Realtà bene o male pur di gran lunga migliore di quella piemontese, dove non si fallisce per mera mancanza di mentalità imprenditoriale, ma causa concorrenza cinese e asiatica in generale. E non perchè gli asiatici siano imprenditori necessariamente migliori, ma a causa dell'allora prefetto della mia città che aveva invitato i membri del suo partito o comunque chi di sua stretta conoscenza a boicottare il commercio italiano. Non scherzo. Un compagno di scuola indiano di mio marito (ti parlo di dieci anni fa, quando lui era venuto in Italia a prendersi cura di mia madre che se ne stava andando per il cancro e frequentava i corsi di italiano del comune) era stato sincero e gli aveva confessato che ai suoi connazionali era permesso aprire saltando paro paro le procedure amministrative. Inoltre ai cinesi (che nella mia città aprivano pure i bar e i ristoranti e non soltanto negozi di abbigliamento e accessori) è permesso tenere aperto di notte, di giorno, le domeniche, i festivi, insomma, dal primo di gennaio all'ultimo di dicembre. Mentre un negozio o bar italiano se non rispetta gli orari di apertura e chiusura è severamente sanzionato. È chiaro è lampante: chi mi dici che fattura di più e non fallisce mai? Il bar o negozio che sta aperto soltanto sette ore al giorno dal martedì al sabato o quello che sta aperto circa 24H (se non 25 al giorno) dal lunedì alla domenica e non chiude mai per ferie? Il bello è che di piemontesi coi prosciutti sugli occhi ne vedevo eccome, a non rendersi conto che i governi fino all'anno scorso remavano per distruggere l'imprenditoria italiana (pilotati da Bruxelles: al piano Kalergi ci credo eccome!). Quasi tutto il commercio della mia città è in mano ai cinesi da una ventina di anni e nell'alessandrino non se la passano molto meglio, già che in zona sono arrivati pure i parrucchieri cinesi. Che ovvio, non pagando le tasse (già: devi sapere che il commercio asiatico è esentasse o comunque imposte ridotte) e tenendo aperto ad infinitum ti possono chiedere soltanto 10 euro per taglio e piega (e infatti la mia migliore amica andava a tagliarsi i capelli dai cinesi). Ma come diavolo fa una parrucchiera italiana a prenderti soltanto dieci euro se ne paga settanta di sole tasse e deve rendere conto al fisco di ogni flacone di shampoo in più che compra? Questo me lo diceva la mia parrucchiera di allora (che stava contemplando l'idea di andare a vivere alle Canarie dove aprirci la sua attività, ma peccato che le Canarie, già inflazionate e strapopolate da un grande numero di italiani, non hanno più posto e gli abitanti hanno pure sviluppato antipatia proprio verso gli italiani, quindi oramai vanno bene al massimo per i pensionati). Ecco perchè ho votato e sempre voterò LEGA e FLI. Non arrivano all'altezza dei politici norvegesi (e non ci arriveranno mai), ma fossero stati al potere al posto del PD, non credo si sarebbe mai arrivati a tanto. Mi fa piacere comunque che almeno la Calabria si salvi da questo sfacelo: significa che non siete invasi dal commercio asiatico in maniera esponenziale come nel nord, dove perfino le vie storiche principali oramai sono cinesi. Occhio, che non ce l'ho con gli asiatici come popoli: ce l'ho con i politici che hanno fatto fallire l'economia italiana. È chiaro che pure noi al posto degli asiatici, se nei loro paesi i loro governi ci offrissero le condizioni che Bruxelles offre a loro, accetteremmo tanto quanto loro fanno in Italia. L'unico aspetto che non mi piace dei cinesi è soltanto quel loro senso di superiorità del cavolo, quella puzza sotto il naso che gli impedisce di integrarsi (nel senso che non stringono amicizia con i popoli che li ospitano: nessun altro popolo è altrettanto pieno di sè, nemmeno i coreani che pure sono loro vicini di casa e simili a loro) e quindi mostrando ingratitudine bella e buona. Mai visto un africano, un latino americano, un albanese o un filippino o un mediorientale/altra nazionalità che non stringe mai amicizie nei paesi ospitanti, anzi tutti questi qui addirittura si sposano con gente del posto, indistintamente uomini o donne che siano (tra gli africani e i mediorientali, soprattutto gli uomini), ma un cinese non si azzarda, se non qualche sparuta donna (l'unico uomo cinese a sposare una gringa che io sappia fu solo Bruce Lee...) che forse vuole svincolarsi dalla sua cultura.
