Bretelle

in #writing4 years ago

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Era iniziato in sordina.
La sordina è un dispositivo applicabile su strumenti musicali a fiato o ad arco o a percussione per diminuirne l’intensità del suono o modificarne il timbro.
Bene. Era iniziato tutto con lieve intensità, quasi indecifrabile.
Tre mesi fa Cecilia, mia moglie, mi ha chiesto cosa volevo per il mio compleanno.
Io non ho esitato: “Voglio bretelle per i miei pantaloni, due paia di bretelle, un paio a righe verticali e un paio a fiori azzurri.”
Ho parlato, per niente stupito delle parole che mi uscivano di bocca. E anche dei dettagli: righe verticali e fiori azzurri.
Lo sguardo di Cecilia si è acceso di perplessità, penetrando attraverso il velo dei miei occhi diventati improvvisamente sparsi e vividi e spersi e/o sparpagliati.
La vedevo e non la vedevo. Quel poco che intravvedevo era una figura solcata da righe verticali con fiori azzurri svolazzanti.
“Si” ho insistito “due paia di bretelle.”
E ho fatto il fatidico gesto dei pollici infilati tra petto e bretella.
Ho spinto in avanti i pollici tendendo l’immaginario elastico di immaginarie bretelle a righe verticali o a fiori azzurri.
Questo gesto non mi ha più abbandonato.

Ormai fa parte della mia quotidianità comportamentale.
Lo faccio di notte, dormendo, inconsapevole, così mi riferisce Cecilia che sta attenta a non beccarsi negli occhi i miei pollici, perché ormai le bretelle le indosso anche di notte elegantemente applicate al pigiama.
Compio quel gesto sotto la doccia quando non indosso le bretelle per non rovinarle, sentendone la mancanza dopo pochi istanti. Lo compio al lavoro, dal panettiere, guardando la tv, accendendo una sigaretta, sulla metropolitana, dappertutto.

Ma posso condividere questa situazione iterativa compulsiva.
Siamo un milionequattrocentomilaottocentoventitre.

Cecilia mi ha regalato le bretelle, ma non mi è bastato: ora posseggo 352 paia di bretelle, tutte rigorosamente a righe verticali e con fiori azzurri in egual misura.
Nei primi giorni della bretella, un mattino ho avuto la rivelazione.
Ho visto una signorina che faceva lo stesso gesto.
E ho visto gli altri.
Alcuni privi di bretelle si agitavano in quel gesto a me così familiare, altri già le indossavano: bretelle a quadretti, a pois, a zig-zag, con figure di animali, oche, leonesse, ramarri, giraffe o con dipinti di Picasso, Modigliani ed Escher, con geroglifici egiziani, con segni inca, pupazzi alla Walt Disney o disegni da Mafalda, Charlie Brown o Wolverine, bretelle con scritti e citazioni, con righi musicali o formule chimiche o ricette da cucina.
Bretelle fatte di materiale trasparente, bretelle fatte in casa, bretelle del bisnonno, bretelle con inserti in cuoio, raso, seta, bambù e acciaio.

Abbiamo scoperto felicemente come sia creativo il mondo dei designer di bretelle.
Dopo tre settimane dall’inizio in sordina i governi hanno preso coscienza della pandemia.
E forse troppo tardi.
In Italia si è creata una task force per fronteggiare l’evento.
La gravità della situazione si è rivelata quando sono arrivate le prime morti.

Crepe nascoste si sono aperte nella tranquilla vita annegata nella bambagia di infantile memoria.

La Bretellite K 1 ha fatto le sue vittime.
L’elenco è lungo e doloroso: l’autista che lascia il volante per il gesto bretellico mentre sorpassa e si schianta contro un Tir ignaro, l’arrampicatore sul Cervino che lascia la presa e vola giù beato con la bretella amata, conducenti di risciò finiti in baratri di lavori in corso, manovratori di gru che abbandonano i comandi abbattendo impalcature, un domatore di leoni che lascia la frusta per la bretella.
L’elenco è senza fine

