Landnámabók - Il Libro dell'Insediamento

in #writing5 years ago (edited)

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"Il sangue scorreva a fiumi a Rivedal, in Norvegia, in quel tremendo anno 874 dopo Cristo.

E Cristo sicuramente si metteva le mani fra i capelli e versava lacrime tristi vedendo lo scempio che si faceva di uomini, donne e bambini.
La faida in quel territorio di potenti Vichinghi durava da cinque cruenti anni.
In quel giorno di marzo il tempo era buono, il mare era calmo, l’orizzonte era un mondo aperto.

E dunque in siffatto momento il capotribù Ingolfr Arnarson aveva preso la decisione fatidica.

Nei giorni precedenti aveva preparato tutto, avvertito i suoi fedeli, allertato la sua famiglia o meglio quello che restava della sua famiglia.
Aveva perduto la moglie, un figlio e cinque cugini.
E tanti amici.
Basta.
Salirono nella notte sulla loro grande nave.
Insieme a Ingolfr c’era il suo fido compagno d’avventure Hjörleifur Hródmarsson.
Erano Vichinghi e non avevano paura del futuro. Non avevano paura di niente.

Ingolfr aveva sentito la storia di un’isola nel mezzo del Grande Mare.

Il viaggio fu tranquillo. Quel viaggio fu tormentato solo dal ricordo dei cari perduti, dalla malinconia della terra natia abbandonata.
Ma quando la nuova terra fu avvistata ogni ombra se ne fuggì e fu il momento della rinascita.
Di fronte a Ingolfr c’erano le sponde sconosciute dell’isola prescelta.
Dove fondare il nuovo popolo, il nuovo regno?
Ingolfr chiamò i suoi soldati.
“Staccate le colonne del mio trono e gettatele nel mare. Dove le colonne arriveranno, galleggiando su queste onde ospitali, quella sarà la terra dove noi vivremo, dove la nostra nuova vita inizierà.”

Le colonne di legno del suo trono erano il simbolo della sua regalità, della sua autorità.
Le colonne vennero staccate e con un rituale silenzioso, vennero lasciate scivolare nell’acqua.
Poi la nave attraccò alla riva e i Vichinghi di Rivedal scesero a terra.

Quella terra è la nostra terra, l’Islanda, mio piccolo Asgautur.”

Il nonno prese per mano il nipotino e gli indicò la statua.

“Quello è Ingolfr Arnerson, il fondatore della nostra patria.”
La grande statua dominava, sulla collina di Arnarholl, la città di Reykjavik, la capitale.
“Nonno, ma come fai a sapere tutte queste cose?”
“E’ scritto tutto nell’antico manoscritto, il Landnámabók, il Libro dell’Insediamento, che arriva dal medioevo e che racconta la storia delle nostre radici.”
“Radici? ma noi siamo degli alberi?”
“No…cioè, forse un poco… siamo forti come alberi, siamo forti come gli antichi Vichinghi.”
“Cos’è il medicoevo?”
“Medioevo. E’ un tempo lontano lontano.”
“E chi c’era qua, nel medioavo?”
“Medioevo…qualcuno c’era…c’erano anche dei monaci cristiani, che sono scappati quando è arrivato Ingolfr, perché avevano paura di questi pagani.”
“Pagani?”
“Credevano in tanti dei, come Odino, Thor.”
“Thor, quello del martello! L’amico di Iron Man!”
“Insomma, Asgautur! Un po’ di rispetto!”
“Si, nonno. Ma quelle colonne di legno che navigavano? Dove sono arrivate?”
“Passarono tre anni prima di trovarle. Furono due schiavi a trovarle. E sai dove le trovarono?”
“Dove?”
“Proprio qua, nella tua città.”
“Ma dai! Proprio qua! Ma cosa sono gli schiavi?”
“Sono dei servi messi in catene.”
“Brutta cosa…”
“Già…ma allora era così che succedeva…i nemici vinti, diventavano schiavi, al servizio dei vincitori. Come nell’antica Roma, per esempio.”
“Roma?”
“Si, l’impero romano fu uno dei più grandi regni e aveva tanti schiavi.”
“Brutta cosa…”
“Già…per fortuna adesso non ci sono più schiavi…cioè…purtroppo da qualche parte nel mondo ce ne sono ancora.”
“Brutta cosa…”
“A proposito di schiavi, il manoscritto racconta che l’amico di Ingolfr, Hjörleifur Hródmarsson, fu ucciso da schiavi dell’Irlanda che lui maltrattava duramente.”
“Hanno fatto bene! Bravi!”
“Uccidere non è mai bello, Argautur!”
“Si, nonno.”
“Poi Ingolfr lo vendicò uccidendo gli schiavi.”
“Non so se mi piace questo Ingolfr…perché non buttiamo giù la statua e ne facciamo una per gli schiavi?”
“Argautur sei un bambino intelligente e saggio…ma questa è la storia della nostra Terra. E allora gli uomini erano sempre in guerra, scorreva sangue e la vita era dura.”
“E adesso?”
“Adesso…”
“Adesso? Non ci sono più le guerre?”
“…sai, Argautur, a Rivedal, in Norvegia, da dove è partito Ingolfr, c’è una statua come questa, per ricordarlo.”
“Nonno, andiamo a buttare giù anche quella statua?”
"Voi giovani volete sempre buttare giù tutto. Se stacchi le radici, l'albero crolla."
"Ma io semino un seme nuovo. La maestra ci ha insegnato come fare."

"Partecipazione a Theneverendingcontest n° 51*

Il disegno è dell'autore

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bel racconto...non so se lo hai appena iniziato...o mi perdo altre pari precedenti...

È un racconto brevissimo, autoconclusivo per il contest. Però mi dai lo spunto per continuarlo...non so se ho tempo. Grazie.