You are viewing a single comment's thread from:
Beh Ti dico la verità questa cosa dell'orario non è proprio come dici Tu; funziona in realtà che in fase di apertura dell'attività basta indicare gli orari di apertura e chiusura al comune, oltretutto si possono cambiare in maniera abbastanza flessibile.
La differenza la fa il fatto che i cinesi sono abituati a lavorare 24 su 24 gli italiani di lavorare poca voglia hanno.
Per farti un esempio a Reggio Calabria i negozi cinesi vanno tantissimo, c'è stato un periodo in cui i negozi cinesi di Reggio Calabria erano di proprietà di italiani che semplicemente mettevano a lavorare dentro dei cinesi e acquistavano la roba direttamente dalla cina, su Alibaba è semplice acquistare stock di prodotti a prezzi bassissimi.
Oggi invece nella mia città i cinesi assumono gli italiani a lavorare nei loro negozi e, tra le altre cose, sono quelli che pagano meglio e puntuali e registrano.
Non sempre c'è da essere migliori o peggiori imprenditori, alla base di tutto c'è l'utilizzo dell'intelletto che a molti italiani è precluso, chi poi all'uso della materia grigia ci mette anche un po' di capacità imprenditoriale tira fuori degli imperi dalle proprie attività, questo a prescindere dalla nazionalità.
In Italia infatti si lamentano quelli che nella vita in realtà non sono riusciti a combinare un granché e allora partono con lo sport nazionale... la lamentela!
Se hai un piccolo negozio non puoi pensare di gestirlo oggi come facevi negli anni 90, a prescindere da tutti bisogna aggiornarsi, migliorarsi e puntare sempre a guadagnare di più; chi si è accontentato perché nei periodi buoni voleva dire guadagnare abbastanza bene oggi arranca perché l'abbastanza bene di una volta vuol dire povertà di oggi... chi invece ha puntato alla richezza, ha accumulato denaro e beni ha ingrandito le sue attività continua oggi ad essere benestante.
Un esempio, quando io e mia moglie stavamo a Roma il pachistano sotto casa aveva un bugicattolo, una piccola bottega; però ci lavorava da solo con il fratello e teneva aperto dalle sei del mattino fino alle undici di sera, praticamente tutto il quartiere soprattutto dopo le otto acquistava da lui; in periodo di pandemia il negozio accanto a lui ha chiuso, lui non ci ha pensato due volte lo ha preso e ha allargato la sua botteguccia che ormai è praticamente un minimarket, anche non troppo mini direi.
Morale della favola ora che abbiamo alle spalle la pandemia lui si ritrova con un'attività che gli porta guadagni per dieci volte quelli che aveva prima, continua a lavorarci lui con suo fratello e in più qualche altro membro della famiglia se serve e sta pure certa che se gli altri negozi vicino a lui chiuderanno continuerà ad ingrandirsi e da minimarket diverrà ipermercato fornito di tutto.
La sua furbata è tenere aperto fino alle undici, tutti quelli che abitano nella sua via se hanno necessità di una cazzatina la sera vanno da lui senza mettersi a chiamare glovo o ste minchiate qua, anche se il suoi prodotti sono leggermente più cari avendo prezzi da bottega è sempre meno care che pagare la consegna di glovo o srvizi simili... e lui fa i soldazzi.
