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RE: Libertà di scelta ed obiezione di coscienza

in #life5 years ago (edited)

Facciamo un po' di chiarezza...perché tra media e sentito dire di disinformazione ve ne è tanta. La professione medica è da decenni che ormai ha perso di dignità. Da un lato i medici nel pubblico che si fanno un culo enorme con i pochi mezzi a disposizione, tra doppi turni, un contratto che non si rinnova da 10 anni perché si fa leva sull' "etica" professionale, cambio generazionale bloccato da 20 anni...dall'altro i pazienti, sempre incazzati, sempre di fretta, che si sfogano più volte sul medico (non solo verbalmente, ma troppo spesso anche fisicamente) che magari è alla terza notte di fila. Faccio questa premessa perché da giovane professionista è davvero difficile fare il proprio lavoro quando chi devi assistere ti odia perché pensa che non fai nulla e hai le ville, ti questiona ogni cosa che fai e ti mette sotto interrogatorio perché ha letto su internet o ha sentito l'amico che... o che dopo che gli hai tolto il tumore ti denuncia perché la cicatrice non è venuta bene...
Fatta questa premessa doverosa, giusto per farti capire che siamo una classe di lavoratori come tutte le altre (e non maghi) afflitta da mille problemi, faccio l' avvocato del diavolo.

Il medico alla laurea fa un giuramento importantissimo, quello di agire sempre a tutela della vita e di non nuocere, detto in parole molto povere. E questo giuramento è così forte e radicato nella nostra professione, che quando vi è una situazione di pericolo di morte dobbiamo agire anche contro volontà del paziente (sempre che non sia cosciente). L obiezione di coscienza si basa su questo: perché togliere la vita, volontariamente, ad un essere umano, in questo caso il feto?

Perché la colpa ricade sul medico obiettore, e non sulla coppia o la donna che non ha usato precauzioni prima di fare sesso?

Discorso totalmente diverso è il caso del medico campano, che ha sbagliato non perché obiettore, ma perché non è intervenuto in una situazione di urgenza. Quando infatti vi è in pericolo la salute della madre, NON è possibile fare appello all'obiezione di coscienza, perché vi è in serio pericolo la salute di un altro essere umano, ovvero la madre. Essere obiettori di coscienza infatti non giustifica il medico da non praticare assistenza sanitaria. Il licenziamento in quel caso è da imputare più ad un omissione di soccorso più che all'obiezione (ammesso che le cose siano andate così).

Ma anche qui, ti dico, che ci sono tanti casi di medici che hanno salvato la vita della donna, con il figlio perso, che si sono trovati la denuncia a seguire, perchè a volte c'è da decidere tra la vita della madre e quella del figlio.

L'obiezione di coscienza si fonda su un problema etico mai risolto: quando si può parlare di vita? Al momento del concepimento o come previsto da legge, dopo 90 giorni? Un feto di 80 giorni non è vivo? La cellula uovo fecondata dallo spermatozoo che diventerà embrione, non è già un essere vivente?

Non banalizziamo quindi la cosa dicendo "obiettore" = "scansafatiche". La religione c'entra poco: è un discorso etico e professionale in primis, a tutela della vita, che combacia con i dogmi del cattolicesimo.

Spero di aver dato un punto di vista a completezza di quello che hai già detto! Ciao cara!

ps: l'aborto entro il 49esimo giorno indica l'efficacia della pillola abortiva, non il limite legislativo. In italia l'aborto è regolato dalla legge 194, si può praticare entro 90 giorni dal concepimento e come dicevi, più tardi se si tratta di aborto terapeutico! @piumadoro

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Aspettavo e speravo un tuo commento, e quasi ti taggavo.
Hai apportato una miriade di sfaccettature alla questione, facendo da portavoce ad una professione divenuta ormai difficilissima e talora infernale, nonché fornendo delle puntualizzazioni necessarie e complementari a quello che ho scritto.
Grazie innanzi tutto per il "PS", ero stata imprecisa nel delimitare aborto farmacologico e non, sei stato davvero preciso, oserei dire "chirurgico"!

