Noi che la Ferrari era Alboreto, la Mc Laren Prost, la Williams Mansell , la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini. E la Tyrrel a 6 ruote!

Gerardo
Noi che per le feste dell’assunta o di settembre, a Petrella c’erano persino cinque o sei macchine.

Giuseppe
Noi che guardavamo allucinati il futuro con ”Spazio 1999 Destinazione Base Lunare Alpha”.

Gerardo
Noi che un giorno le radio sarebbero state così piccole da poterle portare a tracolla come una borsa.

Giuseppe
Noi che il Twix si chiamava Raider. E faceva competizione al Mars.

Gerardo
Noi che Bartali era un corridore ciclista rivale di Coppi.

Giuseppe
Noi che nei mercatini dell'antiquariato troviamo i giocattoli di quando eravamo piccoli e diciamo ”Guarda…! te lo ricordi?” e poi sentiamo un nodo in gola

Gerardo
Noi che i mercatini dell’antiquariato non c’erano. Perché le cose, anche se vecchie o antiche, si usavano comunque, finché duravano. E le si faceva durare.

Giuseppe
Noi che le mamme mica ci hanno visti con l'ecografia.

Gerardo
Noi che le mamme ci partorivano in casa. Spesso senza la levatrice.

Giuseppe
Noi che siamo ancora qui e certe cose le abbiamo dimenticate e sorridiamo quando ce le ricordiamo

Gerardo
Pure noi. E ringraziamo Dio.

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I racconti precedenti:

I miei primi sci
Polenta e panuntella. Due pietanze, due ceti
Il nostro Natale
Primo amore, prima bugia…
Due cari compagni di giochi
Uno scippo d’altri tempi
Serate di vita intorno al camino
In ricordo di due bravi ragazzi
Presepe vivente
Scene di guerra
Le canne di una volta…
Una salsiccia di legno
L’osteria
Amore a prima vista
Guerra e solidarietà

La storia, la foto e l'autoritratto sono di Gerardo sono pubblicati con il consenso della moglie.

Sort:  

Fantastico. Meno male che mi identifico con Giuseppe 🤪

E non con Gerardo 🤓

Bel parallelismo.. Se Gerardo fosse ancora tra noi, avrebbe inserito anche una terza persona, con storie forse più moderne, ma di sicuro anche più tristi.
Si stava meglio quando si stava peggio? Spesso e volentieri si!

Lo sai che la tua conclusione era una nota a margine di Gerardo a questa storia? :)

Immagino...era una frase che mi diceva sempre mio nonno, guardando certi progressi che ci rubavano la fantasia di inventare giochi nuovi.
Una riflessione che mi sembrava strano non fosse scaturita anche in Gerardo, ma adesso che mi hai detto il "retroscena" capisco sempre di più la sua personalità :-)

io mi chiamo Giuseppe e a cavallo ci andavo senza briglie e raccoglievo le foglie e chissà perchè la bella la perdevo sempre!!! Bello leggerti

Alla bella perdevamo sempre tutti...!! :)

Nel mio piccolo...

Noi... Che potevamo giocare in strada e ogni mezz'ora dovevamo gridare "macchina"

Noi... Che andavamo la sera a prendere latte, perché c'era ancora chi allevava bestie in casa

Noi... Che avevamo animali nel cortile, quante uova ancora calde mi son bevuto

Noi... Che eravamo capaci di incontrarci per giocare semplicemente dicendo "alle quattro alla fontana" alla fine della scuola

Noi... Quelli che oggi amiamo quella genuinità passata ... ma se potessimo, abbiamo il coraggio di tornare indietro?

Un saluto, nicola

Sempre bello leggerti, se devo scegliere anche io mi identifico in Giuseppe.
@marcodobrovich scusa la mia ignoranza o forte la mia dimenticanza , .... ma a "cavacecio" si intende portare uno in spagoletta ?

"Noi che se il maestro ti dava quattro ceffoni e due calci nel sedere, i nostri genitori tifavano per lui."... Mi sono messo a ridere davvero di gusto! Sempre bellissimo leggerti e leggere di Gerardo, devo recuperarne due mi sa...ora provvedo! ;-)

Bellissimo. Qualche risata ed un pò di malinconia. 😀
Dove sono finiti i ragazzi che giocavano per strada?

Spariti!
Io giocavo per strada. I miei figli mai. Tutt'al più al parchetto, vicino casa...

Bellissimo racconto come sempre.... Quanto mi mancano i racconti dei miei nonni.. Grazie per farci ricordare quei tempi quando pur avendo niente avevi tutto.... Al contrario dei giorni nostri....

Anch'io ho nostalgia dei racconti dei nonni e degli zii... Gli zii dei miei genitori...

Rockstar rockss again.

...good morning, Madam. I was waiting for you... ;)

Undialogo sulla differenza tra le generazioni.

Servirebbe probabilmente una terza "G", per valutare la distanza della nuova generazione di avanzatissimi tecnologi da quella semplice e genuina di Gerardo.
L'uomo cambia le proprie abitudini in meglio o in peggio, siamo così lontani e così vicini nello stesso momento, perché siamo ancora qui e certe cose le abbiamo dimenticate e sorridiamo quando ce le ricordiamo.
Sempre bello leggerti.

Grazie!
...certo, una storia con la terza "G" non ci starebbe male... Perché non la scrivi?

Eheh, purtroppo non sarei brava come Gerardo! E penso anche che verrebbe un po' il coccolone a raccontare il mondo dal punto di vista di un millennial!