L'orto biologico

in Discovery-it4 years ago (edited)

Questo racconto è stato scritto per partecipare a Theneverendingcontest n° 91 S1-P9-I2 di @storychain sulla base delle indicazioni del vincitore precedente @kork75

Tema: La natura
Ambientazione: Discarica abusiva

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Pixabay License

L’orto biologico

Federico e i suoi amici erano dei grandi esploratori. Ogni pomeriggio, dopo la scuola, inforcavano le biciclette e via! verso nuove avventure, su spiagge dagli accessi impervi o boschetti in cima alle colline, tutto meritava una loro esplorazione, purché facessero ritorno a casa entro le sette e mezzo della sera. Quando qualcuno del gruppo si attardava troppo per raggiungerli al loro solito punto di incontro, perché doveva finire i compiti o i genitori lo trattenevano per qualche ragione, i ragazzi dovevano rinunciare ad allontanarsi, e allora andavano nel loro posto preferito: la vecchia discarica abusiva ormai abbandonata che si trovava proprio alle spalle del monastero dei Cappuccini della loro cittadina.

Quel posto era un favoloso luna park non solo perché nascondeva tesori che la gente, tanti anni prima, aveva buttato via e che Federico e i suoi amici trasformavano in perfetti accessori ai loro giochi, ma anche perché diventava essa stessa un meraviglioso campo da gioco, ricchissimo di nascondigli, trincee, colline da scalare e fortezze da conquistare. La natura inoltre, con la forza che intrinsecamente possiede, si stava pian piano riappropriando di quel territorio deturpato, ricoprendone la superficie di edera ed erbacce che costituivano per i ragazzi altri spunti per i loro divertimenti.

Quell’afoso pomeriggio di fine giugno era proprio uno di quei giorni in cui, per il troppo caldo, nessuno aveva voglia di lunghe e faticose pedalate, per cui i ragazzi avevano optato per la discarica abbandonata. Un semplice nascondino sembrò per tutti il gioco meno faticoso e Martina fu la prima a mettersi a contare mentre gli altri si nascondevano. Mentre Federico correva come un furetto alla ricerca di un nascondiglio, si imbatté in una piccola intercapedine dietro il manto d’edera che ricopriva il muro di cinta del convento cappuccino, ed in quella breccia decise di posizionarsi, in attesa del momento giusto per saltar fuori e fare il “libera tutti”. Adagio mise un piede dietro l’edera, avendo cura di non strapparne i fili per non lasciare indizi del proprio passaggio, poi con la mano tastò il muro ed infine, contorcendosi fra le foglie, si fece largo delicatamente nella breccia. Quale fu la sua sorpresa nel ritrovarsi dentro a quello che sembrava un grande orto! Emozionato, corse fuori chiamando tutti a raccolta: <<Martina! Daniele! Alessio! Luana! Presto venite!>>. I ragazzini accorsero dopo un attimo di titubanza, temendo che si trattasse di un trucco per far vincere Martina, per la quale Federico, come tutti sapevano, aveva un debole. <<Venite, presto!>> gridava Federico, <<guardate cosa ho trovato!>>. Uno ad uno gli amici lasciarono i propri nascondigli e si diressero verso la voce di Federico, che li chiamava da un lato dove non andavano spesso. <<Un passaggio segreto! Guardate!>> gridava ancora, eccitatissimo, Federico. <<Wow! E dove porta?>> Chiese Martina, affascinata. <<Sciocca, dove vuoi che porti? Al convento, no?!>> La rimbeccò Luana, che era la più sveglia di tutti. <<Questa storia non mi piace, andiamo via.>> Li ammonì Alessio, il più pauroso. <<Ma che dici! Dobbiamo subito esplorare questo posto!>> Rispose eccitato Daniele, pronto già a passare dall’altra parte. <<Certo, ragazzi, dobbiamo assolutamente andare dall’altra parte e vedere cosa c’è, chissà quanti nuovi tesori potremmo scoprire!>> Decretò Federico. <<Seguitemi!>> disse, e facendo un cenno con la mano scomparve dentro la breccia nel muro, risucchiato dall’edera i cui tralci stavano lentamente sgretolando le pareti che separavano la discarica dal convento e avevano creato quell’apertura.

