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RE: Libertà di scelta ed obiezione di coscienza

in #life5 years ago

Se da un lato sono concorde con il tuo ragionamento sul fatto che debba essere data possibilità di scelta, dall'altro ti dico che bisogna anche evitare che le persone si approfittino della cosa facendo così "una selezione della specie". Definizione brutta, lo so, ma per chi passa dai vari studi ginecologici durante una gravidanza ne sente davvero di tutti i tipi.
Io, o meglio noi, abbiamo affrontato il discorso "e se ci fossero problemi andiamo in fondo?"... ti racconto la mia storia...
Scopro di essere incinta... gravidanza ben accolta, non cercata troppo, ma nemmeno evitata. Iniziamo la procedura burocratica per analisi, esami ecc ecc. L'ostetrica che ci fa il libretto per la gravidanza ci parla del Duo Test. Test per cercare statisticamente eventuali problemi (analisi di 3 trisomie per: sindrome di down 21, 13 e 18 che praticamente portano alla morte poco dopo la nascita) a basso costo. Accettiamo di farlo. Prelievo di sangue, ecografia e risultati... Beh oltre il 50% di possibilità che il feto avesse tutte e tre le trisomie e malformazioni. Nemmeno il tempo di capire che significa e, con faccia molto grave e preoccupata il dottore ci manda dalla genetista per approfondire le indagini.
Ti puoi immaginare il nostro stato d'animo... ed i mille pensieri. Entrambi quarantenni, primo figlio e non pronti ad affrontare una grave malattia o peggio per chi da poche settimane (12 per l'esattezza) era entrato nella nostra vita.
Genetista molto brava e carina che ci spiega tutto e ci invita a fare un esame, la villocentesi. In pratica ti infilano un grosso ago nella pancia e prelevano campioni dall'utero. Analisi che, se non fatta adeguatamente e da persone capaci, può portare all'aborto.
Ci guardiamo... oltre 50% di possibilità che non sia sano... rischiamo! Facciamo l'esame.
Mi presento all'appuntamento ed il dottore che fa l'esame, che scopro in seguito essere un obbiettore di coscienza, mi fa: "Perchè vuole fare questo esame?", risposta.. "Il risultato del Duo test era negativo per tutte le trisomie ed età sopra 35 anni". Mi guarda e con una grazia che so essere caratteriale suo mi fa "Ovvio che è negativo, è grassa!"
Facciamo il prelievo e inizia la fase di terrore... un mese ad attendere una telefonata... una mail... una lettera... Alla fine il risultato ha dato valori buoni ed è nato un mostriciattolo biondo parecchio, ma parecchio stronzo!
Sempre durante questa gravidanza, ho scoperto che ci sono stati genitori che hanno chiesto interruzione di gravidanza perchè dall'ecografia non si vedeva un ditino della mano. Io dalla mia a volte nemmeno riuscivo a capire quale era la mano!

Concludendo... quindi si, non devi ostacolare le interruzioni di gravidanza a quello donne che lo chiedono, ma si, devi prima fare un percorso psicologico per capire se si è consapevoli di quello che si fa e di cosa significa davvero farlo.
Non è questione di religione o poca voglia di lavorare, ma semplicemente di evitare che l'aborto diventi un metodo di contraccezione come la pillola o il preservativo.

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Innanzi tutto ti ringrazio per aver dedicato il tuo tempo a scrivere un commento che arricchisce la nostra discussione non solo di un nuovo punto di vista, ma anche della tua preziosa esperienza personale di donna e madre.
Credo che in ciò di cui parli vadano separati numerosi elementi:

  • L'aborto di una gravidanza indesiderata (in Italia entro i 49 giorni, ovvero il secondo mese, caso unico rispetto al resto del mondo dove è prevista la possibilità di abortire fino al 63° giorno) previsto secondo la Legge quando la gravidanza potrebbe avere gravi conseguenze fisiche e/o psichiche sulla madre (se non ricordo male la dicitura recita all'incirca così);
  • La possibilità di effettuare test di screening prenatali che agiscono prevalentemente a livello statistico;
  • L'aborto terapeutico in caso di malformazioni (fattibile, se non ricordo male, fino al quinto mese di gravidanza);
  • Le difficoltà e la paura di diventare genitore.