A Reggio Calabria dopo una certa ora è tutto chiuso... il Lidl tiene aperto fino alle 22 e praticamente a Reggio Calabria il Lidl fa i miliardi e gli altri supermercati chiudono; una volta non serviva tenere aperto fino a tardi, oggi le cose sono cambiate e chi si è adattato continua a guadagnare e crescere.
Questo è ovviamente un mio modo di vedere e un mio pensiero, per come la vedo io chi in italia è poveraccio lo è perché lo vuol restare; le alternativer ci sono, non riesci a fare i soldi nel tuo paese, emigra come fanno tutti anche se, detto per inciso, chi ha delle qualità e un'intelligenza superiore alla media guadagna anche molto di più della media... ovviamente i meiocri guadagnao stipendi medi.
Credi che iopotrei campare con i soldi che guadagno dai lavori che esistono in questo stato di merda? Sarebbe davvero dura... però ancora oggi ho continuato a mantenere il lavoro e ne sto cercando altro visto che per raggiungere la vera libertà finanziaria devo riuscire a mettere e soprattutto investire parecchio.
Naturalmente mi sarei potuto accontentare di fare i lavoretti classici che ci sono qui, sopravvivere e, una volta disoccupato morire di fame insieme alla mia famiglia.
Fortunatamente mi ritengo molto sopra alla media e in passato ho lavorato proprio per superare periodi come questo in maniera serena e, prestissimo, non avrò totalmente il pensiero.
Ovviamente io non sono nemmeno un genio quindi, ciò che riesco a fare io, potrebbero farlo in molti forse tutti.... bisogna però fare sacrifici, io mi sono fatto una famiglia a 40 anni, nei 38 anni precedenti ho pensato a lavorare, guadagnare e risparmiare, a 25 anni mentre miei coetanei andavano in discoteca e si mbriacavano io facevo tre lavori, segretario di giorno, portiere di notte e nei fine settimana lavoraro ai concerti e, in tutto questo avevo anche il tempo per fare volontariato, ciò che semini raccogli dicono ;-)
Ah dimenticavo, io ho tanti amici cinesi... nei negozi mi fanno sempre gli sconti eh eh! ;-)
Meno male, sono contenta🐣. Dalle mie parti, sicuro che gli si era invece incollata addosso la cultura del basso Piemonte, dove la cerchia di amici la devi ereditare dai bisnonni tanto quanto i beni mobili e immobili o per loro puoi tranquillamente fare la vita di un orso polare:

Nemmeno in Brasile comunque si integrano. Non fanno amicizia con i latini che li ospitano.
Buone notizie quindi🐣. Per la questione orari, che tu sappia segue pure leggi comunali, a parte le linee guida nazionali della chiusura obbligatoria di un giorno a settimana, notturni e ferie di almeno 7 giorni all'anno? Come in Piemonte, supermercati e centri commerciali a parte, alle 19,30 spaccate qualsiasi vendita al minuto chiudeva senza se e senza ma e mia madre era al corrente della multabilità per pochi minuti di ritardo (però non avevo fatto caso che i timori di mia madre si riferivano a un'epoca in cui gli affari erano diversi, dato che ero bambina allora), timorosa del passare della municipale (aveva svariati amici commercianti al minuto), non avevo fatto appunto caso a possibili cambi nel tempo. C'è pure il fatto che in italiani dalla poca o nulla voglia di lavorare mi sarò imbattuta rarissimamente e si trattava proprio di mosche bianche. La quasi totalità delle mie amicizie e conoscenze si disponeva a fare qualsiasi cosa, pur di non restare disoccupato/a. Ma se avevi la sola terza media c'era poco e niente da fare (il titolo giusto che non ti lasciava mai a piedi era il diploma, purchè tecnico o comunque abilitante a qualche professione, quindi no liceo classico, no liceo scientifico e pure no ragioneria da quando per legge sono divenute obbligatorie pure laurea in economia o giurisprudenza, tirocinio biennale con tanto di p. IVA dal 2016 e esame di stato) così come se laureato, al di là di una scuola, ti tiravano fuori la solfa più falsa di Giuda del troppo qualificato, vatti a cercare un impiego all'altezza. Con la storia poi del boicottaggio del commercio italiano promosso dall'allora prefetto della mia città, c'era poco da fare. Che poi altrove la situazione sia migliore, ci credo (ci vuole davvero poco per vedere una situazione migliore del basso Piemonte).