I quattro ragazzi si guardarono fra loro, attoniti. Poi Daniele scrollò le spalle, coi palmi delle mani rivolti in su, e seguì le orme dell’amico. Fu quindi la volta di Martina, ed infine anche Luana e Alessio si convinsero ad andare. Una volta dall’altro lato si ritrovarono in un orto grande e ben curato, dove si alternavano aree di ortaggi e alberi da frutto. Camminarono per un po’ rasenti al muro per evitare di passare sul terreno e rovinare le coltivazioni, finché finalmente trovarono un piccolo sentiero che si immetteva fra gli alberelli e la vigna, fino ad un pozzo, che probabilmente veniva utilizzato per annaffiare quelle coltivazioni. Ad un tratto, però, sentirono avvicinarsi delle voci: la breccia era troppo lontana da raggiungere e le voci venivano proprio da un punto che si trovava a metà fra loro e il passaggio nel muro, rendendo ormai impossibile il ritorno a quel punto. Federico, allora, che fra tutti era quello col sangue più freddo, impedì il panico negli amici e li fece accucciare dietro il pozzo, intimando il silenzio. Sbirciando dal loro nascondiglio, riuscirono a vedere che due frati, uno molto giovane e uno di mezza età, si avvicinavano al pozzo soffermandosi a guardare le coltivazioni e parlando fra loro dell’orto. Il frate più anziano spiegava molte cose al confratello più giovane, mostrandogli frutti e ortaggi, attrezzi da lavoro, sacchi di concime, e raccomandando il massimo rispetto per la stagionalità dei loro prodotti.
I due frati si facevano sempre più vicini al pozzo, e i cuori dei ragazzi battevano all’impazzata per la paura di essere scoperti. Alessio implorava Federico con gli occhi e coi gesti di venir fuori, raccontare l’accaduto e cavarsela con una ramanzina, ma Federico aggrottava le sopracciglia e faceva cenno di no con la testa, portandosi un dito alle labbra. Quando furono arrivati alla fine del sentiero, i due frati si fermarono in prossimità del pozzo e i ragazzi poterono sentire chiaramente la loro conversazione. <<Quindi, questo è l’orto di levante, quello destinato alla produzione e alla vendita di prodotti biologici?>> chiedeva il frate più giovane. <<Esatto, mio caro fratello, e vedrai quanto sono ricercati i nostri prodotti, nonostante i prezzi doppi o tripli che applichiamo per il semplice appellativo di “biologico” che le nostre verdure hanno. La domenica la gente viene da ogni dove direttamente qui al convento per comprare questa roba, non dobbiamo neanche scomodarci a portarla noi in paese o al mercato: non resta mai nulla.>> Spiegava il frate più grande, che certamente viveva al convento da parecchio. <<Ma noi al convento non mangiamo mai i prodotti di quest’orto, perché utilizziamo quelli del giardino di ponente. Devi sapere che proprio qui accanto, dietro questo muro di cinta, sussiste una discarica abusiva, ormai abbandonata, ma che col suo accumulo di rifiuti ammorba l’aria e avvelena il terreno, inquinandone anche i suoi frutti.>>. Con tono di sincero stupore il giovane frate replicò allora: <<Ma fratello Giovanni, questa non è una truffa? Così potremmo creare un danno alla salute di chi compra in buona fede un prodotto che ritiene genuino!>>. <<La si potrebbe vedere così,>> rispose allora fra’ Giovanni stizzito, <<oppure si può pensare che questa sia in realtà la punizione di Dio agli uomini che inquinano il creato. D’altro canto,>> aggiunse il frate girando i tacchi e iniziando ad allontanarsi dal pozzo, seguito dal confratello, <<la discarica è abusiva, sulla carta non c’è, e per questo nessuno si prenderà mai la briga di bonificare quel terreno. Un giorno la natura farà il suo corso e se ne riapproprierà, ma ad oggi le leggi degli uomini stabiliscono che è abusiva, e qui da noi ciò che è abusivo non esiste!>>.

Quando le voci dei due frati si fecero così lontane da diventare indistinte i ragazzi smisero di trattenere il fiato e tirarono un sospiro di sollievo. Aspettarono altri dieci minuti prima di iniziare a bisbigliare fra loro, dirigendosi di nuovo, lentamente, verso il passaggio segreto per la discarica.
Una volta fuori dall’orto del convento si gettarono a terra per riprendere fiato e smaltire la scarica di adrenalina. <<Che facciamo adesso?>> chiese Daniele guardando Federico. <<Dobbiamo dirlo a tutti!>> diceva Martina quasi piangendo <<i miei genitori vanno molto spesso a comprare le verdure dei frati, e mi costringono pure a mangiarle dicendo che fanno bene! E invece loro ci avvelenano!>> strillava la ragazzina emettendo degli strani gridolini. <<Calma ragazzi, dobbiamo organizzarci bene sul da farsi, studiare un piano, e oggi siamo troppo impauriti per pensare a qualcosa. Ne riparliamo con calma domani, adesso andiamocene a casa.>> affermò saggiamente Luana. Federico ribolliva di rabbia: anche lui aveva mangiato quelle “deliziose verdure biologiche” dei buoni frati cappuccini. Doveva fargliela pagare, dovevano smascherarli. Ma Luana aveva ragione: erano ormai quasi le sette e dovevano far rientro a casa. Ci avrebbero pensato bene e l’indomani avrebbero organizzato la loro offensiva. Questa sì che sarebbe stata una grande avventura!

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