Riguardo al primo punto, non stiamo parlando di malformazioni o diritti del feto, che è potenzialmente sanissimo, stiamo parlando del diritto di una donna di scegliere se avere un figlio o no. Spesso vi ricorrono ragazzine incaute ed ignoranti, molto giovani, che di contraccezione, riproduzione e persino di apparato riproduttore femminile ne sanno meno di niente. Altre volte "l'indesiderato" arriva nel posto e nel momento sbagliato, o durante cure farmacologiche teratogene (vedi le banalissime cure per l'acne). L'aborto, ovviamente, NON PUO' E NON DEVE diventare un mezzo di contraccezione. Siamo d'accordo. Possiamo incrementare quindi le campagne informative sulla contraccezione preventiva. Fantastico. Ciò non toglie però che chi te lo chiede ha il diritto di riceverlo, anche perchè spesso scopre la gravidanza a mala pena nel tempo limite previsto dalla Legge, quindi bisogna agire, e non cincischiare. Tanto più che l'iter non è per niente rapido, prevede passaggi dal consultorio o altro, se non ricordo male, dove spesso ti fanno solo perdere tempo non dandoti un vero supporto ma incriminandoti come un'assassina. Una diciottenne non ha certo bisogno di questo, nè di girovagare da un ospedale all'altro in cerca di un team non obiettore: le basta la traumatica esperienza che sta già vivendo.

Riguardo i test di screening prenatali, sono un validissimo ed utilissimo mezzo per conoscere, con un'accuratezza molto elevata, la possibilità di problemi al feto. Ci sono possibilità di errori, possibilità di errori di interpretazione, possibilità che chi ti legge il test non sia sufficientemente preparato. Ok. Ma i test non sono altro che uno strumento conoscitivo, un mezzo che effettua una fotografia della situazione. Come e se usare questo mezzo, lo decidi tu. Se ad esempio io non volessi abortire in nessun caso, sapere coi test che mio figlio avrà la spina bifida (=sedia a rotelle a vita) mi può aiutare a predisporre la casa per un portatore di handicap.

Infine, il terzo punto: quello che tu definisci "selezione della specie", ovvero l'aborto terapeutico legato a feti malformati. A me, sinceramente, sembra un motivo più che valido per abortire, e non solo per il bene dei genitori, che sarebbero condannati ad una vita di sacrifici per il nascituro, ma oserei dire anche rispetto alla vita della creatura che verrà al mondo, che si troverà "diverso" e "disagiato" in ogni caso, perchè la società non è fatta per accogliere chi non è "normale" ma "diversamente abile". La cosa più triste non è affrontare i primi anni, quando ci sono grinta, entusiasmo e forza, ma gli anni successivi, quando i genitori sanno che le forze diminuiscono, che magari un giorno non ci saranno più, e che nessuno può adeguatamente prendersi cura di un figlio che il più delle volte finirà istituzionalizzato. E i fratelli? Non dimentichiamoci che esiste anche il diritto degli altri figli di avere una vita normale, di non venire messi da parte sempre, perchè l'altro fratello ha bisogno. Non è facile crescere bene in una famiglia con un disabile in casa.
Ponderare bene le proprie scelte e prendere una decisione scevra degli indirizzi religiosi (che non forniscono alcun aiuto concreto) ma che tenga conto della realtà dei fatti: ecco in cosa dovrebbero davvero essere supportati dei genitori posti davanti ad una scelta simile.
Il mio discorso può sembrare freddo e razionale, ma di infelicità (dei figli e dei genitori) ed inettitudine (dei genitori) ce n'è tanta nel mondo, se se ne può risparmiare un po' che ben venga la "selezione". Non stiamo parlando del colore di occhi o capelli, ma di elementi che condizionano pesantemente una vita.

Detto ciò, nel mio post parlavo più che altro della scelta di abortire spesso ostacolata dalla scelta dell'obiezione di coscienza, che in un ambiente sanitario finanziato da soldi pubblici e garantito per legge, diventa un servizio che in maniera illecita viene a mancare, e spesso per pressappochismo o pigrizia, e non è giusto.

Ti ringrazio ancora per gli eccellenti spunti di riflessione ulteriore che hanno permesso un approfondimento del dibattito, anche se su un piano totalmente diverso.

Non mi fraintedere, sono d'accordissimo con te, ma a volte mi viene da fare l'avvocato del diavolo e penso che si debba avere la visione di più angolazioni prima di dare un giudizio.
Giustamente parli di libero arbitrio. Giustamente parli di legge e di sue applicazioni. Una donna di qualunque età ha il diritto di decidere, ma quante hanno la consapevolezza di quello che stanno facendo? Scusa, ma se una adolescente ha la consapevolezza di fare sesso allora deve averla anche per le conseguenze che porta. Nessuno ti vieta di partorire e non riconoscere il bambino, ma questa è un'altra storia.
Come riconosci ad una donna di avere libero arbitrio devi obbligatoriamente riconoscerlo al medico. Dare per scontato che sia pigrizia è non riconoscere ad entrambe le parti in causa il libero arbitrio.
Ciò che non ho mai capito è se un obiettore di coscienza effettua aborti terapeutici.
Il problema in questo caso è che alcuni genitori ricorrono alla scusa "terapeutico" per cose che non sono realmente invalidanti o che impediscono una vita dignitosa. Purtroppo l'ignoranza che dilaga sempre più porta all'esasperazione e all'eccesso. È questo che un ginecologo obiettore deve impedire, l'eccesso.