Emigrare: è un invito che propongo volentieri, ma spezzo una lancia per chiunque davvero non può, avendoci genitori anzianotti e pieni di acciacchi. È successo a svariati amici miei, tra i quali pure una carissima amica, con una mamma che è pure vedova. La qual cosa capita molto più spesso di quanto possiamo pensare. Specialmente ora che le circostanze inducono (e d'altra parte è davvero da incoscienti metter su famiglia nei vent'anni senz'arte nè parte, da precari senz'altre risorse o peggio, da disoccupati) appunto a metter su famiglia molto più tardi di quanto facevano i nostri nonni e pure i nostri genitori (occhio: non è una critica perchè sono appunto oltremodo favorevole all'aspettare di essersi prima fatti una posizione). È dunque facilissimo negli anni più favorevoli per emigrare non potersi muovere perchè a 25 o 30 anni hai un genitore ultrasettantenne, anche ottantenne, che non se la passa per niente bene in fatto di salute. E date le diatribe familiari italiane (che appunto asiatici e mediorentali spesso disconoscono), sempre e quando non si tratti di figli unici e dunque niente zii, spesso questi genitori non hanno altri familiari sui quali contare all'infuori dei figli. E questi ultimi ce l'avranno il coraggio di emigrare?
Beh diciamo che negli anni 80/90 era diverso, ricordo anche io che quando ero bambino la domenica era tutto chiuso, volenti o nolenti!
In realtà le cose sono un po' cambiate; la cosa che bisogna garantire è il giorno di riposo per i dipendenti ed una turnazione che permetta di fare le giuste ore; quindi se hai abbastanza dipendenti per coprire le 24 ore e garantire loro i diritti che gli spettano puoi anche tenere aperto h24, previa comunicazione.
A Reggio Calabria ad esempio di bar aperti H24 sette giorni su sette è pieno, e anche quelli che chiudono di solito lo fanno per poche ore, diciamo tra le tre e le cinque del mattino, in inverno ovviamente molti lavorano meno perché avrebbe poco senso tenere aperto sempre, però anche durante la stagione fredda ci sono alcune caffetterie che tengono aperto tutta la notte tutti i giorni della settimana.
Capisco che a volte non si possa emigrare, resta comunque anche quello un discorso di scelte; si decide di sacrificarsi per stare con un genitore che magari ha bisogno di noi, anche quella è una scelta però se è obbligatoria trovare un modo per vivere dignitosamente diventa imperativo.
In ogni caso ormai i giovani emigrano già a 20 anni giusto per non saper ne leggere ne scrivere, io mi auguro che nostro figlio non sia costretto a farlo e possa decidere lui perché economicamente non avrà questa necessità; una cosa che pensavo proprio l'altro giorno è che dovrò insegnargli a scegliere per la sua vita, so che è brutto a dirsi ma, quando sarà il momento che scelga per il suo bene, io e Reny ce la caveremo e se saremo vecchi decrepiti e malati ce ne andremo in casa di cura... non potrei mai chiedere a mio figlio di sacrificare la sua vita specialmente nella parte migliore per accudire noi; non potrei ne mai lo vorrei.
Per il resto cosa dire non so se ci vuole caraggio, indifferenza, insensibilità , quello che so è che come sempre si tratta di scelte bisogna farla e portarne il peso delle conseguenze.