Rispetto alla tua premessa, a differenza di quanto forse una prima lettura del mio post potrebbe fare intendere, mi trovi pienamente d'accordo.
La gente non accetta più la malattia e la morte, la debolezza è mal vista e ghettizzata. L'immagine che la società propaganda è fatta solo di giovinezza, salute e bellezza: tutto il resto (la diversità, la malattia, la vecchiaia) è quasi il male assoluto. La "colpa" di questo viene spesso scaricata sul capro espiatorio più a portata di mano: il medico, quel ciarlatano che con la sua magia non riesce guarire ogni cosa, vecchiaia compresa.
Conosco bene la realtà degli ospedali pubblici, ed è assolutamente vero che gli strutturati sono pochissimi, costretti a turni assurdi, senza nemmeno il sapone o la carta in bagno, con strumentazioni del secolo passato, privi di tempo o di una vita privata, e per giunta sottopagati rispetto al lavoro massacrante che fanno (che ovviamente non è, con tutto il rispetto, un più o meno comodo lavoro d'ufficio dietro un pc), dove le prestazioni, l'attenzione, la concentrazione, le competenze, l'abilità, la conoscenza richieste sono sempre il 100%, dimenticando che anche i medici sono esseri umani, che sbagliano, invecchiano, hanno problemi o pensieri personali, e che non sono maghi nè sciamani, che la medicina non è nemmeno una scienza esatta, e che quello che si può fare non è restituire la salute o la giovinezza, ma limitare ed arginare la malattia per consentire la migliore qualità di vita. Purtroppo questo non sempre i pazienti lo capiscono, e, complice una classe avvocatizia che fomenta la rabbia derivante dal dolore di ammalati e familiari per procacciare nuovi clienti, tutti oggi hanno la denuncia facile, anche se nessuno dice loro che il 90% delle cause si conclude in favore del medico (che aveva lavorato bene, quindi, ma che intanto è stato infangato).

In merito, poi, al giuramento di Ippocrate, ecco che ci addentriamo nel difficile campo minato dell'etica, della morale e della religione. Ad oggi il "quando" inizia la vita non è scienza, ovvero non lo sappiamo. "la religione dice", è quello che sappiamo (chi ci crede). Anche una singola cellula può essere considerata vita, ma così si darebbe dell'assassino a colui che utilizza l'antibiotico contro i batteri o il chemioterapico contro i tumori. Anche loro sono vita.
Questa estremizzazione per assurdo per dire che, quando non sappiamo, dobbiamo andare a tentoni, nel buio, probabilmente sbagliando sempre finchè non avremo delle risposte. In mancanza di una risposta dalla scienza sul quando inizia la vita, ciascuno può considerare l'embrione (solo dopo il terzo mese si parla di feto) come preferisce, sulla base della propria percezione (sociale, familiare, personale, spirituale, religiosa, ecc). Potrei anche dirti che sarà una vita, che è una vita potenziale, ma finchè non è completa la gestazione, non lo è. Potrei dirti, dall'altro lato, che dall'unione stessa di uovo e spermatozoo, quelle due cellule non formano una cellula nuova ma si fondono in una vita sin dal primo istante. Mi sembra qualcosa di molto personale, e ciascuno è ancora libero di farsi la propria idea, poichè la scienza non lo sa.
Alla luce di ciò, ecco che l'obiezione di coscienza diventa, a mio avviso, una sorta di discriminazione religiosa che, per come è la Legge oggi, è pure illegale, perchè ne ostacola apertamente l'applicazione, ledendo il diritto di chi sceglie l'aborto.
Ovvio che gli eccessi ci sono, e che i genitori irresponsabili sono altrettanto colpevoli, ma non tutelare chi ne ha bisogno a causa di chi abusa di una possibilità sarebbe come vietare i coltelli in cucina perchè alcuni li usano per assassinare la gente. In questo caso, come dicevo anche a @coccodema, bisogna agire di prevenzione ed informazione (per inciso, anche queste ahimè spesso ostacolate aspramente dall'ottusità della religione).
Chiaramente, la mia provocazione sulla pigrizia non si fondava sull'equivalenza "obiettore" = "scansafatiche", bensì su alcune realtà di cui, sia direttamente che indirettamente, sono venuta a conoscenza e purtroppo si obietta troppo spesso non per fede.
E qui mi riaggancio al medico campano, che ha invocato l'obiezione dove invece era in gioco solo una vita, quella della madre, e c'era poco da obiettare: è omissione di soccorso (sempre se, come tu dici, le cose siano andate come si racconta).

Grazie infinite per aver enormemente arricchito il dibattito e voto al 100% per tutti gli spunti di riflessione che ci hai offerto!

Prego cara, anzi grazie a te per il post... finalmente si legge qualcosa di veramente interessante qui su steemit che stimoli una discussione :)
La prossima volta taggami pure, non mi offendo mica! :P

Grazie a te di aver partecipato.
Un vero peccato che la discussione sia finita qui, avrei volentieri ascoltato il punto di vista, ad esempio, di un religioso/credente che avesse voglia di esprimere la sua opinione, oppure di un ginecologo (troppo lusso!) che voglia anche solo condividere la sua esperienza come essere umano.