| Fast – Fashion |

in #life7 years ago

Esatto.
Esiste davvero questo termine, il suo significato racchiude centinaia e centinaia di ingiustizie che ogni giorno, grazie ai nostri acquisti non consapevoli, avvengono dall’altra parte del mondo, e non solo. Voglio affrontare questa tematica poiché grazie ad una youtuber che seguo da mesi sono venuto a conoscenza, o meglio ho realmente capito perché i brand in cui sistematicamente acquistavo i capi del mio guardaroba fossero così economici.

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| Introduzione |

Ma cos’è quindi il fast-fashion?
Possiamo definirlo come un movimento o sostanzialmente un trend largamente diffuso in tutto il mondo, il quale spinge ad acquistare molti più capi di quanti ne siano realmente necessari per un singolo individuo. Attraverso strategie di marketing, ovviamente a discapito sia degli acquirenti che soprattutto dei produttori, si è convinti che comprando svariati capi a poco prezzo sia vantaggioso dal punto di vista economico. Apparentemente può sembrare così.
Quante volte i “fantastici” jeans in offerta da H&M, Zara, Pull&Bear, la lista potrebbe continuare all’infinito, sono andati distrutti dopo neanche qualche mese di utilizzo?
Ed è giusto che tutto ciò avvenga, ogni articolo è creato volontariamente in quel modo, affinché un cliente sia costretto in futuro a comprare di nuovo l’ennesimo indumento per il proprio guardaroba, che rispetti necessariamente i canoni stabiliti dall’alto.

Incidente Rana Plaza Link
Se fate caso anche alla disposizione degli articoli in questi brand internazionali, vedrete che a distanza di circa due settimane ci saranno nuove collezioni pronte per essere svendute, al caro prezzo delle vite umane costrette a lavorare in condizioni contro ogni norma che rispetti i diritti umani; soltanto per appagare un nostro desiderio o capriccio del momento. Ammetto, come ho già scritto, in passato ero anche io, purtroppo, un anello di questa macro-catena che alimenta troppi soprusi verso l’essere umano ed il pianeta. Perché non si parla solo di vite umane, anche dell’intero ecosistema di nazioni sfruttate per la bassa mano d’opera, a loro volta distrutte anche dal punto di vista ambientale, annullando totalmente il potere ed il fascino della natura locale. Se un essere umano ha potere pari a 0 figuriamoci la natura in che grado d’importanza possa trovarsi per questi “grandi imprenditori”. Per comprendere meglio l’argomento, come tutti quelli che hanno diffuso questo tema in rete, consiglio la visione del documentario: The True Cost, questo è il link al sito ufficiale in qui è presente il trailer, è disponibile su Netflix o anche trovarlo in rete è molto semplice. Inoltre, come descritto dai vari personaggi intervistati nel corso del documentario, il settore della moda è al secondo posto per il tasso d’inquinamento subito dopo il petrolio. L’argomento è molto più complesso di quanto possa apparire, iniziare soltanto ad interessarsi a tutto questo è già il primo passo affinché le abitudini di intere popolazioni ormai consolidate possano sgretolarsi a favore dei diritti umani ed il rispetto dell’ambiente.

| Cosa fare |

Sono veramente grato a Francesca Boni, con il suo primo video relativo a questa tematica ho iniziato a cercare costantemente maggiori informazioni e alternative al circolo vizioso di cui sono stato vittima in passato. Questa è la playlist in cui si possono trovare ulteriori notizie e suggerimenti. Da pochi mesi ha anche creato un gruppo su Facebook in cui persone italiane possono condividere le proprie esperienze, consigli e soprattutto raggiungere in modo capillare il maggior numero di utenti possibili anche attraverso mercatini locali in cui scambiare i propri vestiti. Questo è il link con cui potrete entrare anche voi a far parte di questa nuova comunità amica del verde e nemica degli sprechi.
Da quando ho intrapreso questo cammino verso un mondo eco-sostenibile e che rispetti i diritti umani, spesso sono stato criticato e visto come un illuso che spera di cambiare il mondo non acquistando più un paio di pantaloni e magliette. Come al solito, ragionando in piccolo un cambiamento personale può sembrare inutile ma se tutti si comportassero seguendo questo ragionamento un miglioramento sarebbe impossibile. Invece, non è affatto così, basta vedere quanto sui social questa tematica sia affrontata, anche se da non molte persone ma con il passare dei mesi più utenti stanno conoscendo questo nuovo mondo volto alla conservazione e rispetto di uomo e natura. Bisogna sensibilizzare i propri conoscenti e anche attraverso la rete, soprattutto sfruttando le mille strategie semmai applicate per pubblicizzare un prodotto inutile creato solo per massimizzare i profitti di un singolo imprenditore.
Esistono diverse alternative con qui compensare la propria irrefrenabile voglia di acquistare ulteriori capi:

  • Mercati locali, anche di seconda mano se si vuole spendere meno
  • Depop
  • Gruppi Facebook di scambio e donazione di oggetti/vestiti che non servono più
  • Noleggio, per occasioni speciali come matrimoni o eventi in cui i vestiti acquistati sarebbero indossati soltanto una volta e poi conservati con la speranza di riutilizzarli
  • Negozi online che rispettino il personale e l’ambiente

| Quindi |

Anche se all’inizio può sembrare un cambiamento radicale troppo complesso da poter applicare alla propria vita, bisogna innanzitutto iniziare a capire il proprio stile e di conseguenza essere consapevoli dei prossimi acquisti. Un consiglio per trovare spunto o semplicemente organizzare in modo pratico i prossimi arrivi nel guardaroba è Pinterest, grazie al quale si possono creare diverse bacheche per ogni singola passione/idea che abbiamo in mente. Sorpassato il dubbio iniziale di quale potrà essere il proprio stile personale si tratta di saper cercare e organizzare nel modo che si preferisce l’abbinamento migliore di una maglietta piuttosto che un’altra in base alle proprie esigenze. Non bisogna essere ricchi, ma avere curiosità e voglia di sperimentare nuovi metodi che con il tempo si trasformeranno in abitudini.


(Fonte della foto)

Sort:  

Bel post... tema bello impegnativo.
Ho visto il docu (True Cost) ;-) molto interessante... fa riflettere parecchio.
Un salutone
Steemitri The Mannequin

Grazie mille, beh si come ho scritto è un tema non del tutto semplice perché abbraccia molti campi oltre a quello della moda. Dopo averlo visto ho deciso che avrei provato a cambiare le mie abitudini.
Un saluto anche a te e buon proseguimento di giornata!

Argomento trattato molto bene. La lettura è stata scorrevole e piacevole. Mi hai fatto molto pensare riguardo al tema; ero informato sull'inquinamento che provocassero le aziende di abbigliamento e allo sfruttamento delle persone ( addirittura dei bambini ), ma mai mi sono fermato più di tanto. Spesso siamo così distratti che ci dimentichiamo di tutte le crudeltà che succedono nel mondo. Articolo di grande valore. Bravo! :D

Gentilissimo!
Anche se un po' tutti sotto sotto possono aspettarselo che ci siano sfruttamenti sapendo da dove provengono i vari articoli, vederlo attraverso un documentario a me ha fatto totalmente un altro effetto. Poiché mi sono realmente reso conto di tutto quello che faceva parte del processo e cosa stavo alimentando attraverso il mio disinteresse guidato soltanto dalla voglia di acquistare ancora e ancora, come accade sostanzialmente alla maggior parte di noi.

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