E disagi incontenibili in ogni campo della vita, a cascata.
Per tutti basti quel che è successo in Borsa. Durante le trattazioni i gesti ripetuti da broker malati hanno fatto crollare azioni e portato multinazionali sull’orlo del fallimento.
La task force ha coinvolto medici, psicanalisti, virologi, stilisti di moda, epidemiologi, antropologi, interiors architects, microbiologi, estetisti esperti in manicure, sociologi, ortopedici, mimi, internauti, clown, rappers profetici, chimici e contadini brasiliani dediti all’estrazione della gomma.
I primi provvedimenti sono stati presi imponendo ai soggetti affetti da Bretellite K1 la chiusura in casa, in garage o in cantina. Per i più gravi sono stati imposti domiciliari nel guardaroba della camera da letto.

Poi si è cercato il paziente zero per capire da dove veniva il virus o la sindrome o la deviazione comportamentale.

In Italia il paziente zero è stato individuato in un collezionista di fumetti amante di Tiramolla e Mister Fantastic dei Fantastici Quattro. In Francia un modello proveniente dalla sfilata Fashion Men Off di Parigi, negli Stati Uniti il paziente zero è stato individuato in Arkansas, è un appassionato di Bungee Jumping. In Israele è un giovane costruttore di fionde.

I primi studi hanno optato per una falla nel sistema psichico, con trasmissione telepatica a distanza e ipotizzato tracce primordiali di voli con liana
pre-neanderthalaiani, seguendo la teoria junghiana che teorizza la sopravvivenza di idee archetipiche negli strati subconsci ancestrali della mente umana.
I sociologi hanno parlato di concomitante suggestione di massa. I chimici insieme ai virologi hanno analizzato le sostanze contenute negli elastici delle mutande dei pazienti zero e finalmente c’è stata un po’ di luce.

Hanno individuato un virus della gomma derivato da un parassita imparentato agli acari dei materassi e ai tarli dei mobili quattro stagioni. L’insieme di questi microesseri unito a particelle di escrementi di gibboni ha dato vita al virus longilineo che è stato chiamato Bretella Alfa.
L’OMS ha preso decisioni drastiche, condivise da tutti gli stati: isolare i malati trasferendoli su isole disabitate.

Io ora vivo sull’Isola di Montecristo, nel Tirreno, insieme ad altri trentotto compagni di virus.
Viviamo serenamente anche se in continua tensione personale.
Confrontiamo le bretelle, scambiamo le doppie, facciamo cenette simpatiche, organizziamo passerelle di moda, inventiamo giochi di società quali il tiro della bretella e Bretellopoli sulla falsa linea di Monopoli.

Veniamo riforniti periodicamente di cibo e bretelle secondo i gusti di ciascuno.
Si guarisce anche, ma lentamente e sporadicamente.
Le migliori cure sono di varia natura e non efficaci per tutti: calmanti ingeriti al mattino mentre si indossa una cintura (la cintura è una sofferenza), sostituzione una volta alla settimana delle bretelle elastiche con bretelle di legno, colla messa sui pollici, medicinali per la cura dell’otite che pare dia dei buoni risultati su alcuni e poi ipnosi e autoipnosi.
Non sono triste.
**Noi bretellati siamo diventati consapevoli, una lampadina si è accesa.
L’umanità aveva bisogno di una pausa dalla sua perdizione.
Abbiamo bisogno di concentrarci su una sola cosa elastica.
Abbiamo bisogno di fuggire dalla molteplicità che richiede un’elasticità superpotente straziante.
L’umanità aveva bisogno di implodere nell’elasticità in sé.
L’elasticità polverizzata richiesta da una modernità aggressiva e spietata si è consunstanziata nella semplicità della bretella.

E dalla bretella si ripartirà.**

Sbarandelli 042 bis.jpg

I disegni sono dell'autore

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A parte la bella storia completamente crazy mi piacciono molto i tuoi disegni! Sono super espressivi!!!! E mi hai ricordato uno dei miei grafici preferiti dell' assicurazione Mobiliar Versicherung....tipo questo:

Mobiliar2.JPG

Mobiliar.JPG

Ce n' erano un monte di questi disegni attaccati sui cartelloni pubblicitari in tutta la Svizzera, e ti regalavano un sorriso quando aspettavi il treno o il bus 😂