Il mio 11 settembre 2001

in #ita6 years ago

Accolgo lo spunto proposto da @serialfiller per raccontare i miei ricordi legati a quel giorno.


Come tutti sapete, in Italia erano le prime ore del pomeriggio. In casa nostra le solite incombenze del dopo pranzo: mio marito lavava i piatti e ascoltava i soliti commenti del martedì sulla solita frequenza idiota di una radio per soli romanisti. A settembre non era ancora iniziato il campionato, ma le radio dei tifosi hard non conoscono ferie: campagna acquisti, pronostici, speranze, lamentele (specialità dei romanisti).




Io intanto me ne stavo seduta in salotto, con in braccio il nostro bambino di due anni, per farlo addormentare. Anche quello era un rito, la ninna nanna, il dondolio delle braccia, le parole sussurrate per regalargli la calma e accompagnarlo nel riposino pomeridiano. Ricordo che, fino a poco prima dell'incubo, pensavo come ogni giorno quanto insulse fossero quelle trasmissioni radiofoniche in cui telefona il tifoso Nando che svuota il suo campionario di ovvietà sentendosi un novello Bearzot. Lui diceva che lo rilassavano proprio per questo. Era un brutto periodo per noi, c'era stata nei giorni precedenti una litigata furibonda per una questione molto importante. Mi sentivo ferita, una tristezza infinita.





Poi, lui mi chiama. "Alla radio hanno detto che a New York è appena successo qualcosa. Un aereo, pare. C'è di mezzo una delle torri gemelle. Forse un incidente. Accendi il televisore, guarda un po' se ne parlano". Io accendo.


immagine libera

Lo chiamo, grido. Da quell'istante in poi restiamo impietriti sulle nostre poltrone rosse, incapaci di capire, come davanti a un film, come dentro a un film. Le notizie all'inizio sono incerte, le ipotesi diverse. Incidente? Attentato? Ma quale pilota può aver avuto un'idea così folle da lanciare un aereo di linea contro un grattacielo?

Andrea, inconsapevole, naturalmente continua a restare sveglio, credo senta che la nostra calma abituale è svanita. Io lo tengo stretto, con il viso rivolto alle mie spalle, per impedirgli di vedere l'orrore, ammesso che l'orrore possa trovare un nome nel suo cuore intatto.
Non riesco a risolvermi a lasciare il salotto per portarlo nella sua stanza a dormire, non posso staccare gli occhi dal video. E poi arriva il secondo aereo, lo vediamo entrare nella seconda torre come un insetto in una scatola bucata. Gridiamo, abbiamo paura, Andrea si spaventa e inizia a piangere. Cerco di placare la sua inquietudine cullandolo, ma è come se tentassi di cullare me stessa. Mi accorgo che la sua presenza tra le mie braccia mi conforta, mi dà calore. Dopo un po' crolla e lo porto di là, in silenzio.

Quando torno in salotto niente è cambiato. Non è stato il brutto sogno di un bimbo angosciato, è tutto vero, è ancora lì. Penso solo ora - lo so, è un'idiozia - alle migliaia di persone che ogni giorno stanno dentro a quei due edifici, penso staranno uscendo, staranno facendo qualcosa di sensato. Poi, piano piano, iniziano le immagini dei corpi che precipitano nel vuoto e, dopo un po', la prima torre crolla. Poi anche la seconda. Un'immensa nuvola di polvere che si porta via metallo vetro e futuro. Non mi escono più le parole.


Il resto del tempo, quel giorno e quelli successivi, mi sentii in pericolo. Ricordo che scrutavo il cielo, guardavo il piazzale della Stazione Termini, in cui mi trovai a passare la mattina dopo, cercando da dove potesse arrivare la morte per tutti noi. New York, Londra, Roma, Parigi. Forse potremmo trasferirci nella casa del mare, pensai anche.

Ho tenuto i giornali e le riviste di quei giorni, perché parlarne e sentirne parlare mi sembrava l'unico modo per esorcizzare l'incubo. Perché la parola è quello che ci fa uomini.


Salvo dove diversamente indicato, tutte le foto sono di mia proprietà.
Sort:  

Grazie per aver testimoniato la tua esperienza, @pataxis!

Mi ha colpito la frase

"come davanti a un film, come dentro a un film."

E se tutti noi fossimo degli (inconsapevoli) attori protagonisti, come nel film The Truman Show?

Che dire? Complimenti al regista 😉

🤔 Eh già! 😜

Io ero a Parigi. In taxi. Poi ho preso un treno per rientrare verso la casa dei miei suoceri. Con mia moglie ci siamo messi a parlare di orticelli nel giardino per avere la certezza del cibo...
Eravamo tutti sconvolti, all'alba di un nuovo secolo che fino a quel momento ci era sembrato foriero di magnifiche sorti e progressive...

Uno schiaffo in pieno sonno.

Per me è stato molto irreale, in quanto ero ad una riunione di titolari di autorizzazione Sisal (SuperEnalotto e Totip all'epoca), ed uscendo dall'albergo deve si teneva il convento, capii subito che era qualcosa che non andava, perché in strada c'era una strana aria, e poi, passando davanti ad un televisore acceso in bar sul lungomare, compresi quanto era drammaticamente successo da poco tempo.
Bella ricostruzione, @pataxis

Un giorno terribile, per ognuno di noi.

Io ricordo ero dal benzinaio e vidi un gruppo di gente guardare la TV che tenevano dentro. Poi mi avvicinai anch'io e vidi ciò che tutti sappiamo. Da quel giorno sono cambiate molte cose.

Come un’innocenza perduta

Ero al lavoro...e tornato a casa alle 18.30 anche il secondo aereo si era schiantato. Ero ignaro di tutto....ho acceso la tv e ho visto tutto..

Infatti, per tutti c’è stato un prima e un dopo.

Ero nel mio stabilimento di produzione e mi ero attardato per dare istruzioni ai falegnami su come realizzare alcune scenografie. Poi, finalmente, andai a mangiare qualcosa al bar, con un architetto che lavorava per me. Saranno state le tre del pomeriggio, non so.

Parcheggiamo la macchina, entriamo, ordiniamo, mangiamo il nostro panino. La gente entrava e usciva, qualcuno stazionava un po' come noi.
In alto, al centro del bar, il televisore mandava immagini col sonoro abbassato, per non disturbare. Nessuno lo guardava. nessuno, dico nessuno, si era accorto di niente.

Stiamo per uscire, ma Maurizio dice che vuole tentare la fortuna e si mette in fila per comprare uno di quei biglietti gratta e vinci. Mi annoio, guardo in giro, guardo in alto, guardo la TV.
Sta passando a loop l'immagine di un aereo che si schianta contro un grattacielo. Sulle prime penso ad un film e, forse, torno a guardarmi in giro. Ma la fila è lunga e il mio sguardo, dopo un po', torna lì. Ancora quell'immagine.

"A Maurì, guarda, ma che è..."

Rimontiamo in macchina e torniamo allo stabilimento. Mentre guido, Michela chiama Maurizio al cellulare. E' la moglie. E gli dice di quello che sta accadendo. Incredulità!

Scendiamo, rientriamo e chiediamo al barista di alzare il volume.
E' così che l'ho saputo. Che ho iniziato a sapere.

Già, come un film.