Elon Musk e SpaceX, tra genio e follia

in #scienze8 years ago (edited)

Pur con un giorno di ritardo, ci prendiamo una pausa dai nostri discorsi puramente biologici per rendere omaggio a quanto accaduto la sera di martedì 6 febbraio 2018, e a colui che lo ha reso possibile.

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Nella notte (italiana) tra martedì e mercoledì, infatti, l’azienda aerospaziale statunitense SpaceX ha finalmente lanciato con successo il suo prima Falcon Heavy: il razzo più potente mai costruito, comparabile solo con i Saturn delle missioni Apollo.
La grande innovazione introdotta da SpaceX non risiede comunque nelle pur eccellenti prestazioni di questo razzo, che non analizzeremo in questa sede, ma nella possibilità di essere quasi totalmente riutilizzato, caratteristica appartenuta fino ad ora solo allo Space Shuttle.
Questa forma di riciclaggio permette attualmente alla società di fornire servizi per la messa in orbita di satelliti e materiali a prezzi estremamente “ridotti” rispetto ai concorrenti.

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Prossima fermata… Marte!
Ebbene sì, Marte. Perché il grande significato intrinseco del successo di questa missione riguarda proprio il “pianeta rosso” e la sua futura colonizzazione.
Il lancio di martedì sera non è stato altro che una prova per verificare il corretto funzionamento del lanciatore che, nelle idee di Musk, dovrebbe portare l’uomo su Marte nel 2024. Il “pacco” portato dal Falcon Heavy era, in questo caso, una semplice (si fa per dire) Tesla Roadster che si sta attualmente dirigendo verso un’orbita eliocentrica che la porterà a sfiorare il pianeta rosso senza però incontrarlo.
Questo eccentrico test consentirà anche di valutare il corretto funzionamento dell’intero sistema nel superare alcune “barriere” che potrebbero danneggiare le apparecchiature, come la fascia di van Allen.

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Tutto liscio come l’olio, o quasi…
Come detto, il test è stato un successo: il payload è in viaggio verso la sua orbita, i due booster laterali sono atterrati in modo spettacolare sui dock di Cape Canaveral e il core del razzo… Beh, il core ha finito il carburante in fase di atterraggio ed è precipitato in mare, ma dovrebbe comunque essere recuperabile in buona parte.
Il secondo stadio, caricato con la Tesla, ha riacceso il proprio propulsore ed ha attraversato con successo la fascia di van Allen, dimostrando grande affidabilità e continuando a trasmettere il proprio segnale e le curiose immagini che riportiamo sotto.

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Ed ora?
La riuscita del test dimostra che la roadmap di Musk che prevede di portare l’uomo su Marte per il 2024 non è così assurda come molti sostengono. Il razzo è pronto e, a quanto pare, funziona bene; e al 2024 mancano ancora alcuni anni. SpaceX avrà tempo per sostenere altri test fino al 2022, quando sarà necessario sfruttare la prima finestra di lancio per Marte (si apre una finestra ogni due anni) per inviare il primo carico di materiali, per poi lanciare il primo equipaggio nel 2024.
Sfruttare queste finestre è indispensabile perché permettono di approcciare Marte nel momento in cui si avvicina alla Terra. Diversamente sarebbe necessario utilizzare molto più carburante.

Ma è davvero possibile?
È inutile nascondere che ci sono una quantità enorme di problemi da affrontare affinché tutto questo possa diventare realtà. Ma quello che fa ben sperare gli appassionati è che gli addetti ai lavori non sottovalutano affatto questi punti critici ma, al contrario, dimostrano ogni giorno di lavorarci sopra e di riuscire a superarli con successo. Banalmente, nessuno pensava che fosse possibile far “atterrare in piedi” un razzo su una piattaforma in mezzo al mare, e Musk ha dimostrato di poterlo fare.
Da un punto di vista puramente scientifico l’impresa è sicuramente ardua ma non impossibile.
Tralasciando gli aspetti ingegneristici, che non ci appartengono, vorremmo soffermarci su un requisito biologico di questa missione.
L’elemento fondamentale per rendere un pianeta come Marte abitabile è la creazione di un ecosistema autonomo e sostenibile. È infatti impensabile far dipendere una comunità marziana unicamente dai rifornimenti provenienti dalla terra, poiché un incidente casuale potrebbe compromettere l’intero progetto. Abbiamo detto che esiste una finestra di lancio ogni due anni; questo significa che perdere un razzo per un incidente si traduce nella mancanza di rifornimenti per quattro anni consecutivi.
Il tentativo di creare ecosistemi chiusi autosufficienti è già stato tentato qui sulla terra: la Columbia University ha realizzato la Biosfera 2, ossia una struttura completamente isolata dal mondo esterno dove i ricercatori hanno tentato di realizzare un ambiente autosufficiente. L’esperimento, a dire il vero, non è stato un grande successo ma risulta ormai datato.

