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RE: Libertà di scelta ed obiezione di coscienza

in #life5 years ago

La ragione, sono convinta anche io, sta in mezzo, ma è anche vero che cambia di epoca in epoca.
Hai proprio ragione quando dici che molte adolescenti hanno una consapevolezza pari a zero (non parliamo della maturità), ma la sessualità è diversa. Intanto, l'accoppiamento è istinto naturale, altrimenti non ci sarebbero gravidanze se tutto dovesse partire dalla testa. E a quell'età l'istinto è una esperienza nuova e travolgente, poco domabile se non hai educazione, punti di riferimento saldi nel dare regole e princìpi ed anche un po' di serenità nell'ambiente in cui vivi. Inoltre la società ci bombarda con una forma malata di ipersessualità a tutti i costi che colpisce inevitabilmente i più fragili, come gli adolescenti.
Fare sesso e conoscerne le conseguenze non vanno, purtroppo, a braccetto.
Ecco perchè, esattamente come te, credo che la prevenzione nelle scuole e l'educazione sessuale vera, fatta da figure professionali adeguate, a partire già dal primo anno di superiori sia l'unica strada per ridurre gli aborti, che in una società sana dovrebbero essere un mezzo di emergenza una tantum e non la regola. Come ben sappiamo, purtroppo, questo non avviene, anzi spesso le parole pillola o preservativo sono dei veri e propri tabù, associati a qualcosa di negativo e peccaminoso, proprio a causa di quelle stesse influenze per lo più religiose ma anche sociali che poi condannano l'aborto, volendo insomma botte piena e moglie ubriaca.
La realtà è che molti ragazzi iniziano a fare sesso già a 14-15 anni, e non importa filosofeggiare sul fatto che sia presto o tardi: ci sono delle conseguenze, fisiche e psichiche, gravi di cui bisogna parlare in tempo per prevenirle almeno in parte. Molte donne adulte non sanno nemmeno di avere due orifizi, uno per le urine e l'altro per mestruazioni-rapporti sessuali-parto! Come si può pensare che abbiano "consapevolezza" di come nascono i bambini quando non conoscono nemmeno il proprio corpo?

Una storia diversa è quella del libero arbitrio da riconoscere tanto alla donna che fa una scelta quanto ad un medico ed essere umano che ha fatto la propria.
Fermo restando che ogni elemento (religioso, etnico, ecc) ha pari dignità e va rispettato nella stessa maniera, se io faccio un certo mestiere e mi ritrovo d'avanti a qualcosa che è parte integrante del mestiere che ho scelto, ed in più lo espleto nel Servizio Sanitario Nazionale dove le Leggi dello Stato dovrebbero essere sovrane, dove i soldi sono pubblici e li paghiamo tutti noi cittadini, dove le regole non possono variare se mi trovo a Cagliari o ad Aosta, allora LI' io no, non posso accettare l'obiezione di coscienza, poiché è una scelta inerente la tua sfera privata che va a ledere ed intaccare il mio diritto di cittadino di uno Stato laico. Ecco perchè ritengo che un sanitario del pubblico NON PUO' E NON DEVE avere la possibilità di rifiutarsi: ha scelto il mestiere senza costrizioni ed ha scelto di farlo per lo Stato, e deve aderire alle sue Leggi, altrimenti può serenamente cambiare posto di lavoro, fare studio privato, ecc. Da qui la mia doppia provocazione sulla riduzione di stipendio, che mette alla prova la vera fedeltà ai propri principi, e della pigrizia: ovviamente ci sono molti obiettori che lo fanno veramente per coscienza, ma la gran parte di loro, ti assicuro, ha altri motivi (pigrizia, cliniche private, ecc).
Ti ringrazio ancora per il tuo interessantissimo punto di vista, riesci a sollevare questioni che arricchiscono un tema di grande complessità.