Come mio carattere ritengo che, purtroppo irrealizzabile, in questi casi la ragione stia in mezzo. Bisognerebbe mettersi nelle scarpe di tutti prima di dire chi ha ragione.

Aggiungo solo una cosa... per motivi terapeutici ti fanno andare molto avanti con la gravidanza e in quel caso l'aborto avviene inducendo il parto per espellere il feto. Riesci ad immaginare quanto sia traumatico? Anche un raschiamento a seguito di aborto spontaneo (che un obiettore di coscienza fa) è traumatico, chi non lo fa in questo caso allora fai bene a chiamarlo "di spalla tonda"

La ragione, sono convinta anche io, sta in mezzo, ma è anche vero che cambia di epoca in epoca.
Hai proprio ragione quando dici che molte adolescenti hanno una consapevolezza pari a zero (non parliamo della maturità), ma la sessualità è diversa. Intanto, l'accoppiamento è istinto naturale, altrimenti non ci sarebbero gravidanze se tutto dovesse partire dalla testa. E a quell'età l'istinto è una esperienza nuova e travolgente, poco domabile se non hai educazione, punti di riferimento saldi nel dare regole e princìpi ed anche un po' di serenità nell'ambiente in cui vivi. Inoltre la società ci bombarda con una forma malata di ipersessualità a tutti i costi che colpisce inevitabilmente i più fragili, come gli adolescenti.
Fare sesso e conoscerne le conseguenze non vanno, purtroppo, a braccetto.
Ecco perchè, esattamente come te, credo che la prevenzione nelle scuole e l'educazione sessuale vera, fatta da figure professionali adeguate, a partire già dal primo anno di superiori sia l'unica strada per ridurre gli aborti, che in una società sana dovrebbero essere un mezzo di emergenza una tantum e non la regola. Come ben sappiamo, purtroppo, questo non avviene, anzi spesso le parole pillola o preservativo sono dei veri e propri tabù, associati a qualcosa di negativo e peccaminoso, proprio a causa di quelle stesse influenze per lo più religiose ma anche sociali che poi condannano l'aborto, volendo insomma botte piena e moglie ubriaca.
La realtà è che molti ragazzi iniziano a fare sesso già a 14-15 anni, e non importa filosofeggiare sul fatto che sia presto o tardi: ci sono delle conseguenze, fisiche e psichiche, gravi di cui bisogna parlare in tempo per prevenirle almeno in parte. Molte donne adulte non sanno nemmeno di avere due orifizi, uno per le urine e l'altro per mestruazioni-rapporti sessuali-parto! Come si può pensare che abbiano "consapevolezza" di come nascono i bambini quando non conoscono nemmeno il proprio corpo?

Una storia diversa è quella del libero arbitrio da riconoscere tanto alla donna che fa una scelta quanto ad un medico ed essere umano che ha fatto la propria.
Fermo restando che ogni elemento (religioso, etnico, ecc) ha pari dignità e va rispettato nella stessa maniera, se io faccio un certo mestiere e mi ritrovo d'avanti a qualcosa che è parte integrante del mestiere che ho scelto, ed in più lo espleto nel Servizio Sanitario Nazionale dove le Leggi dello Stato dovrebbero essere sovrane, dove i soldi sono pubblici e li paghiamo tutti noi cittadini, dove le regole non possono variare se mi trovo a Cagliari o ad Aosta, allora LI' io no, non posso accettare l'obiezione di coscienza, poiché è una scelta inerente la tua sfera privata che va a ledere ed intaccare il mio diritto di cittadino di uno Stato laico. Ecco perchè ritengo che un sanitario del pubblico NON PUO' E NON DEVE avere la possibilità di rifiutarsi: ha scelto il mestiere senza costrizioni ed ha scelto di farlo per lo Stato, e deve aderire alle sue Leggi, altrimenti può serenamente cambiare posto di lavoro, fare studio privato, ecc. Da qui la mia doppia provocazione sulla riduzione di stipendio, che mette alla prova la vera fedeltà ai propri principi, e della pigrizia: ovviamente ci sono molti obiettori che lo fanno veramente per coscienza, ma la gran parte di loro, ti assicuro, ha altri motivi (pigrizia, cliniche private, ecc).
Ti ringrazio ancora per il tuo interessantissimo punto di vista, riesci a sollevare questioni che arricchiscono un tema di grande complessità.