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La leggenda vuole che i ricercatori chiusi all’interno della cupola siano riusciti a creare un varco nella parete da cui hanno poi introdotto cibi e bevande, invalidando completamente l’esperimento che mirava appunto a dimostrare l’autosufficienza del sistema.
Sembra inoltre che alcuni batteri abbiano sviluppato più anidride carbonica del previsto, saturando l’atmosfera interna causando, forse, la morte del responsabile del progetto.
Oggi abbiamo però molte più conoscenze di allora, e sarebbe bene pensare di rimettere in piedi il test per verificarne l’attuabilità.

Non sappiamo se e come Elon Musk e il suo team stiano affrontando la questione, ma il fondatore di SpaceX ci ha ormai “abituati bene”, e siamo certi che stia lavorando sul problema. Questo elemento non può essere sottovalutato!

Alla luce di quanto detto, pensate che SpaceX riuscirà a tagliare questo traguardo? Elon Musk è un genio ancora incompreso dai più, o un folle?
Noi crediamo che le due cose non possano essere separate così facilmente: essere dei geni implica portare con sé una buona dose di follia. E sì, pensiamo che Musk ce la farà.

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"Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante"
F. Nietzsche

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la Columbia University ha realizzato la Biosfera 2, ossia una struttura completamente isolata dal mondo esterno dove i ricercatori hanno tentato di realizzare un ambiente autosufficiente.

C'entra con Steve Bannon?

Sì, è stato il responsabile del secondo test, e probabilmente una delle cause che ne ha decretato il fallimento. Bannon era fondamentalmente un uomo della finanza, e come accade sempre quando si mette la scienza in mano all'economia è andato tutto a rotoli. Prima ha messo da parte gli aspetti scientifici a favore di quelli economici, e poi ha "minimizzato" su tutta una serie di rischi e criticità che hanno messo in pericolo la vita dei ricercatori.

Questi sono gli uomini "folli" che scrivono la Storia

Il 2024 mi sembra davvero troppo presto. E non credo un'azienda privata sia in grado di affrontare tutte le spese necessarie per tutta la ricerca che c'è ancora da fare. Se dovesse iniziare una seria collaborazione tra SpaceX e le maggiori agenzie spaziali nazionali (ESA, NASA, JAXA..) allora sarei decisamente più ottimista, ma ad oggi non vedo nemmeno i presupposti che dovrebbero portare a una cosa del genere. Il 2024 è dietro l'angolo.

Beh, ovviamente è una roadmap ambiziosa e non ci sono garanzie che possa essere rispettata. Ma non è la prima volta che Musk fa promesse apparentemente impossibili da mantenere senza poi disattenderle... A dicembre, per esempio, Tesla ha consegnato la più grande centrale elettrica a batterie del mondo in Australia a soli 100 giorni dalla firma del contratto, dopo aver promesso che in caso di ritardo avrebbe regalato l’intera opera.

Inoltre la collaborazione con la NASA è iniziata da tempo. La ISS viene regolarmente rifornita da SpaceX, e a breve dovrebbe essere abbandonata anche la Soyuz a favore della capsula Dragon proprio di Musk. Il governo americano stesso impiega i lanciatori di SpaceX per i proprio satelliti (anche militari, tipo Zuma).

Chissà, vogliamo essere fiduciosi!

un po' di pubblicità per accumulare soldi????
Non vedo cosi impossibile creare un ecosistema autosufficiente per l'uomo

Impossibile no di certo. Però nemmeno così semplice. La verità è che non conosciamo esattamente come interagiscono tra loro tutte le componenti di un ecosistema, quindi anche progettando un modello perfetto si rischia sempre di non considerare qualche elemento che alla lunga può rivelarsi fondamentale.
L'eccesso di anidride carbonica prodotta dai batteri nel secondo esperimento ne è un esempio.