Se scelgo di restare per accudire un familiare so che forse sacrificherò qualcosa e devo accettarlo, avendo già questo punto di partenza lavorerò per costruirmi una situazione che mi permetta di vivere degnamente anche nel mio paese... in fondo di persone che raggiungono la libertà finanziaria ne esistono abbastanza anche in Italia.
Come sempre bisogna avere il giusto piano ed attuarlo nei giusti tempi e con il giusto impegno ;-)
!PGM
BUY AND STAKE THE PGM TO SEND A LOT OF TOKENS!
The tokens that the command sends are: 0.1 PGM-0.1 LVL-0.1 THGAMING-0.05 DEC-15 SBT-1 STARBITS-[0.00000001 BTC (SWAP.BTC) only if you have 2500 PGM in stake or more ]
5000 PGM IN STAKE = 2x rewards!
Discord
Support the curation account @ pgm-curator with a delegation 10 HP - 50 HP - 100 HP - 500 HP - 1000 HP
Get potential votes from @ pgm-curator by paying in PGM, here is a guide
I'm a bot, if you want a hand ask @ zottone444
Amico mio, che dire...tu e Reny siete genitori coraggiosi e tanto di cappello per voi. Nel nord, comunque, quando non sono i tuoi stessi genitori a farti sentire l'essere più meschino della faccia della terra, ci pensavano i parenti e i conoscenti. Ti assicuro che dalle mie parti capitavano pure quei genitori che non accettavano nè di tondo nè di quadro la fidanzata del figlio perchè glielo portava via e il pargolo di 40 anni, anche 45, era troppo piccolo per pensare di abbandonare la minestra della mamma, guarda, ti sei perso tutti i casi da ricovero per non aver vissuto in Piemonte:
Ti dirò che la mia dose di critiche per aver sposato un brasiliano (e quindi in potenziale abbandono della casa paterna per l'oltreoceano) me l'ero prese dalla segretaria (poi licenziata) del mio dominus la quale non aveva neppure voce in capitolo per metterci il becco, dato che non era neppure mia cugina (quando mi ero fidanzata, stavo svolgendo la pratica forense). Nello stesso periodo, una carissima amica che aveva vissuto per tutta la vita con un papà affetto da una disabilità alquanto invalidante, aveva preso la decisione di sposarsi dopo aver tirato il fidanzamento alle lunghe perchè anche la mamma era diventata disabile, ancor più gravemente del padre, perchè colpita da tre ictus in breve lasso di tempo. La povera donna, anch'essa una cara amica di mia madre (si erano ritrovate ricoverate pure nella stessa RSA nello stesso periodo) s'era ridotta paralizzata dal collo in giù e avendo perso pure l'uso della parola. Aggravandosi la disabilità del padre, stessa RSA pure per lui. La famiglia viveva in una casa popolare che il comune s'era ripresa. Date le condizioni, la madre stava gratis, a spese del comune in RSA e la pensione del padre se ne andava tutta per il suo ricovero. La mia amica aveva dovuto (per forza di cose) licenziarsi dal lavoro per fare da care giver prima del ricovero dei genitori, ma poi dove andava, sotto i ponti? L'unico sostentamento della famiglia era la pensione del papà, di cui lei ovviamente non poteva più usufruire, una volta lui ricoverato vita natural durante. Non avevano nessun bene materiale, ma solo debiti, prima della casa popolare. Il fidanzato della mia amica viveva in una regione distante e l'unico tetto sulla testa per lei era la casa della suocera (perchè oramai lei era senza lavoro e pure il fidanzato). Ma la decisione di sposarsi e andare a vivere fuori regione fu alvo di critiche più pesanti di quelle che m'ero prese. L'unica alternativa della mia amica, peraltro figlia unica, sarebbe stata quella di non sposarsi e vivere da uno zio, condividendo gli spazi con una cugina tossicodipendente, ma i parenti non ne vollero sapere, scegliendo di giudicarla impietosamente.